La credibile eredità di Santa Brigida di Svezia

 

Omelia per la Celebrazione Ecumenica dei Vespri
in occasione del 650.mo anniversario del Pio Transito di Santa Brigida di Svezia
nella Basilica Vaticana

 

10 ottobre 2023

 

I santi rappresentano le risposte di Dio alle domande che poniamo noi uomini. E sono senza dubbio i migliori esegeti della Parola di Dio, perché non solo se ne occupano con il pensiero, ma la testimoniano anche con la vita. Ciò è particolarmente vero per la vita di santa Brigida di Svezia, di cui commemoriamo oggi il Pio Transito avvenuto 650 anni fa. La sua vita è probabilmente il miglior commento esegetico alla lettura odierna della lettera ai romani, in cui Paolo ci indica cosa significa vivere secondo lo Spirito di Dio.

 

Una vita nel segno dell’amore

Innanzitutto Paolo menziona l’amore, che dovrebbe essere scevro di ipocrisia. Naturalmente, tale amore è possibile solo se prima lasciamo che l’amore ci venga donato, ovvero che ci venga donato da Dio stesso, che è il nostro Salvatore. Di fatti, noi uomini possiamo essere salvati solo attraverso l’amore: essere salvati significa essere amati. Ecco dunque il motivo più profondo per cui amore e salvezza sono parole chiave nella vita di santa Brigida, come emerge soprattutto dal suo Pio Transito. Quando lasciò per sempre la Svezia nel 1349 per compiere il suo pellegrinaggio a Roma, Brigida era mossa dal desiderio di ottenere dal Papa l’approvazione della regola dell’ordine che intendeva fondare e che volle intitolare al Santissimo Salvatore. Coltivava infatti una profonda venerazione per il Salvatore, che vedeva soprattutto nel Gesù crocifisso, e che amava senza alcuna ipocrisia, come testimonia ancora oggi il motto dell’Ordine di Santa Brigida: “Amor meus cucifixus est.”

Questo amore per Gesù, il Salvatore, e soprattutto l’amore da lui ricevuto Brigida lo visse in varie forme, e inizialmente nella condizione cristiana di vita matrimoniale. Anche se lei avrebbe preferito la vita monastica, si sposò all’età di tredici anni per desiderio dei genitori e rimase sposata per 28 anni, fino alla morte del marito Ulf. Da questo matrimonio nacquero otto figli, di cui una, Karin, è anch’essa venerata come santa. Brigida si occupò con grande dedizione dell’educazione dei figli e si prese cura della famiglia, tanto da esemplificare in modo assolutamente credibile quella che il Concilio Vaticano Secondo ha definito la “chiesa domestica”, nella convinzione che la vita cristiana debba fondarsi sulla famiglia e che la Chiesa universale possa veramente vivere e crescere solo se è edificata e sostenuta dalle varie chiese domestiche. Insieme al marito, Brigida adottò la regola del Terz’Ordine francescano e, in questo spirito, svolse generose opere di carità, fondando persino un ospedale.

Dopo la morte del marito, decise di non risposarsi, per conformare la sua vita allo stato cristiano di vedovanza e per unirsi così ancora più profondamente al Signore crocifisso mediante la preghiera, la penitenza e le opere di carità. Dopo aver distribuito tutti i suoi beni ai poveri, si ritirò nel monastero cistercense di Alvastra, dove iniziarono le rivelazioni che l’accompagnarono per tutta la vita e che dettò al suo confessore. Nei doni dello Spirito che ella ricevette, Brigida ravvisò il dono di un amore del Signore particolarmente grande verso di lei e allo stesso tempo un veemente invito ad amare il Signore, come esprimono le parole del Signore nel primo libro delle “Rivelazioni”: “Ma tu, figlia mia da me scelta... amami con tutto il cuore... più di ogni altra cosa al mondo.”[1]

 

The Crucified Love of the Saviour

In her “Revelations,” Bridget shows a special devotion to the Passion of Jesus Christ, which she describes with very realistic details because she contemplates in Christ’s suffering the infinite love of the Saviour for us human beings. She places these words on the lips of the Saviour to express his love: “O my friends, I love these sheep so dearly that, if it were possible for me to suffer such a death for each sheep as I once suffered on the cross for all of them, I would rather redeem them than want to lose them.”[2] The Passion of Christ as an expression of his boundless love is the focus of St. Bridget’s meditation and represents the innermost kernel of her spirituality; therefore we should dwell on it for a while.

By immersing herself completely in the mystery of the cross, Bridget made it clear to us Christians that cross and love are not opposites, but are inextricably linked, and that the Christian message of the cross is a message of love and redemption. On the cross, Jesus Christ overcame the Death-for-Sin of us human beings through his vicarious Death-for-Love, and accomplished our redemption thanks to this wonderful substiutionary exchange. On the cross, Jesus took the burden of sin upon himself for us humans and for our salvation. Hence, the love of God is nowhere shown so concretely and up close as on the cross of Jesus, which is the most radical consequence of God’s love for us. On the cross, Jesus Christ, the Good Shepherd of humanity, became a lamb himself and stood on the side of the oppressed lambs in order to redeem them. By coming to us humans as a Lamb, Christ brings about the redemption of the world.

The cross of Jesus shows that love, if it truly wants to redeem, cannot be without sacrifice and therefore without the cost of giving one’s life for the benefit of others. The cross is the clearest and most effective sign that God is not content with verbal declarations of love for us humans, but has himself paid a high price for his love by offering up his lifeblood in love for us and by adopting us once and for all. The love of the crucified Saviour consists in the fact that he would rather let us nail him to the cross than force us to do something, and that he does not achieve anything by force and does not coerce anyone, but acts only through love, seeking our reciprocal love.

The cross is the manifestation of God’s greatest love, which is the warm current of redemption for us humans. It is the sign that our life is affirmed, not merely with words, but through an act so radical as to show that the human being, in the eyes of God, is worth even the death of his own son. The cross of Jesus gives us this beautiful message: anyone who is loved unto death can feel truly loved and rejoice in this gift of redemption. The message of the cross is, as the gospel of the Saviour’s love, truly good news.

 

Sotto la croce nasce l’unità

Se ci immergiamo nel mistero dell’amore di Cristo sulla croce, cominciamo anche a comprendere perché Brigida fosse convinta che noi cristiani ci saremmo riuniti intorno all’unico Pastore se avessimo ascoltato insieme la voce di Cristo crocifisso. La vera unità può infatti nascere solo sotto la croce. E il vero amore, soprattutto l’amore potente di Gesù sulla croce, cerca sempre l’unità. L’unità non cancella le legittime differenze, ma le armonizza tra loro in un’unità superiore, che non viene imposta dall’esterno, ma che nasce da una ricerca interiore.

L’unità dell’amore nasce sotto la croce: nella vita di santa Brigida, questa convinzione è alla base del suo Pio Transito a Roma. Nel Quattrocento, ovvero all’epoca in cui ella visse, i papi risiedevano ad Avignone, lontani da Roma. La santa svedese ne soffrì molto e implorò con insistenza i pontefici di tornare a Roma, alla sede di San Pietro. Ciò mostra quanto, in quel momento, le stesse a cuore l’unità nella Chiesa cattolica.

Da ciò si capisce anche perché Brigida sia poi diventata un ponte ecumenico tra Roma e la Svezia e tra la Chiesa cattolica e le Chiese luterane del nord Europa. Lo ha ricordato Papa Giovanni Paolo II quando l’ha dichiarata co-patrona d’Europa. Nel far ciò egli ha espresso la speranza che santa Brigida, vissuta in un’epoca in cui il cristianesimo nell’Europa occidentale non era ancora lacerato dalle grandi divisioni, interceda con fervore presso Dio affinché ci venga donata la grazia tanto attesa della piena unità di tutti i cristiani. Affinché l’Europa possa ritrovare le sue radici cristiane, questo continente ha bisogno della testimonianza di un cristianesimo unito nell’amore della croce.

Arriviamo così alla grande eredità che ci lascia la co-patrona d’Europa, fedele discepola del Signore, un’eredità che continua a segnare ancora oggi la storia del suo Ordine. Senza dubbio, ciò è particolarmente evidente nel caso di Maria Elisabeth Hesselblad, fondatrice dell’Ordine del Santissimo Salvatore di Santa Brigida. In occasione della sua beatificazione, avvenuta il 9 aprile 2000, Papa Giovanni Paolo II ha affermato a proposito della sua spiritualità: “attraverso la preghiera e le esperienze di vita”, la Beata Maria Elisabeth Hesselblad ha acquisito una “profonda comprensione della sapienza della Croce”, avendo imparato che la croce è “il fulcro della vita umana e la manifestazione suprema dell’amore del Padre Celeste”[3]. La sua profonda comunione spirituale con santa Brigida si riflette anche nella stessa convinzione che l’amore che sgorga dalla croce di Gesù è un’esortazione per noi cristiani a ritrovare l’unità ferita e andata persa nella storia.

Il 650° anniversario del Pio Transito di Santa Brigida di Svezia è una lieta occasione per commemorare con gratitudine questa santa e per ricordare la sua preziosa eredità. Allo stesso tempo, chiediamo al Signore crocifisso di continuare a donare il suo amore all’Ordine del Santissimo Salvatore di Santa Brigida, affinché sia sempre testimone fedele del mistero della Croce e realizzi credibilmente il suo speciale carisma al servizio dell’unità dei cristiani, così che anche le sorelle di quest’Ordine possano dire: “Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera” (Rm 12,12).

 

[1] Brigida di Svezia, Rivelazioni, Libro I, c. 1.

[2] Bridget of Sweden, Revelations, Book I, c. 59.

[3] Giovanni Paolo II, Omelia per la beatificazione di cinque Servi di Dio, il 9 aprile 2000.