Il Global Christian Forum – un faro di speranza per l’ecumenismo del XXI secolo
Reverendo Andrzej Choromanski
Officiale della sezione occidentale del Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani
Celebrazione dei 25 anni del Global Christian Forum
Nel corso del suo Quarto Raduno Globale, svoltosi ad Accra, in Ghana, nell’aprile 2024, il Global Christian Forum (GCF) ha celebrato il suo 25° anniversario – un traguardo significativo che evidenzia il suo ruolo trasformativo nel movimento ecumenico moderno. Negli ultimi venticinque anni, il GCF è diventato una piattaforma ecumenica dinamica e inclusiva, costruendo ponti tra confini denominazionali, culturali e teologici. Il giubileo d’argento rappresenta un’opportunità ideale per riflettere sui risultati raggiunti da questa innovativa iniziativa e immaginare il suo futuro mentre continua a suscitare interesse e partecipazione da parte delle comunità cristiane di tutto il mondo. Il GCF offre un modello distintivo ed efficace per promuovere l’unità tra i cristiani nel contesto ecumenico del XXI secolo, in cui il cristianesimo globale continua a lottare con le divisioni e capisce sempre meglio la necessità di guarigione della memoria e riconciliazione per incarnare la preghiera di Gesù in Giovanni 17:21: “che tutti siano una cosa sola.” Pur riconoscendo che le differenze tra le tradizioni cristiane sono reali e significative, il GCF opera nella convinzione che queste non siano insormontabili alla luce dell’amore unificante di Cristo, di una fede sincera e profonda dei cristiani e di un impegno dedicato delle chiese.
Origini e scopo del Global Christian Forum
Il XX secolo, definito per alcuni come “l’età d’oro” del movimento ecumenico, ha visto un cambiamento significativo nelle relazioni tra le Chiese cristiane. Molte denominazioni hanno superato divisioni storiche, creando nuovi legami di fiducia, collaborazione e comunione. I dialoghi bilaterali e multilaterali sono fioriti: a livello locale e globale, sono emerse organizzazioni ecumeniche con l’obiettivo di promuovere rapporti fraterni tra cristiani di diverse tradizioni. Le Chiese si sono sempre più unite su questioni comuni, come i problemi sociali, le sfide legate alla secolarizzazione, le discriminazioni e le persecuzioni dei cristiani e di persone di altre fedi.
Al contempo, nella seconda metà del secolo scorso, sono emerse nuove sfide. Un significativo cambiamento demografico ha caratterizzato il panorama cristiano globale: mentre le Chiese storiche nel Nord globale (Global North) declinavano, i movimenti evangelicali, pentecostali e indigeni crescevano rapidamente nel Sud globale (Global South). Queste nuove entità di impronta evangelica e carismatica operavano spesso in isolamento dalle Chiese storiche. Alcuni sceglievano deliberatamente la separazione, altri vedevano l’ecumenismo tradizionale come eccessivamente istituzionalizzato, concentrato sui dibattiti dottrinali e trascurante gli aspetti relazionali ed esistenziali della fede, essenziali per promuovere l’unità cristiana.
Il Global Christian Forum (GCF) è nato dal desiderio di creare uno spazio aperto e neutrale per l’incontro tra le chiese storiche, le comunità evangelicali, i movimenti pentecostali, le denominazioni indipendenti, le cosiddette “mega-chiese” (Mega-Churches) e altre realtà ecclesiali. A lanciare l’idea fu il Rev. Dr. Konrad Raiser, allora Segretario Generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC), che propose la creazione di un “forum” dove cristiani di diverse tradizioni, compresi quelli esterni al CEC, potessero riunirsi per costruire relazioni e affrontare preoccupazioni comuni. Questa visione fu approvata durante l’VIII Assemblea del CEC a Harare, in Zimbabwe, nel 1998, portando alla nascita del Forum. Il primo incontro internazionale, tenutosi nel 2002 presso il Fuller Theological Seminary di Pasadena, USA, riunì circa 60 partecipanti provenienti da quasi tutte le espressioni del cristianesimo moderno. Questo incontro pose le basi per la visione e la metodologia di lavoro del GCF, che si è proposto di gettare i ponti tra gruppi cristiani che non avevano mai dialogato tra loro o che avevano partecipato solo selettivamente alle strutture ecumeniche tradizionali.
Identità e visione del Global Christian Forum
Dall’inizio, una caratteristica distintiva del GCF è stata la sua inclusività e l’equilibrio tra diverse tradizioni cristiane. Si è deciso che, per garantire una rappresentanza equa, metà dei seggi negli incontri doveva essere assegnata a chiese evangelicali, pentecostali e indipendenti, mentre l’altra metà spettava alle chiese storiche. Questo modello 50-50 rimane un marchio distintivo del GCF.
Altro segno distintivo del Forum, adottato nell’incontro fondatore a Pasadena, è il costume di condividere storie di fede, sia personali che ecclesiali, tra i partecipanti, che scambiano le loro testimonianze ed esperienze, coltivando relazioni basate sul rispetto reciproco e sulla fiducia. Dai vescovi ai teologi, dai membri di ordini religiosi ai laici, queste testimonianze ispirano la fede, rafforzano le relazioni e promuovono la riconciliazione tra le comunità cristiane. Questo stile, che crea legami profondi tra i partecipanti, è un pilastro della spiritualità ecumenica del GCF praticato in tutti gli incontri.
La “Dichiarazione di Scopo”, definita durante l’incontro di Pasadena nel 2002 e ribadita nel primo raduno globale a Limuru, in Kenya, nel 2007, descrive il GCF come “uno spazio aperto in cui rappresentanti di una vasta gamma di chiese cristiane e organizzazioni interecclesiali, che confessano il Dio trino e Gesù Cristo perfetto nella Sua divinità e umanità, possano riunirsi per promuovere il rispetto reciproco, e esplorare e affrontare insieme sfide comuni.” Il GCF si definisce quindi come “una piattaforma”, una realtà aperta e dinamica che cerca di includere sempre nuovi partecipanti, chiedendosi sempre “chi ancora manca alla nostra tavola”. In questo spazio, i leader cristiani di diverse tradizioni si incontrano come pari per condividere le proprie esperienze di fede, ascoltarsi reciprocamente, discutere questioni urgenti del cristianesimo mondiale e discernere la volontà di Dio per la Sua Chiesa. Il GCF dà priorità a coltivare le relazioni fraterne tra i leader delle chiese, alla testimonianza condivisa e all’ascolto reciproco.
Organizzazione e struttura del Global Christian Forum
Per assicurare il suo carisma di essere uno “spazio aperto” e una “piattaforma”, il Global Christian Forum ha scelto di non adottare la struttura di un’organizzazione ecumenica istituzionalizzata, concentrandosi invece sull’aspetto relazionale piuttosto che strutturale della collaborazione tra un ampio spettro di tradizioni cristiane.
Il GCF si basa sulla rappresentanza di quattro principali correnti del cristianesimo moderno, definite nel linguaggio usato nell’ambiente del Forum come i “quattro pilastri”: il Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC), che include le chiese protestanti storiche e le chiese ortodosse e orientali; la Chiesa Cattolica, rappresentata dal Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani (DPUC); la World Evangelical Alliance (WEA) e la Pentecostal World Fellowship (PWF). Oltre a questi pilastri, il GCF include intenzionalmente altre comunità cristiane non affiliate alle quattro principali organizzazioni, garantendo così una partecipazione ampia e riflettendo la diversità della comunità cristiana globale. Funzionando come una “rete di reti”, il GCF crea uno spazio unico, favorendo fiducia, comprensione e collaborazione tra i cristiani di tutti gli orizzonti confessionali, geografici e culturali. Il GCF opera sul principio di partecipazione e non su quello di adesione formale, caratteristico delle organizzazioni ecumeniche tradizionali.
Ogni 5-7 anni, il GCF organizza raduni globali: il più recente è stato nel 2024 ad Accra, in Ghana, per celebrare i 25 anni di esperienza e guardare al futuro, e in precedenza furono a Limuru, in Kenya, nel 2007, a Manado, in Indonesia, nel 2011, a Bogotá, in Colombia, nel 2018. Ogni incontro ha rappresentato una pietra miliare nel cammino del Forum, riflettendo la fede condivisa e le esperienze diverse dei suoi partecipanti.
Il GCF organizza anche simili consultazioni regionali: ci sono esempi in Africa, Asia e Pacifico, Caraibi, Europa, America Latina, Medio Oriente e Nord America. Inoltre, con la medesima ispirazione e format si sono avute iniziative in Polonia, Francia e Svizzera.
La leadership è affidata a un Comitato Internazionale di circa 30 membri, rappresentanti di diverse tradizioni cristiane. Questo comitato si riunisce annualmente in diverse località del mondo per guidare il lavoro del Forum, valutarne i progressi e definire le priorità.
Il lavoro quotidiano è effettuato dal Segretario, leader esecutivo, responsabile del coordinamento delle attività, della facilitazione degli incontri e della rappresentanza del GCF all’esterno. Dal 2018 la carica è ricoperta dal Rev. Dr. Casely Essamuah, pastore e studioso metodista di origine ghanese con una vasta esperienza ecumenica.
La Chiesa Cattolica nel Global Christian Forum
Fin dall’inizio, attraverso il Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, la Chiesa Cattolica ha condiviso la visione ecumenica del Forum in linea con il Concilio Vaticano II, in particolare il decreto sull’ecumenismo Unitatis Redintegratio, e ha fornito supporto istituzionale per le sue attività. Il ricco patrimonio teologico, liturgico e spirituale della Chiesa Cattolica ha offerto risorse preziose per definire e approfondire l’approccio del Forum al dialogo e alla collaborazione. Data la sua diffusione mondiale, la Chiesa Cattolica ha arricchito il GCF, offrendo prospettive da contesti diversi. Inoltre, la sua ricca tradizione spirituale e l’esperienza nei dialoghi ecumenici hanno ampliato e approfondito le conversazioni all’interno del Forum. Papa Francesco ha ribadito con forza l’importanza di iniziative come il Global Christian Forum, come ha voluto sottolineare nel suo messaggio inviato per il 25° anniversario. La visione del Santo Padre sull’ecumenismo, descritta spesso come “camminare insieme, lavorare insieme e pregare insieme”, si accorda molto con lo scopo e la metodologia del Forum.
Il cammino del GCF ci ricorda che le testimonianze condivise, le relazioni custodite, la collaborazione pratica e il dialogo possono portare risultati di trasformazione e offrono speranza che l’unità cristiana, pur complessa, sia possibile e profondamente incisiva.
L'Osservatore Romano, gennaio 2025