L'ecumenismo nel documento “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione"
Il documento finale della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, intitolato “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione”, ha una forte dimensione ecumenica. Infatti, “Tra i frutti più significativi del Sinodo 2021-2024 vi è l’intensità dello slancio ecumenico” (n. 137). Questa dimensione ecumenica è illustrata da numerosi passaggi dedicati all'unità dei cristiani, in particolare alla dimensione battesimale dell'ecumenismo e della sinodalità, all'ecumenismo spirituale, all'ecumenismo del sangue, all'importanza del dialogo ecumenico, allo scambio di doni tra i cristiani, al rapporto tra sinodalità e primato, al contributo dei delegati fraterni all'assemblea sinodale e alla dimensione ecumenica della formazione.
Il documento avanza anche una serie di proposte concrete, come l'inserimento nel calendario liturgico della memoria dei santi di altre tradizioni cristiane, la prosecuzione della riflessione ecumenica basata sul documento Il Vescovo di Roma, la celebrazione di un sinodo ecumenico sull'evangelizzazione, la preparazione e la commemorazione congiunta del 1700° anniversario del Concilio di Nicea e il lancio di iniziative per una data comune della Pasqua.
Nella sua introduzione, il documento sottolinea che “Il cammino sinodale ci orienta così verso una piena e visibile unità dei cristiani, come hanno testimoniato, con la loro presenza, i delegati delle altre tradizioni cristiane”, e che “L’unità fermenta silenziosa dentro la Santa Chiesa di Dio: è profezia di unità per tutto il mondo” (n. 4).
Nella Parte I, intitolata “Il cuore della sinodalità”, il documento sottolinea la dimensione battesimale dell'ecumenismo e della sinodalità. Si afferma che “Attraverso il Battesimo tutti i cristiani partecipano al sensus fidei. Perciò esso, oltre che principio della sinodalità, costituisce anche il fondamento dell’ecumenismo. ‘Il cammino della sinodalità, che la Chiesa cattolica sta percorrendo, è e deve essere ecumenico, così come il cammino ecumenico è sinodale’ (Papa Francesco, Discorso a Sua Santità Mar Awa III, 19 novembre 2022)”. Questa dimensione battesimale è inseparabile dalla dimensione spirituale: “L’ecumenismo è anzitutto una questione di rinnovamento spirituale. Esige processi di pentimento e di guarigione della memoria delle ferite passate, fino al coraggio della correzione fraterna in spirito di carità evangelica”. Nell’Assemblea “sono risuonate testimonianze illuminanti di cristiani di diverse tradizioni ecclesiali che condividono l’amicizia, la preghiera, la condivisione di vita e l’impegno per il servizio dei poveri e la cura della casa comune”. Il documento sottolinea che “In non poche regioni del mondo c’è soprattutto l’ecumenismo del sangue: cristiani di appartenenze diverse che insieme danno la vita per la fede in Gesù Cristo. La testimonianza del loro martirio è più eloquente di ogni parola: l’unità viene dalla Croce del Signore” (n. 23).
Nella stessa parte, il documento riflette sull'impegno ecumenico della Chiesa cattolica, sottolineando che “La valorizzazione dei contesti, delle culture e delle diversità, e delle relazioni tra di loro, è una chiave per crescere come Chiesa sinodale missionaria e camminare, per impulso dello Spirito Santo, verso l’unità visibile dei cristiani”. L’Assemblea ribadisce “l’impegno della Chiesa Cattolica a proseguire e intensificare il cammino ecumenico con altri cristiani, in forza del comune Battesimo e in risposta alla chiamata a vivere insieme la comunione e l’unità tra i discepoli per cui Cristo prega nell’Ultima Cena (cfr. Gv 17,20-26 )”. Saluta “con gioia e gratitudine i progressi nelle relazioni ecumeniche lungo gli ultimi sessant’anni, i documenti di dialogo e le dichiarazioni che esprimono la fede comune”, sottolineando che “La partecipazione dei Delegati Fraterni ha arricchito lo svolgimento dell’Assemblea e guardiamo con speranza ai prossimi passi del cammino verso la piena comunione grazie alla recezione dei frutti del cammino ecumenico nelle pratiche ecclesiali” (n. 40).
Nella Parte IV, intitolata “Una pesca abbondante”, il documento sottolinea l'importanza dello “scambio di doni” per l'unità dei cristiani. Afferma che “Lo scambio dei doni ha un significato cruciale anche nel cammino verso la piena e visibile unità tra tutte le Chiese e Comunioni cristiane e, del resto, rappresenta un segno efficace di quell’unità, nella fede e nell’amore di Cristo, che promuove la credibilità e l’incidenza della missione cristiana (cfr. Gv 17,21)” e ricorda che “San Giovanni Paolo II ha applicato questa espressione al dialogo ecumenico: «Il dialogo non è soltanto uno scambio di idee. In qualche modo esso è sempre uno “scambio di doni”» (UUS 28)”. L'Assemblea afferma che “è stato nell’impegno a incarnare l’unico Vangelo nella diversità dei contesti culturali, delle circostanze storiche e delle sfide sociali che le diverse tradizioni cristiane, in ascolto della Parola di Dio e della voce dello Spirito Santo, hanno generato nel corso dei secoli frutti copiosi di santità, di carità, di spiritualità, di teologia, di solidarietà a livello sociale e culturale”. Ritiene che “è venuto il momento di fare tesoro di queste preziose ricchezze: con generosità, con sincerità, senza pregiudizi, con gratitudine al Signore, con apertura reciproca, facendone dono gli uni agli altri senza presumere che siano nostra esclusiva proprietà”. A questo proposito, sottolinea che “Anche l’esempio dei santi e testimoni della fede di altre Chiese e Comunioni cristiane è un dono che possiamo ricevere, inserendo la loro memoria nel nostro calendario liturgico, in particolare per i martiri” (n. 122)
Lo stesso capitolo, riflettendo sulla questione del primato, accoglie con favore la pubblicazione del documento Il Vescovo di Roma. Sottolineando che “La necessità di trovare ‘una forma di esercizio del Primato che […] si apra a una situazione nuova’ (UUS 95) è una sfida fondamentale sia per una Chiesa sinodale missionaria che per l’unità dei cristiani”, il Sinodo “si rallegra della recente pubblicazione del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani Il Vescovo di Roma. Primato e sinodalità nei dialoghi ecumenici e nelle risposte all’enciclica “Ut unum sint”, che offre spunti per un ulteriore approfondimento”. In effetti, afferma il Sinodo, “Il documento mostra che la promozione dell’unità dei cristiani è un aspetto essenziale del ministero del Vescovo di Roma e che il cammino ecumenico ne ha favorito una comprensione più approfondita. Le proposte concrete che esso contiene circa una rilettura o un commento ufficiale delle definizioni dogmatiche del Concilio Vaticano I sul primato, una più chiara distinzione tra le diverse responsabilità del Papa, la promozione della sinodalità e la ricerca di un modello di unità basato su un’ecclesiologia di comunione, offrono prospettive promettenti per il cammino ecumenico”. L’Assemblea sinodale “auspica che questo documento serva da base per ulteriori riflessioni con gli altri cristiani, ‘evidentemente insieme’, sull’esercizio del ministero di unità del Vescovo di Roma come ‘un servizio di amore riconosciuto dagli uni e dagli altri’ (UUS 95)” (n. 137)
Il paragrafo successivo riflette sui legami tra sinodalità ed ecumenismo. Il documento afferma che “La ricchezza rappresentata dalla partecipazione dei Delegati fraterni, provenienti da altre Chiese e Comunioni cristiane, all’Assemblea sinodale ci invita a prestare più attenzione alle pratiche sinodali dei nostri partner ecumenici, sia in Oriente che in Occidente” e sottolinea che “Il dialogo ecumenico è fondamentale per sviluppare la comprensione della sinodalità e dell’unità della Chiesa”. Questo dialogo ecumenico “ci spinge a immaginare pratiche sinodali ecumeniche, fino a forme di consultazione e discernimento su questioni di interesse condiviso e urgente, come potrebbe essere la celebrazione di un Sinodo ecumenico sull’evangelizzazione”. Ci invita inoltre “a rendere conto reciprocamente di ciò che siamo, di ciò che facciamo e di ciò che insegniamo. Alla radice di questa possibilità vi è il fatto che siamo uniti nell’unico Battesimo, da cui scaturiscono l’identità del Popolo di Dio e il dinamismo di comunione, partecipazione e missione”. (n. 138).
L'Assemblea sinodale ricorda che “Nel 2025, anno giubilare, ricorre anche l’anniversario del primo Concilio Ecumenico, in cui il simbolo della fede che unisce tutti i cristiani è stato formulato in modo sinodale” e sottolinea che “La preparazione e la commemorazione congiunta del 1700° anniversario del Concilio di Nicea dovrebbe essere un’occasione per approfondire e confessare insieme la fede cristologica e per mettere in pratica forme di sinodalità tra i cristiani di tutte le tradizioni”. Sarà anche l’occasione “per avviare iniziative audaci per una data comune della Pasqua, in modo da poter celebrare nello stesso giorno la risurrezione del Signore, come provvidenzialmente avverrà proprio nel 2025 e dare così una maggior forza missionaria all’annuncio di Colui che è la vita e la salvezza del mondo intero” (n. 139).
Infine, nella Parte V, intitolata “Anch'io mando voi”, dedicata alla formazione sinodale, il documento sottolinea da un lato che “La dimensione ecumenica della formazione non può che favorire questo cambio di mentalità” (n. 147) e dall'altro che “Lo stile sinodale della formazione implica che la dimensione ecumenica sia presente in tutti gli aspetti dei percorsi verso il ministero ordinato” (n. 148).
Sulla base di questo documento, il Gruppo di studio sinodale n. 10, coordinato dal Dicastero per la Promozione dell'Unità dei Cristiani e dalla Segreteria Generale del Sinodo, è incaricato di riflettere su “La recezione dei frutti del cammino ecumenico nel Popolo di Dio” (n. 8).
Foto: Il Papa con tutti i partecipanti al Sinodo alla fine dei lavori © Vatican Media