Continuando a camminare
insieme ai nostri fratelli e sorelle anglicani e metodisti
Rev.do P. Martin Browne, OSB
Officiale della Sezione occidentale
“Il Signore chiama ciascuno di noi ad essere costruttore di unità e, anche se non siamo ancora una cosa sola, la nostra comunione imperfetta non deve impedirci di camminare insieme.” È quanto ha affermato Papa Francesco ricevendo in udienza privata i Primati della Comunione anglicana giovedì 2 maggio 2024. Un messaggio che si potrebbe applicare non solo alle relazioni tra la Comunione anglicana e la Chiesa cattolica, ma anche alle relazioni interne alla Comunione anglicana. La Comunione anglicana è composta da 42 chiese membri pienamente autonomi in tutto il mondo ed è caratterizzata da una grande diversità di tradizioni e discipline. La riunione dei Primati è uno dei quattro “strumenti di comunione” che favoriscono l’unità della Comunione. Si riunisce ogni due anni sotto la presidenza dell’arcivescovo di Canterbury. Sono invitati l’arcivescovo maggiore o il vescovo presidente di ogni chiesa membro della Comunione. La riunione dei Primati del 2024 si è svolta dal 29 aprile al 3 maggio: si è trattato della prima volta che i Primati si sono riuniti a Roma. Tuttavia, a causa di gravi disaccordi all’interno della Comunione su questioni relative alla sessualità umana e ad altre questioni sociali, alcune chiese membri, soprattutto del “Sud globale”, non hanno partecipato all’incontro.
I giorni dell’incontro sono stati caratterizzati dal pellegrinaggio alle tombe degli apostoli. Lunedì 29 aprile, i Primati hanno visitato l’Abbazia delle Tre Fontane, luogo del martirio di San Paolo, e la Basilica di San Paolo fuori le Mura, dove si trova la sua tomba. Martedì 30 aprile, hanno visitato la Comunità di Sant’Egidio per conoscere alcuni dei suoi progetti, per poi unirsi ai membri per la preghiera nella Basilica di Santa Maria in Trastevere. Mercoledì 1° maggio il Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, cardinale Mario Grech, ha preso parte all’incontro con una presentazione e una discussione sulla pratica della sinodalità.
Nel corso dell’incontro si è discusso anche del futuro della Comunione anglicana, in particolare di una bozza di documento della commissione teologica della Comunione che riflette sul ruolo più appropriato per l’arcivescovo di Canterbury nella comunione mondiale. Sebbene l’arcivescovo sia il vescovo di grado più elevato della Comunione e sia considerato il fulcro della sua unità, non ha un ruolo formale nel governare alcuna delle chiese che ne fanno parte, ad eccezione della Chiesa d’Inghilterra. A causa del loro rifiuto delle decisioni prese dalla Chiesa d’Inghilterra riguardo al matrimonio omosessuale, alcune chiese membri hanno dichiarato di non riconoscere più l’autorità morale dell’Arcivescovo di Canterbury o la sua guida della Comunione. La questione di come - o se - le chiese della Comunione anglicana possano continuare a “camminare insieme” è quindi attuale. Questa realtà ha aggiunto pregnanza alle parole del Papa, anche se stava parlando di relazioni cattolico-anglicane: “Sarebbe uno scandalo se, a causa delle divisioni, non realizzassimo la nostra comune vocazione di far conoscere Cristo. Invece, se al di là delle rispettive visioni saremo in grado di testimoniare Cristo con umiltà e amore, sarà Lui ad avvicinarci gli uni agli altri.”
La realizzazione della comune vocazione di cattolici e anglicani a far conoscere Cristo è stato il tema chiave dell’incontro al vertice della Commissione Internazionale Anglicana-Romana Cattolica per l’Unità e la Missione (IARCCUM), che si è svolto all’inizio dell’anno. Intitolato “Growing Together”, il vertice ha riunito coppie di vescovi cattolici e anglicani provenienti da 27 paesi del mondo. Tra i momenti salienti della fase romana dell’incontro vi sono state la celebrazione dell’ufficio anglicano serale del Choral Evensong nella Cappella del Coro della Basilica di San Pietro, martedì 23 gennaio, una discussione sulla sinodalità nelle due tradizioni, e le testimonianze dei vescovi del Sudan, del Sud Sudan e della Terra Santa sulle difficili situazioni nei loro territori.
Il 25 gennaio è iniziato con una discussione sulla crisi climatica, arricchita dalla testimonianza dei due vescovi brasiliani. Nella Basilica di San Bartolomeo all’Isola, il “Santuario dei nuovi martiri”, i vescovi hanno partecipato a una celebrazione eucaristica anglicana cantata, celebrata dall’arcivescovo di Canterbury. Nel tardo pomeriggio, i vescovi hanno partecipato ai Vespri nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, presieduti dal Papa. Dopo l’omelia, il Papa ha invitato l’arcivescovo di Canterbury ad aggiungere le proprie riflessioni sul testo evangelico, con un gesto spontaneo. Al termine dei Vespri, il Papa e l’arcivescovo Welby hanno congiuntamente incaricato le coppie di vescovi di impegnarsi in una missione e in una testimonianza comuni e di promuovere la ricezione degli accordi già raggiunti nel dialogo teologico tra le due tradizioni. Hanno inoltre invitato i vescovi a svolgere il loro ministero insieme, offrendo così al mondo “un’anticipazione della riconciliazione di tutti i cristiani nell’unità della sola e unica Chiesa di Cristo per la quale preghiamo oggi”. La mattina di venerdì 26 gennaio, i vescovi hanno pregato nella chiesa di San Gregorio al Celio, la chiesa da cui Sant’Agostino fu inviato come missionario al popolo inglese nel 597. Subito dopo la funzione sono partiti per l’Inghilterra e gli altri eventi del summit si sono svolti a Canterbury.
Domenica 28 gennaio, i vescovi hanno partecipato all’Eucaristia corale nella Cattedrale di Canterbury, presieduta dall’arcivescovo Justin Welby. Il predicatore è stato il cardinale Stephen Chow di Hong Kong. Al termine del vertice, i vescovi hanno rilasciato una dichiarazione finale intitolata “Testimonianza, Chiamata e Impegno Comuni”, in cui hanno affermato che: “Siamo inviati a proclamare il gioioso messaggio del regno eterno di Dio come compagni di pellegrinaggio sul cammino missionario. Promettiamo di annunciare la Buona Novella della pace a coloro che vivono in luoghi lacerati dalle guerre o sotto la minaccia della violenza; la Buona Novella della misericordia a coloro che vivono nel bisogno e nella colpa; la Buona Novella della giustizia e del risanamento a coloro che sono oppressi o che portano su di sé la vergogna inflitta loro da altri.”
La sinodalità e il discernimento sulle questioni morali sono l’obiettivo attuale della Commissione Internazionale Anglicana – Cattolica Romana (ARCIC). L’ARCIC I si è riunita dal 1970 al 1981 e l’ARCIC II dal 1983 al 2004. L’ARCIC III è stata istituita nel 2011 con il mandato di studiare e riferire su “la Chiesa come comunione, locale e universale, e il modo in cui in comunione la Chiesa locale e universale riesce a discernere correttamente l’insegnamento etico”. La commissione ha scelto di includere anche il livello regionale e il suo primo rapporto, che esamina la prima parte del mandato, è stato completato nel 2017 con il titolo: “Camminare insieme sulla strada: Imparare a essere la Chiesa – Locale, Regionale, Universale”. Da allora, l’ARCIC ha affrontato la seconda parte del suo mandato, riflettendo su come la Chiesa giunge a discernere il giusto insegnamento etico. Le attuali divisioni all’interno dell’anglicanesimo e le diverse risposte dei cattolici alla Dichiarazione Fiducia supplicans dimostrano l’importanza di questo tema per le Chiese di oggi. La commissione, composta da teologi e pastori di entrambe le comunioni, ha tenuto la sua riunione plenaria del 2024 a Strasburgo. La commissione ha dedicato molto tempo a riflettere su ciò che ciascuna tradizione può imparare dalle proprie esperienze e da quelle dell’altra, al fine di informare il discernimento etico attuale e futuro. Spera che il suo lavoro possa essere utile in futuro alle due Comunioni, quando nuove e impegnative questioni etiche richiederanno una risposta cristiana. Il lavoro di stesura finale è in fase avanzata e la commissione prevede di completarlo in occasione della riunione che si terrà a Melbourne nel mese di maggio.
Camminare insieme è stato un tema importante per i nostri fratelli e sorelle metodisti anche nell’ultimo anno. La ventiduesima Conferenza Metodista Mondiale si è svolta a Göteborg dal 14 al 18 agosto 2024. La conferenza riuniva rappresentanti di circa ottanta Chiese Metodiste, Wesleyane e United/Uniting Churches di tutto il mondo, per un programma di culto, fratellanza e formazione cristiana. Il tema della conferenza, “In movimento”, è stato approfondito sotto tre voci: Migrazione, Pellegrinaggio e Luci guida. Il prefetto del Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani, il cardinale Kurt Koch, ha ripreso questo tema in un messaggio rivolto ai partecipanti alla conferenza. “Come popolo di Dio in movimento, la Chiesa del nostro tempo è chiamata a confidare nella guida continua del Signore, affinché, sotto l’azione dello Spirito Santo, non cessi di rinnovarsi fino a giungere, attraverso la Croce, alla luce che non conosce tramonto” [Lumen gentium §9].
La Commissione Internazionale Congiunta per il Dialogo tra il Consiglio Metodista Mondiale e la Chiesa Cattolica (MERCIC) fu istituita nel 1967 e da allora ha operato senza interruzioni. La commissione lavora in fasi quinquennali ed è attualmente a metà del suo dodicesimo quinquennio. La riunione plenaria del 2024, che si è svolta a Seoul dal 22 al 27 ottobre, è stata dedicata alla riflessione sul tema della missione e dell’unità. Nel corso del prossimo anno, i gruppi di lavoro della commissione elaboreranno capitoli riguardanti la fede comune di metodisti e cattolici, la crescita del riconoscimento reciproco, la diversità delle esperienze di comunione e le proposte per una maggiore comunione tra cattolici e metodisti.
La commissione ha anche rivisto le revisioni del suo documento di sintesi, “Together to Holiness” (2006), che raccoglie i frutti dei primi 40 anni di dialogo internazionale metodista-cattolico, per includere i materiali pubblicati dopo l’uscita del documento nel 2006. È attesa una nuova edizione di quel documento nel corso di quest’anno, con l’obiettivo di illustrare la fede cristiana condivisa da cattolici e metodisti, in vista delle celebrazioni per il 1700° anniversario del Primo Concilio Ecumenico.
L'Osservatore Romano, 21 gennaio 2025