Intervento durante lIncontro
con i Vescovi della Conferenza Episcopale Ceca a Praga

 

8 gennaio 2025

 

IL VESCOVO E L’UNITÀ DEI CRISTIANI

 

 

Poiché Gesù ha conferito a Pietro compiti pastorali consistenti nel “mantenere l’unità del gregge”, il ministero petrino è anche “ministero dell’unità”: “il compito di Pietro è di cercare costantemente le vie che servono al mantenimento dell’unità.” Il ministero petrino, dunque, “si esplica in particolare nel campo ecumenico”[1]. Con queste parole, il santo Papa Giovanni Paolo II, nel suo libro “Varcare la soglia della speranza”, ha espresso la propria visione dell’inscindibile legame esistente tra il suo ministero petrino al servizio dell’unità della Chiesa ed il suo impegno ecumenico a favore del ripristino dell’unità dei cristiani. Di fatti, era sua ferma convinzione che il ministero petrino andasse compreso e realizzato oltre i confini della Chiesa cattolica anche come servizio reso alla più ampia unità di tutti i cristiani.

Ciò che Papa Giovanni Paolo II ha sottolineato a proposito del ministero papale nella Chiesa univerale vale in modo analogo per il ministero episcopale nella chiesa locale. Come pastore del gregge affidatogli, il vescovo è “il visibile principio e fondamento di unità” della sua chiesa particolare (Lumen gentium 23) ed ha il compito specifico di radunare tutti i credenti nell’unità. Infatti, il ministero pastorale del vescovo al servizio dell’unità non è soltanto uno dei tanti incarichi che egli deve assolvere, ma rappresenta parte integrante del suo ministero. In questo servizio di unità della Chiesa, la sua sollecitudine dovrà estendersi “anche a quelli che non fanno ancor parte dell’unico gregge e li consideri come affidatigli dal Signore” (Lumen gentium 27).

La responsabilità pastorale di promuovere e ricomporre l’unità dei cristiani è affidata in modo particolare al vescovo nel suo ministero di unità. Per poter compiere bene questa responsabilità ecumenica il Vademecum ecumenico può essere un aiuto. Vorrei brevemente presentare lo scopo, la preparazione e il contenuto di questo documento.

 

Scopo

Il Vademecum ecumenico è nato come risposta ad una richiesta avanzata dai membri e dai consultori del Dicastero durante la plenaria del 2016. Essi espressero l’auspicio di un breve documento che potesse incoraggiare, assistere e guidare i Vescovi cattolici nel loro servizio di promozione dell’unità dei cristiani attraverso il loro ministero.

Infatti, se il Direttorio per l’applicazione dei principi e delle norme sull’ecumenismo del 1993 è il documento di riferimento per il compito ecumenico dell’intera Chiesa cattolica, si avvertiva la mancanza un testo destinato ai Vescovi per l’adempimento delle loro responsabilità ecumeniche.

La responsabilità del vescovo nel promuovere l’unità dei cristiani è chiaramente affermata nel Codice di diritto canonico della Chiesa latina tra i compiti del suo ufficio pastorale. Il Codice chiede che il vescovo “abbia un atteggiamento di umanità e carità nei confronti dei fratelli che non sono nella piena comunione con la Chiesa cattolica, favorendo anche l’ecumenismo, come viene inteso dalla Chiesa” (Can 383 §3 CIC 1983). E nel Codice dei Canoni delle Chiese Orientali si legge: “Poiché la sollecitudine di ristabilire l’unità di tutti quanti i cristiani spetta all’intera Chiesa, tutti i fedeli cristiani, ma specialmente i Pastori della Chiesa, devono pregare il Signore per questa desiderata pienezza di unità della Chiesa e darsi da fare partecipando ingegnosamente all’attività ecumenica suscitata dalla grazia dello Spirito Santo.” (Can 902 CCEO).

Di conseguenza, il vescovo non può considerare la promozione della causa ecumenica semplicemente come uno dei tanti compiti del suo ministero diversificato, un compito che potrebbe o dovrebbe essere posposto di fronte ad altre priorità, apparentemente più importanti. L’impegno ecumenico del vescovo non è una dimensione opzionale del suo ministero, bensì un dovere e un obbligo.

 

Preparazione

Il processo di preparazione del Vademecum è durato circa tre anni. Una prima bozza è stata preparata dagli officiali di questo Pontificio Consiglio con la consulenza di esperti, e poi presentata durante la plenaria del Dicastero nel 2018. Il testo è stato in seguito inviato ai Dicasteri della Curia Romana, che hanno dato il loro prezioso contributo.

Le linee guida del Vademecum si basano sul Decreto sull’ecumenismo del Concilio Vaticano II, Unitatis redintegratio; sull’Enciclica di san Giovanni Paolo II sull’ecumenismo, Ut unum sint; e su due documenti del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani: il Direttorio per l’applicazione dei principi e delle norme sull’ecumenismo e La dimensione ecumenica nella formazione di chi si dedica al ministero pastorale. Non si trattava, tuttavia, di ripetere questi due documenti, che restano punti di riferimento anche se sono stati pubblicati 30 anni fa, ma piuttosto di proporre una breve sintesi, aggiornata e arricchita dai temi portati avanti nel corso degli ultimi pontificati, e sempre adottando il punto di vista del vescovo: una guida che possa ispirare lo sviluppo dell’azione ecumenica e che sia di facile consultazione.

Il Santo Padre ha approvato il Vademecum e vi ha fatto riferimento nella sua lettera del 24 maggio scorso in occasione del 25° anniversario dell’enciclica Ut unum sint (1995). Ricordando che “il servizio dell’unità è un aspetto essenziale della missione del Vescovo”, Papa Francesco ha espresso l’auspicio che il Vademecum serva come “incoraggiamento e guida” all’esercizio delle responsabilità ecumeniche dei Vescovi.

Il Pontificio Consiglio si è dato premura di preparare la traduzione del Vademecum in diverse lingue. Per il momento sono pronte le versioni in inglese, italiano, francese, spagnolo, portoghese e tedesco.

La pubblicazione del Vademecum ecumenico segna non solo il 25° anniversario dell’enciclica Ut unum sint, ma anche un altro importante anniversario per l’impegno ecumenico della Chiesa cattolica: il 60° anniversario dell’istituzione del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, avvenuta in seguito all’annuncio del Concilio Vaticano II.

 

Contenuto

L’introduzione del Vademecum ricorda alcuni principi cattolici essenziali dell’ecumenismo, in particolare che se l’unità dei cristiani riguarda la Chiesa intera, il vescovo è, a livello locale, il principio visibile dell’unità: “In quanto pastore del gregge, il vescovo ha la responsabilità specifica di raccoglierlo in unità” (4). Il documento si articola in due parti, rispettivamente dedicate all’ecumenismo come dimensione interna alla Chiesa cattolica e all’ecumenismo come dimensione esterna.

La prima parte, intitolata “La promozione dell’ecumenismo nella Chiesa cattolica”, espone ciò che viene richiesto alla Chiesa cattolica nell’adempimento della sua missione ecumenica. Infatti, come afferma il Vademecum “La ricerca dell’unità è innanzitutto una sfida per i cattolici” (6). Il Concilio Vaticano II insegna che i fedeli cattolici devono innanzitutto “considerare con sincerità e diligenza ciò che deve essere rinnovato e realizzato nella stessa famiglia cattolica” (UR §4). Perciò, prima ancora di entrare in relazione con altri cristiani, è necessario che i cattolici, secondo le parole del Decreto, “esaminino la loro fedeltà alla volontà di Cristo circa la Chiesa e, com’è dovere, intraprendano con vigore l’opera di rinnovamento e di riforma” (UR §4). Questo rinnovamento interiore predispone e prepara la Chiesa al dialogo e all’impegno con gli altri cristiani: è uno sforzo che riguarda sia le strutture ecclesiali che la formazione ecumenica dell’intero Popolo di Dio.

In questa prima parte il Vademecum prende dunque in considerazione le strutture e le persone attive in campo ecumenico a livello diocesano e nazionale, la formazione ecumenica e l’uso dei mass media diocesani.

La seconda parte, intitolata “Le relazioni della Chiesa cattolica con gli altri cristiani”, esamina quattro modi in cui la Chiesa cattolica si impegna con altre comunità cristiane.

  1. Il primo modo è quello dell’ecumenismo spirituale, “anima del movimento ecumenico” (UR §8). Il Vademecum indica il modo in cui i Vescovi possono guidare il loro popolo nella preghiera, nella conversione e nella santità per il bene dell’unità dei cristiani, sottolineando in particolare l’importanza delle Sacre Scritture (20), dell’“ecumenismo dei santi” e dell’“ecumenismo del sangue” (22), del contributo della vita consacrata all’unità dei cristiani (23), della purificazione della memoria (24).
  2. Seguono poi tre tipi di dialoghi. Il dialogo della carità si occupa della promozione di una “cultura dell’incontro” a livello di contatti e di collaborazione quotidiani, alimentando e approfondendo la relazione che già unisce i cristiani in virtù del battesimo. Come dice San Giovanni Paolo II nell’enciclica Ut unum sint: “il riconoscimento della fraternità non è la conseguenza di un filantropismo liberale o di un vago spirito di famiglia […] va ben al di là di un atto di cortesia ecumenica e costituisce una basilare affermazione ecclesiologica” (UUS 42). Il Vademecum fa alcune raccomandazioni pratiche al riguardo: per esempio assistere, per quanto possibile e opportuno, alle liturgie di ordinazione o insediamento dei responsabili di altre Chiese, invitare i responsabili di altre Chiese a celebrazioni liturgiche e ad altri eventi significativi, ecc.
  3. Un secondo tipo di dialogo, indissociabile dal primo, è il dialogo della verità. Esso si riferisce alla ricerca della verità di Dio che i cattolici intraprendono insieme ad altri cristiani attraverso il dialogo teologico ecumenico. Sono qui menzionati alcuni principi del dialogo come scambio di doni (27), del dialogo teologico che “non cerca un minimo comune denominatore teologico sul quale raggiungere un compromesso, ma si basa piuttosto sull’approfondimento della verità tutta intera” (28). Il documento menziona la sfida della ricezione, processo che riguarda non solo la conoscenza e il riconoscimento dei documenti ecumenici, ma in un senso ampio la ricezione vicendevole dei cristiani che deve coinvolgere l’intera Chiesa nell’esercizio del sensus fidei (30).
  4. Un terzo tipo di dialogo è quello della vita. Con questa espressione si designano occasioni di scambio e di collaborazione con altri cristiani in tre campi principali: la cura pastorale, la testimonianza al mondo e la cultura.
  • Per quanto riguarda l’ecumenismo pastorale il Vademecum affronta temi come la condivisione del ministero e delle risorse (33), la collaborazione nel campo della missione e della catechesi (34), i matrimoni misti (35), la communicatio in sacris (36), i cambiamenti di affiliazione ecclesiali (37).
  • Nel campo dell’ecumenismo pratico il Vademecum tratta della collaborazione nel servizio al mondo (38), del servizio comune come testimonianza (39), e del dialogo interreligioso come sfide ecumeniche (39).
  • Infine il documento tratta dell’ecumenismo culturale, espressione che designa “tutti gli sforzi volti a una migliore comprensione della cultura degli altri cristiani”, in particolare mediante progetti comuni in ambito accademico, scientifico e artistico (41)

Il Vademecum non solo ricorda i principi dell’impegno ecumenico del vescovo ma, alla fine di ciascuna sezione, riporta un elenco di “raccomandazioni pratiche”, che riassumono in termini semplici e diretti i compiti e le iniziative che possono essere intrapresi a livello locale e regionale.

Infine, un’Appendice offre una breve descrizione dei partner della Chiesa cattolica nei dialoghi teologici internazionali bilaterali e dei principali frutti già raccolti; con le Chiese ortodosse di tradizione bizantina, le Chiese ortodosse orientali, la Chiesa assira dell’Oriente, la Chiesa veterocattolica dell’Unione di Utrecht, la Comunione Anglicana, la Federazione Luterana Mondiale, la Comunione Mondiale delle Chiese Riformate, il Consiglio Metodista Mondiale, la Conferenza Mennonita Mondiale, l’Alleanza Battista Mondiale, i Disciples of Christ, il Movimento pentecostale e carismatico, l’Alleanza Evangelica Mondiale e l’Esercito della Salvezza. Sono anche menzionati i dialoghi multilaterali nell’ambito del Consiglio Ecumenico delle Chiese, del Global Christian Forum e con la Comunione delle Chiese Protestanti in Europa.

Papa Francesco spesso ribadisce che l’unità si fa camminando: se camminiamo insieme con Cristo, Lui stesso realizzerà l’unità: “L’unità non verrà come un miracolo alla fine: l’unità viene nel cammino, la fa lo Spirito Santo nel cammino” (Basilica di San Paolo fuori le Mura, 25 gennaio 2014). Possa questo Vademecum, la cui etimologia significa “vieni con me”, essere un aiuto sul cammino dei Vescovi e di tutta Chiesa cattolica verso la piena comunione per la quale il Signore ha pregato.

 

 

 

 

[1] Giovanni Paolo II, Varcare la soglia della speranza (Milano 1994) 168.