Saluto per l’incontro
con il Sinodo della Chiesa greco-cattolica dell’Ucraina

(5 settembre 2023)

 

 

Beatitudine,
Cari Padri sinodali,

 

Sono molto lieto che teniate a Roma un’importante sessione del Sinodo della Chiesa greco-cattolica dell’Ucraina e che questa sarà per me occasione di incontro con voi. Vi rivolgo il mio saluto caloroso e partecipe. Il Sinodo si svolge infatti in un momento estremamente difficile e doloroso. La terribile e insensata guerra dovuta all’aggressione della Russia nel vostro Paese non sembra voler cessare. Quando, quotidianamente, sento parlare degli attacchi violenti, della distruzione delle infrastrutture, dei ferimenti e delle uccisioni della popolazione civile, dei tanti soldati morti e dei tanti rifugiati, mi unisco in preghiera alla vostra Chiesa sofferente e al vostro Paese sofferente.

Allo stesso tempo, sono commosso e colpito dal modo in cui i vostri vescovi e sacerdoti accompagnano pastoralmente i fedeli e rafforzano in loro la speranza, nella fede. In particolare, le chiare dichiarazioni e i discorsi incoraggianti di Vostra Beatitudine infondono certamente conforto e fiducia nei credenti.

Le conseguenze di questa guerra sono ancora imprevedibili. Ci vorrà del tempo perché le ferite del corpo e dell’anima di così tante persone possano guarire. Anche le relazioni ecumeniche hanno subito ferite e danni, tanto più dolorosi per la vostra Chiesa, molto impegnata nel dialogo ecumenico. Dopotutto, il Paese si trova ad affrontare il compito colossale di una ricostruzione.

Se le mie informazioni sono corrette, storicamente sono stati i russi al potere a dare al vostro Paese il nome di “Ucraina” e questo nome deriva dalla parola slava “ukraina” che significa “terra di confine”. Il nome contiene un messaggio positivo, in quanto indica il confine con i paesi occidentali. Ma nella storia è spesso stato associato a un messaggio negativo, già nel 1920, quando i comunisti russi invasero il Paese con le loro truppe e lo sottomisero dopo una guerra di due anni, annettendo la sconfitta Repubblica popolare ucraina alla Repubblica sovietica. E durante il periodo dell’Unione Sovietica la vostra Chiesa è diventata in larga misura una chiesa martire. Sulla base di tali esperienze, la vostra convinzione che la vostra Chiesa non voglia vivere nuovamente sotto il dominio russo è comprensibile.

Condivido la vostra speranza e mi unisco a voi nella preghiera affinché la guerra finisca quanto prima e possa instaurarsi una pace giusta. Mi auguro inoltre che anche le ferite ecumeniche causate dalla guerra possano essere sanate, affinché anche l’ecumenismo nel vostro Paese abbia un futuro prospero.

Con queste poche parole, che vogliono però testimoniare la mia autentica sim-patia nel senso originario del termine, vi do, Beatitudine e stimati Padri sinodali, il mio sentito benvenuto all’odierno incontro e mi rallegro di cuore del nostro colloquio.