L’ecumenismo nella Relazione di Sintesi della prima Sessione del XVImo Sinodo dei Vescovi

30 ott 2023


La Relazione di Sintesi della prima Sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (Vaticano, 4-29 ottobre 2023), intitolato “Una Chiesa Sinodale in Missione”, ha dedicato ampi passaggi alla dimensione ecumenica, nella convinzione che “non ci può essere sinodalità senza la dimensione ecumenica” (7.b).

L’introduzione si riferisce alla Veglia ecumenica di preghiera “Together”, descritta come una “grazia”, giacché “l’unità fermenta silenziosa dentro la Santa Chiesa di Dio”.

Il capitolo 6, intitolato “Tradizioni delle Chiese orientali e della Chiesa latina”, ritiene che “occorre riflettere sull’apporto che le Chiese orientali cattoliche possono dare al cammino verso l’unità tra tutti i cristiani e il ruolo che possono svolgere nel dialogo interreligioso e interculturale” (g).

Il capitolo 7, intitolato “In cammino verso l’unità dei cristiani”, è interamente dedicato all’ecumenismo. Tra le convergenze, l’Assemblea, alla luce della Veglia “Together”, riconosce che “ci troviamo in un kairos ecumenico” (a). Riafferma che il battesimo “principio della sinodalità, costituisce anche il fondamento dell’ecumenismo”, poiché “attraverso di esso tutti i cristiani partecipano al sensus fidei e per questo vanno ascoltati con attenzione” (b). Sottolinea le radici spirituali dell’ecumenismo che si realizza nella vita quotidiana, l’importanza del dialogo teologico (c), come pure dell’“ecumenismo del sangue”, giacché “l’unità viene dalla Croce del Signore”. Accenna alla necessaria collaborazione tra tutti i cristiani per affrontare le sfide pastorali del nostro tempo (e), e all’importanza dei matrimoni misti (f).

Tra le questioni da affrontare, l’Assemblea nota “la diversità tra le confessioni cristiane nel modo di comprendere la configurazione sinodale della Chiesa” (g), il “nesso tra sinodalità e primato ai vari livelli (locale, regionale, universale), nella loro reciproca interdipendenza” (h), la questione della ospitalità eucaristica (communicatio in sacris) alla luce del nesso tra comunione sacramentale ed ecclesiale (i), e il fenomeno delle comunità “non denominazionali” e dei movimenti di “risveglio” (j).

Tra le proposte, si auspica una commemorazione comune del 1700mo anniversario del Concilio di Nicea (325) (k), che si arrivi a una data comune per la festa di Pasqua (l), che si inviti un maggior numero di delegati fraterni alla prossima sessione dell’Assemblea nel 2024 (m), che sia convocato un Sinodo ecumenico sulla missione comune nel mondo contemporaneo (n), e sia compilato un martirologio ecumenico (o).

Nel Capitolo 13 intitolato “Il Vescovo di Roma nel Collegio dei Vescovi”, l’Assemblea rileva che “la promozione dell’unità di tutti i cristiani è un aspetto essenziale del ministero del Vescovo di Roma”. Nota che “le risposte all’invito rivolto da S. Giovanni Paolo II nell’enciclica Ut unum sint, come pure le conclusioni dei dialoghi ecumenici, possono aiutare alla comprensione cattolica del primato, della collegialità, della sinodalità e delle loro relazioni reciproche” (b).

 

Passaggi della Relazione di Sintesi

 

Introduzione

“È stata una grazia iniziare il cammino di questi giorni con una veglia ecumenica, in cui abbiamo visto pregare insieme al Papa, presso la tomba di Pietro, i capi e i rappresentanti delle altre confessioni cristiane: l’unità fermenta silenziosa dentro la Santa Chiesa di Dio; lo vediamo con i nostri occhi e pieni di gioia ve lo testimoniamo. «Com’è bello e com’è dolce che i fratelli vivano insieme!» (Sal 133,1)”.

 

6. Tradizioni delle Chiese orientali e della Chiesa latina

g) Occorre riflettere sull’apporto che le Chiese orientali cattoliche possono dare al cammino verso l’unità tra tutti i cristiani e il ruolo che possono svolgere nel dialogo interreligioso e interculturale.

 

7. In cammino verso l’unità dei cristiani

Convergenze

a) Questa sessione dell’Assemblea sinodale si è aperta nel segno dell’ecumenismo. La veglia di preghiera “Together” ha visto la presenza a fianco di papa Francesco di numerosi altri capi e rappresentanti di diverse Comunioni cristiane: un segno chiaro e credibile della volontà di camminare insieme nello spirito dell’unità della fede e dello scambio di doni. Anche questo avvenimento, altamente significativo, ci ha permesso di riconoscere che ci troviamo in un kairos ecumenico e di riaffermare che ciò che ci unisce è più grande di ciò che ci divide. In comune, infatti, abbiamo «un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un Dio unico e Padre di tutti, che è sopra tutti, fra tutti e in tutti» (Ef 4,5-6).

b) Proprio il Battesimo, che è al principio della sinodalità, costituisce anche il fondamento dell’ecumenismo. Attraverso di esso tutti i cristiani partecipano al sensus fidei e per questo vanno ascoltati con attenzione, indipendentemente dalla loro tradizione, come l’Assemblea sinodale ha fatto nel suo processo di discernimento. Non ci può essere sinodalità senza la dimensione ecumenica.

c) L’ecumenismo è anzitutto una questione di rinnovamento spirituale ed esige anche processi di pentimento e di guarigione della memoria. Nell’Assemblea sono risuonate testimonianze illuminanti di cristiani di diverse tradizioni ecclesiali che condividono l’amicizia, la preghiera e soprattutto l’impegno per il servizio dei poveri. La dedizione per gli ultimi cementa i legami e aiuta a concentrarsi su ciò che già unisce tutti i credenti in Cristo. È importante perciò che l’ecumenismo si sviluppi anzitutto nella vita quotidiana. Nel dialogo teologico e istituzionale prosegue la paziente tessitura dalla comprensione reciproca in un clima di crescente fiducia e apertura.

d) In non poche regioni del mondo c’è soprattutto l’ecumenismo del sangue: cristiani di appartenenze diverse che insieme danno la vita per la fede in Gesù Cristo. La testimonianza del loro martirio è più eloquente di ogni parola: l’unità viene dalla Croce del Signore.

e) La collaborazione tra tutti i cristiani costituisce anche un elemento fondamentale per affrontare le sfide pastorali del nostro tempo: nelle società secolarizzate permette di dare più forza alla voce del Vangelo, in contesti di povertà fa unire le forze a servizio della giustizia, della pace e della dignità degli ultimi. Sempre e ovunque è una risorsa fondamentale per sanare la cultura dell’odio, della divisione e della guerra che contrappone gruppi, popoli e nazioni.

f) I matrimoni tra cristiani che appartengono a diverse Chiese o comunità ecclesiali (matrimoni misti) costituiscono realtà in cui può maturare la sapienza della comunione e ci si può evangelizzare a vicenda.

 

Questioni da affrontare

g) La nostra Assemblea ha potuto percepire la diversità tra le confessioni cristiane nel modo di comprendere la configurazione sinodale della Chiesa. Nelle Chiese Ortodosse, la sinodalità viene intesa in senso stretto come espressione dell’esercizio collegiale dell’autorità propria dei soli Vescovi (il Santo Sinodo). In senso lato, si riferisce alla partecipazione attiva di tutti i fedeli alla vita e alla missione della Chiesa. Non sono mancati riferimenti alle prassi in uso nelle altre comunità ecclesiali, che hanno arricchito il nostro dibattito. Tutto ciò richiede ulteriori approfondimenti.

h) Un altro tema da approfondire riguarda il nesso tra sinodalità e primato ai vari livelli (locale, regionale, universale), nella loro reciproca interdipendenza. Esso richiede una rilettura condivisa della storia, per superare luoghi comuni e pregiudizi. I dialoghi ecumenici in corso hanno permesso di capire meglio, alla luce delle pratiche del primo millennio, che sinodalità e primato sono realtà correlate, complementari e inseparabili. Il chiarimento di questo punto delicato si riflette sul modo di intendere il ministero petrino al servizio dell’unità, secondo quanto auspicato da San Giovanni Paolo II nell’Enciclica Ut unum sint.

i) Va ulteriormente esaminata sotto il profilo teologico, canonico e pastorale la questione della ospitalità eucaristica (communicatio in sacris), alla luce del nesso tra comunione sacramentale ed ecclesiale. Questo tema è particolarmente avvertito dalle coppie interconfessionali. Esso rimanda anche a una riflessione più ampia sui matrimoni misti.

j) È stata sollecitata anche una riflessione sul fenomeno delle comunità “non denominazionali” e dei movimenti di “risveglio” d’ispirazione cristiana, cui aderiscono in gran numero anche fedeli in origine cattolici.

 

Proposte

k) Nel 2025 ricorre l’anniversario del Concilio di Nicea (325), in cui fu elaborato il simbolo della fede che unisce tutti i cristiani. Una commemorazione comune di questo evento ci aiuterà anche a comprendere meglio come nel passato le questioni controverse fossero discusse e risolte insieme in Concilio.

l) Nello stesso anno 2025, provvidenzialmente, la data della solennità di Pasqua coinciderà per tutte le denominazioni cristiane. L’Assemblea ha espresso un vivo desiderio di giungere a trovare una data comune per la festa di Pasqua, così da poter celebrare nello stesso giorno la risurrezione del Signore, nostra vita e nostra salvezza.

m) Si desidera anche continuare a coinvolgere i cristiani di altre confessioni nei processi sinodali cattolici a tutti i livelli e invitare un maggior numero di delegati fraterni alla prossima sessione dell’Assemblea nel 2024.

n) È stata avanzata da alcuni anche la proposta di convocare un Sinodo ecumenico sulla missione comune nel mondo contemporaneo.

o) Si rilancia la proposta di compilare un martirologio ecumenico.

 

13. Il Vescovo di Roma nel Collegio dei Vescovi

b) La promozione dell’unità di tutti i cristiani è un aspetto essenziale del ministero del Vescovo di Roma. Il cammino ecumenico ha permesso di approfondire la comprensione del ministero del Successore di Pietro e deve continuare a farlo anche in futuro. Le risposte all’invito rivolto da S. Giovanni Paolo II nell’enciclica Ut unum sint, come pure le conclusioni dei dialoghi ecumenici, possono aiutare alla comprensione cattolica del primato, della collegialità, della sinodalità e delle loro relazioni reciproche.

 

 

 

Foto © Vatican Media