Pellegrinaggio ecumenico di pace in Sud Sudan

9 feb 2023

Durante quello che è stato chiamato “pellegrinaggio ecumenico di pace”, Papa Francesco ha visitato il Sud Sudan dal 3 al 5 febbraio, insieme all'Arcivescovo di Canterbury, Sua Grazia Justin Welby, e al Moderatore dell'Assemblea Generale della Chiesa di Scozia, il Rev.do Iain Greenshields. Al viaggio ha partecipato anche il Prefetto del Dicastero per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, il Cardinale Kurt Koch.

Per la prima volta nella storia, un Papa ha intrapreso un simile viaggio con leader anglicani e riformati. La visita, già annunciata nel 2017, era stata ulteriormente discussa nel 2019 durante il ritiro dei responsabili del Sud Sudan in Vaticano. Prevista inizialmente nel luglio 2022, essa è stata rinviata a causa dell'infortunio avuto dal Santo Padre al ginocchio. In un videomessaggio di allora, Papa Francesco ha affermato “non perdiamo la fiducia e nutriamo la speranza di incontrarci al più presto, appena sarà possibile”.

Durante il pellegrinaggio, oltre agli impegni con le rispettive comunità ecclesiali, i tre leader hanno partecipato a vari eventi congiunti. Nel suo primo discorso, tenuto davanti ai leader politici e civili e al corpo diplomatico, Papa Francesco ha sottolineato la natura ecumenica della visita: “Eccomi dunque a voi con due fratelli, l’Arcivescovo di Canterbury e il Moderatore dell’Assemblea generale della Chiesa di Scozia… Insieme, tendendovi la mano, ci presentiamo a voi e a questo popolo nel nome di Gesù Cristo, Principe della pace”.

Il Sud Sudan sta attraversando la crisi più pesante in Africa legata al fenomeno drammatico dei rifugiati, con quattro milioni di giovani sfollati. Sabato 4 febbraio, i tre leader hanno incontrato circa 2.500 sfollati interni. L'incontro ha incluso preghiere recitate dal Moderatore e dall'Arcivescovo, e testimonianze di tre giovani. Ripetendo il suo appello a favore della fine del conflitto, Papa Francesco ha spiegato che “c’è bisogno di abbracciare il rischio stupendo di conoscere e accogliere chi è diverso, per ritrovare la bellezza di una fraternità riconciliata e sperimentare l’avventura impagabile di costruire liberamente il proprio avvenire insieme a quello dell’intera comunità”.

Oltre 50.000 persone hanno partecipato alla preghiera ecumenica per la pace di sabato sera. Dopo il Vangelo, l'Arcivescovo Welby e il Moderatore hanno introdotto la comune Professione di Fede. Prima della benedizione, Papa Francesco ha parlato della situazione ecumenica del tutto particolare del Sud Sudan. 

In questo Paese “le comunità cristiane si sono fortemente impegnate nel promuovere percorsi di riconciliazione. Io vorrei ringraziarvi per questa luminosa testimonianza di fede, nata dal riconoscere non solo a parole, ma nei fatti, che prima delle divisioni storiche c’è una realtà immutabile: siamo cristiani, siamo di Cristo. È bello che, in mezzo a tanta conflittualità, l’appartenenza cristiana non abbia mai disgregato la popolazione, ma è stata, ed è tuttora, fattore di unità. L’eredità ecumenica del Sud Sudan è un tesoro prezioso, una lode al nome di Gesù, un atto di amore alla Chiesa sua sposa, un esempio universale per il cammino di unità dei cristiani”. 

Durante l'Udienza Generale dell'8 febbraio nell'aula Paolo VI in Vaticano, Papa Francesco ha fatto riflettuto sulla dimensione ecumenica della visita in Sud Sudan. Parlando del viaggio apostolico intrapreso insieme all'Arcivescovo Welby e al Moderatore Greenshields, ha dichiarato: “Siamo andati insieme per testimoniare che è possibile e doveroso collaborare nella diversità, specialmente se si condivide la fede in Gesù Cristo”. Il Santo Padre ha sottolineato l'importanza del motto della visita: "Prego perché tutti siano una sola cosa" (cfr Gv 17, 21), riferendosi in particolare alla preghiera ecumenica per la pace: "Insieme abbiamo ascoltato la Parola di Dio, insieme gli abbiamo rivolto preghiere di lode, di supplica e di intercessione. In una realtà fortemente conflittuale come quella sud sudanese questo segno è fondamentale, e non è scontato, perché purtroppo c’è chi abusa del nome di Dio per giustificare violenze e soprusi”.

 

 

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