Conferenza stampa del Santo Padre durante il volo di ritorno dalla Grecia

7 dic 2021


 

La conferenza stampa del Santo Padre durante il volo di ritorno dalla Grecia, lunedì 6 dicembre, è stata l’occasione per affrontare diversi argomenti concernenti le relazioni ecumeniche con la Chiesa ortodossa.

In particolare Papa Francesco ha commentato la sua richiesta di perdono espressa davanti all’Arcivescovo Ieronymos:

Sì, grazie. Ho chiesto scusa, ho chiesto scusa davanti a Ieronymos, mio fratello Ieronymos. Ho chiesto scusa per tutte le divisioni che ci sono fra i cristiani, ma soprattutto per quelle che abbiamo provocato noi cattolici. Ho voluto anche chiedere scusa, guardando alla guerra d’indipendenza. Ieronymos mi aveva insegnato qualcosa: che una parte dei cattolici si è schierata con i governi europei perché non si facesse l’indipendenza greca; invece nelle isole, i cattolici delle isole, hanno sostenuto l’indipendenza, sono andati in guerra, alcuni hanno dato la vita per la patria. Ma il centro – diciamo così – in quel momento era schierato sull’Europa… E anche il chiedere scusa per lo scandalo della divisione, almeno per quello di cui noi abbiamo la colpa. Lo spirito di autosufficienza. Ci si chiude la bocca quando sentiamo che dobbiamo chiedere scusa, ma a me sempre fa bene pensare che Dio mai si stanca di perdonare, mai. Siamo noi che ci stanchiamo di chiedere perdono, e quando non chiediamo perdono a Dio, difficilmente lo chiederemo ai fratelli. È più difficile chiedere perdono a un fratello che a Dio, perché noi sappiamo che Lui dice: “Sì, vai, vai, sei perdonato”. Invece, con i fratelli, c’è la vergogna e l’umiliazione… Ma nel mondo di oggi ci vuole l’atteggiamento dell’umiliazione e del chiedere scusa. Tante cose stanno succedendo nel mondo, tante vite disperse, tante guerre… Come non chiederemo scusa?

Tornando a questo, ho voluto chiedere scusa per le divisioni, almeno per quelle che noi abbiamo provocato. Per le altre, sono i responsabili che devono farlo, ma per le nostre chiedo scusa. E anche per quell’episodio della guerra, dove parte dei cattolici si era schierata con il governo europeo, e quelli delle isole sono andati in guerra per difendere… Non so se è sufficiente…

E anche un’ultima scusa – questa mi è venuta dal cuore –:per lo scandalo del dramma dei migranti, per lo scandalo di tante vite annegate nel mare.

 

Circa la dimensione sinodale della Chiesa, il Santo Padre ha affermato:

Sì, siamo un unico gregge, è vero. E questa divisione – clero e laici – è una divisione funzionale, sì, di qualifica, ma c’è una unità, un unico gregge. E la dinamica tra le differenze dentro la Chiesa è la sinodalità: cioè ascoltarsi l’uno con l’altro, e andare insieme. Syn odòs: fare strada insieme. Questo è il senso della sinodalità. Le vostre Chiese ortodosse, anche le Chiese cattoliche orientali, hanno conservato questo. Invece la Chiesa latina si era dimenticata del Sinodo, ed è stato San Paolo VI a re-instaurare il cammino sinodale, 54, 56 anni fa. E stiamo facendo un cammino per avere l’abitudine della sinodalità, del camminare insieme.

Rispondendo a una domanda dell’agenzia TASS, Papa Francesco ha dichiarato:

È in un orizzonte non lontano l’incontro con il Patriarca Kirill. Credo che la prossima settimana venga da me Hilarion per concordare un possibile incontro, perché il Patriarca deve viaggiare – non so dove va… va in Finlandia, ma non sono sicuro. Io sono disposto sempre, sono anche disposto ad andare a Mosca: per dialogare con un fratello non ci sono protocolli. Fratello è fratello, prima di tutti i protocolli. E io con il fratello ortodosso – che si chiami Kirill, che si chiami Chrysostomos, che si chiami Ieronymos, è un fratello – siamo fratelli e ci diciamo le cose in faccia. Non balliamo il minuetto, no, ci diciamo le cose in faccia. Ma come fratelli. È bello vedere litigare i fratelli: è bellissimo, perché appartengono alla stessa Madre, la Madre Chiesa, ma sono un po’ divisi, alcuni per l’eredità, l’altro per la storia che li ha divisi… Ma noi dobbiamo andare insieme e cercare di lavorare e camminare in unità e per l’unità. Io sono riconoscente a Ieronymos, a Chrysostomos, a tutti i Patriarchi che hanno questa voglia di camminare insieme. L’unità… Il grande teologo ortodosso Zizioulas sta studiando l’escatologia, e scherzando una volta dissi che l’unità la troveremo nell’eschaton, lì sarà l’unità. Ma è un modo di dire. Questo non vuol dire che dobbiamo stare fermi aspettando che i teologi si mettano d’accordo, no. Questa è una frase, un modo di dire, è quello che dicono abbia detto Athenagoras a Paolo VI: “Mettiamo tutti i teologi su un’isola e noi andiamo insieme da un’altra parte”. È uno scherzo. Ma i teologi, che continuino a studiare, perché questo ci fa bene e ci porta a capire bene e a trovare l’unità. Ma nel frattempo, noi andiamo avanti insieme. “Ma come?” Sì, pregando insieme, facendo la carità insieme. Per esempio, penso alla Svezia, che ha la Caritas luterano-cattolica, insieme. Lavorare insieme, no? Lavorare insieme e pregare insieme: questo possiamo farlo noi. Il resto, che lo facciano i teologi, che noi non capiamo come si fa. Ma fare questo: l’unità incomincia oggi, per questa strada.

 

 

 

 

 

 

 

 

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