LETTERA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II
A SUA SANTITÀ ARAM I, CATHOLICOS DI CILICIA,
IN OCCASIONE DEL 1700 ANNIVERSARIO
DEL BATTESIMO DELLA NAZIONE ARMENA
20 maggio 2001
A Sua Santità Aram I
Catholicos di Cilicia
"E Gesù, avvicinatosi, disse loro: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro d osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo"" (Mt 28, 18-20).
Fra le due solenni celebrazioni liturgiche dell'Ascensione e della Pentecoste queste parole del Signore Risorto sono proclamate in tutte le comunità cristiane. Nel Cattolicossato Armeno di Cilicia, che celebra oggi il 1700º anniversario del Battesimo della nazione armena, esse assumono un significato particolare. Queste parole di Gesù spiegano perché, nell'anno 301, san Gregorio Illuminatore battezzò il re armeno Tiridates III e fanno comprendere come poco dopo tutta la nazione armena sia giunta a confessare la fede cristiana e a essere battezzata. "La Chiesa cattolica gioisce nel ricordo del provvidenziale lavacro battesimale, grazie al quale la vostra nobile e cara Nazione entrò definitivamente a far parte della schiera di popoli che hanno accolto la vita nuova in Cristo" (Lettera Apostolica per il Battesimo del popolo Armeno, 2 febbraio 2001).
Il Signore Risorto ha assicurato ai discepoli: "Sarò con voi sempre, fino alla fine dei tempi". Quante volte nel corso della storia armena il vostro popolo ha riposto tutta la sua fiducia in queste parole! In tempi gloriosi, quando la nazione armena poteva vivere la fede cristiana in libertà e gioia, questa promessa del Signore era ricordata con fiducia e orgoglio. Nei periodi bui, quando la persecuzione e l'espatrio dolorosi tormentarono la nazione armena, fu ricordata con dolore e desolazione. In questa celebrazione del 1700º anniversario, che tutti gli armeni possano guardare nuovamente al futuro con fiducia, certi che il Signore non abbandona mai il suo gregge fedele!
Il Cattolicossato di Cilicia rappresenta in modo particolare il lungo peregrinare del cristianesimo armeno. Quando l'antico Regno armeno fu attaccato e poi distrutto, molti fedeli si rifugiarono in Cilicia, dove fu creato un nuovo Regno con Capitale Sis. In quell'area il cristianesimo armeno prosperò per secoli, fin quando negli ultimi anni del XIX secolo e nei primi anni del XX secolo drastici cambiamenti politici e sociali provocarono nuovamente la dispersione dei fedeli armeni.
Molti di loro fuggirono nei Paesi vicini, in particolare in Libano e in Siria, mentre altri si dispersero in tutto il mondo. I massacri orribili che portarono alla morte o all'emigrazione di così tanti vostri antenati sono parte della memoria comune. Hanno inflitto profonde ferite personali e collettive che ancora non si sono rimarginate. All'Apostolo Tommaso Gesù disse: "Stendi la tua mano e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente" (Gv 20, 27). Le mani armene hanno toccato ripetutamente le ferite dolorose inferte al Corpo di Cristo sofferente. Parimenti, lo splendore irradiato dal Corpo di Cristo glorificato non ha mai smesso di illuminare i cuori e le menti degli armeni.
Situato in una sorta di crocevia fra diversi popoli e diverse culture, il Cattolicossato di Cilicia ha instaurato, sin dal Medioevo, rapporti cordiali e scambi fecondi con il cristianesimo bizantino, siro e latino. Molti Pastori santi e guide spirituali di Cilicia hanno operato assiduamente per la riconciliazione e la piena comunione fra i cristiani. Hanno seguito l'insegnamento di Narsete Lampronese che scrisse: "Ritengo utile ricordare a Vostra Misericordia che l'amore è il primo di tutti i comandamenti di Dio... il Signore ci ha dato questo precetto che per la sua epoca era nuovo...Non contravveniamo ad esso nutrendo gelosia verso altri cristiani" (Lettera a re Levon di Cilicia).
Nel corso dei secoli, si sono sviluppati rapporti cordiali fra il Cattolicossato di Cilicia e la Chiesa cattolica. Frequenti scambi di visite e di lettere e anche tentativi di ripristinare la piena comunione sono stati parte di questa costante comunicazione fraterna.
Il 1700º anniversario del Battesimo dell'Armenia rappresenta un'opportunità provvidenziale per celebrare e rinnovare il vincolo fraterno fra la Chiesa cattolica e la Chiesa armena. In tempi recenti, un aumento nei contatti ha dato vita a una nuova vicinanza. A proposito del Cattolicossato di Cilicia, Sua Santità il Catholicos Khoren ha aperto la via, rendendo visita alla Chiesa di Roma e a Papa Paolo VI nel 1967. Sua Santità il Catholicos Karekin I, che conosceva la Chiesa di Roma molto bene in quanto aveva partecipato al Concilio Vaticano II come osservatore, mi rese due volte visita, nel 1983 e nel 1992. Infine, Lei, Santità, ha seguito le orme ecumeniche di entrambi i suoi illustri predecessori. In occasione della sua visita a Roma nel 1997, abbiamo avuto la grande gioia di firmare una Dichiarazione Comune, nella quale abbiamo affermato che quando le comunità cristiane "si sono profondamente impegnate nel dialogo ecumenico, un serio riavvicinamento, sostenuto dal reciproco rispetto e dalla reciproca comprensione, costituisce la sola via sicura ed affidabile verso la piena comunione" (25 gennaio 1997).
Lei, Santità, è un promotore sensibile dell'unità cristiana e ha ricoperto incarichi di alta responsabilità in molti organismi ecumenici, inclusi il Consiglio Mondiale delle Chiese e il Consiglio Medio Orientale delle Chiese. Coerente con la migliore tradizione della Chiesa armena, sempre aperta ad altre tradizioni ecclesiali tanto complementari quanto contrastanti, ha fra le sue prime preoccupazioni la riconciliazione e la fraternità cristiane. Prego affinché lo Spirito Santo sostenga il suo impegno ecumenico e lo renda sempre più fecondo mentre entriamo in un nuovo millennio cristiano.
Per celebrare il 1700º anniversario del Battesimo dell'Armenia sono molto lieto di potervi inviare una preziosa reliquia di san Gregorio Illuminatore quale gesto di affetto nel Signore. Di recente ho inviato una reliquia simile a Sua Santità Karekin II così come a Sua Beatitudine Nerses Bedros XIX. Doni scambiati tra cattolici e apostolici, "le reliquie dello stesso santo sono il simbolo di una stretta unità di fede e da loro viene una forte spinta all'unità in Cristo. Sono certo che esse, venerate dal popolo armeno senza distinzione, faranno crescere quella comunione che Cristo vuole per la sua Chiesa. In tal modo la fraternità si rafforzerà nella carità. Non dividiamo le reliquie, ma operiamo e preghiamo perché si uniscano coloro che le ricevono. Le stesse radici e la continuità di una storia di santi e di martiri possano preparare per il vostro popolo un domani di piena partecipazione e di visibile condivisione della fede nel medesimo Signore" (Omelia in occasione della solenne divina liturgia in rito armeno, 18 febbraio 2001, n. 5).
In questa lieta occasione ho chiesto al Cardinale Walter Kasper di trasmettere a Lei, Santità, l'assicurazione della mia sentita preghiera per il Cattolicossato di Cilicia e per tutto il popolo armeno. Faccio mia la bella preghiera della tradizione armena: "Ti rendo grazie, Padre Onnipotente, che hai preparato per noi la Santa Chiesa come un rifugio, un tempio di santità, dove si glorifica la Santissima Trinità. Alleluia! Ti rendiamo grazie, Cristo Re, che ci hai dato la vita attraverso il tuo Corpo e il tuo Sangue santi e donatori di vita. Concedici il perdono e la tua grande misericordia. Alleluia! Ti rendiamo grazie, Spirito di Verità, che hai rinnovato la santa Chiesa. Serbala senza macchia attraverso la fede nella Trinità d'ora in avanti per sempre. Alleluia!" (Preghiera di rendimento di grazie dopo la comunione). Con questi sentimenti la abbraccio, mio amato Fratello nel cuore del Salvatore Risorto.
Dal Vaticano, 20 maggio 2001
GIOVANNI PAOLO II
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