2018 SINODO DEI VESCOVI SUI GIOVANI

 

INTERVENTO DI MARCO FORNERONE
Rappresentante della Comunione Mondiale delle Chiese riformate

 

Santo Padre,fratelli e sorelle,

 

sono profondamente grato di poter partecipare a questo sinodo in rappresentanza della Comunione Mondiale delle Chiese Riformate, di cui viporto il saluto fraterno, insieme a quello della Chiesa valdesedi cui sono pastore.

Voglio cogliere appieno questa occasione, partecipando alla riflessione, che è ormai nello snodo centrale, in cui interpretare quanto si è osservato e riconosciuto, in vista dell'azione. È proprio a questa interpretazione che vorrei dare un contributo. Lo faccio dopo la gioiosa scoperta della fraternità e sororità con cui sono stato accolto e anche quella della grande - a tratti direi quasi sorprendente - vicinanza, non solo nelle questioni da affrontare, ma anche e soprattutto nella riflessione dei Padri sinodali, così come degli uditori e delle uditrici. Una vicinanza tale da ritrovarmi ad utilizzare concetti e a fare sottolineature già ascoltate in aula. È stato richiamato il racconto di Emmaus, quello del giovane ricco, quello della donna samaritana al pozzo; vorrei aggiungere un altro riferimento biblico: quello dell'incontro di Gesù con la donna sirofenicia, richiamato anche nella terza parte di IL. Qui Gesù incontra e ascolta una persona che normalmente è tra chi non è ascoltato. Gesù ascolta e lascia che questo ascolto lo cambi. Gesù accetta che la sua prospettiva venga cambiata dalla realtà di questa donna che crede e che ama.

Cari Padri Sinodali, il mio invito è ad osare fino in fondo la vostra apertura nell'ascolto di chi non è o non è stato ascoltato abbastanza, di chi è normalmente fuori dal processo decisionale, ma in questo sinodo è stato portato dentro, addirittura al centro: i giovani e le giovaniquest'ultime nel loro essere giovani e nel loro essere donne. La gioventù porta infatti la promessa di ciò che è nuovo e ancora non c'è, e le donne sono oggi portatrici di uno simile potenziale che ancora non è lasciato libero di esprimersi pienamente.

La seconda parte di IL riflette sul compito che la Chiesa ha di accompagnare il discernimento dei e delle giovanidi tutte e tutti, nella convinzione che a ognuno e ognuna Dio rivolga una vocazione. AI n. 113 viene giustamente sottolineato come tale discernimento richieda una grande apertura, perché avviene in situazioni e percorsi molto vari e complessi, spesso parecchio diversi da quelli in riferimento ai quali la Chiesa ha formulato le sue indicazioni fino ad oggi. Diversi temi sono stati nominati: sessualità, famiglia, secolarizzazione, rapporti sociali... Rispetto a questa sorta di difformità della realtà rispetto alle aspettative, che potrebbe far sorgere il desiderio di correggerla, mi sembra importante ricordare - come fa il n. 118 - che la realtà è più importante dell'idea. Il mondo nel quale siamo semplicemente è, la sua realtà va riconosciuta nella sua importanza. È a questo mondo, quello che esiste, che dobbiamo rivolgerci, non a quello che vorremmo al suo posto, che è appunto un'idea. Anche questo è discernimento e i e le giovani, che sono figli e figlie di questo tempo, sono tra i soggetti più competenti alla sua comprensione, possono dunque accompagnare la Chiesa nel riconoscimento e nell'interpretazione dei segni dei tempi. Nella direzione di quanto è stato detto in questo Sinodo e anche di quello che è uno dei più significativi sviluppi teologici del nostro tempo, è necessario riconoscere la gioventù come luogo teologico, i e le giovani - e le donne! - come fonte della teologia insieme ai poveri.

La mia speranza è che la Chiesa di cui questo Sinodo è espressione, proprio come con la donna sirofenicia ha fatto Gesù - che è la norma della Chiesa - abbia il coraggio di lasciarsi cambiare dall'incontro e dall'ascolto.

 

Vi ringrazio dal profondo.