1992 Udienza Generale

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Un fraterno pensiero di solidarietà è rivolto dal Papa al popolo ebraico, in occasione della ricorrenza del XXVII anniversario della promulgazione della Dichiarazione “Nostra aetate” del Concilio Vaticano II, avvenuta il 28 ottobre 1965, ed in occasione delle solenni festività di apertura dell’anno ebraico. Queste le parole del Santo Padre. 

Un pensiero di fraterna solidarietà desidero ora rivolgere ai membri del popolo ebraico. Proprio oggi, infatti, ricorre l’anniversario della promulgazione della Dichiarazione del Concilio Vaticano II “Nostra aetate” sui rapporti della Chiesa con le religioni non cristiane, e in special modo con i discendenti della “stirpe di Abramo”. Inoltre, la scorsa settimana si è chiuso il ciclo delle solenni festività di apertura dell’anno ebraico, con la celebrazione di “Simhath Torà”, la “Esultanza per la Legge” divina. Rilevo queste ricorrenze avendo nell’animo molto viva l’amarezza per le notizie di attacchi e di profanazioni, che da qualche tempo offendono la memoria delle vittime della Shoà in quegli stessi luoghi che sono stati testimoni delle sofferenze di milioni di innocenti.

Come insegna il Concilio, e come ho ripetuto anche nella Sinagoga di Roma, la Chiesa “deplora gli odi, le persecuzioni, e tutte le manifestazioni dell’antisemitismo, dirette contro gli ebrei in ogni tempo e da chiunque” (Nostra aetate, 4).

Più in generale, dinanzi ai ricorrenti episodi di xenofobia, di tensioni razziali e di nazionalismi estremi e fanatici, sento il dovere di ribadire che ogni forma di razzismo è un peccato contro Dio e contro l’uomo, giacché ogni persona umana reca impressa in sé l’immagine divina.

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