L’UNITA’ COME DONO DELLO SPIRITO SANTO[1]

 

 

Kurt Card. Koch

 

Si vede di quale spirito è figlio l’uomo. Così siamo soliti dire quando constatiamo in un uomo un comportamento un po’ particolare e lo consideriamo espressione del suo spirito. Infatti lo spirito è l’elemento più intimo dell’uomo e fa sì che l’uomo si riconosca meglio. Paolo nella lettura odierna si fonda su questa saggezza di vita e distingue due tipi di spirito: lo spirito del mondo che orienta l’uomo verso le cose terrene e lo Spirito che proviene da Dio. Questo Spirito l’abbiamo ricevuto “per riconoscere ciò che Dio ci ha donato”.

Nella fede sappiamo che l’essenza della nostra vita personale ed ecclesiale è un dono. In quanto cristiani ci consideriamo uomini debitori e pertanto grati, persone che in ultima analisi debbono tutto a Dio e che gli ridanno ciò che hanno ricevuto. Ciò vale anche considerando il tema che discuteremo oggi nella prima relazione, ovvero il dialogo ecumenico e l’unità dei cristiani che con esso cerchiamo. Infatti l’opera dell’ecumenismo sta o cade con la convinzione di fede che l’unità dei cristiani non si può ottenere soprattutto e non unicamente grazie ai nostri sforzi umani. Noi cristiani non possiamo fare da soli l’unità e nemmeno possiamo definirne il momento e la forma. Noi cristiani produciamo scissioni; questo indicano la storia e anche il presente. L’unità invece la possiamo solo ricevere in dono – dallo Spirito di Dio. Dovremmo quindi affidarci all’opera misteriosa dello Spirito e avere fiducia in lui almeno quanto abbiamo fiducia nei nostri stessi sforzi ecumenici.

Così stanno le cose, soprattutto perché lo Spirito non ci regala solo l’unità, ma anche la molteplicità, come rileva Papa Francesco costantemente: “Lo Spirito Santo è lo Spirito di unità, che non significa uniformità. Solo lo Spirito Santo può suscitare la diversità, la molteplicità e, nello stesso tempo, operare l’unità.”[2] La sua opera mira a un’unità che vive nella molteplicità e a una molteplicità che si raccoglie nell’unità. La sua opera in questo si distingue dai nostri sforzi umani. Infatti noi uomini vogliamo produrre diversità e pluralità eppure siamo sempre tentati di chiuderci in particolarismi ed esclusivismi. E d’altro canto noi uomini vogliamo produrre unità e siamo pur tentati di realizzare uniformizzazione ed uniformità. Invece è lo Spirito Santo che suscita diversità e opera l´unità. Poiché lo Spirito di Dio è armonia, come ha detto magnificamente San Basilio Magno: “Ipse harmonia est”.

Dato che l’unità è in primo luogo un dono di Dio, la preghiera per l’unità è la migliore preparazione per ricevere questo dono dallo Spirito Santo. Ci ricorda che lo sforzo ecumenico è innanzitutto un compito spirituale. Questa via ci viene indicata già dalla preghiera sacerdotale di Gesù, “ut unum sint”. In questa preghiera da sommo sacerdote Gesù non ha ordinato l’unità ai suoi discepoli né l’ha pretesa da loro, ma ha pregato per essa. Ciò significa per la ricerca ecumenica dell’unità dei cristiani che la preghiera è e deve rimanere la caratteristica determinante di ogni sforzo ecumenico. Infatti senza preghiera non ci può essere unità. Lo sforzo ecumenico risponde piuttosto alla preghiera del Signore ed è un intonare questa preghiera sapendo che saremo un tutto unico quando ci lasceremo catturare dallo Spirito di questa preghiera.

La centralità della preghiera per l’unità nello sforzo ecumenico ha trovato molto presto un’espressione visibile, essendo stata la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani all’origine del movimento ecumenico e era dunque, fin dall’inizio, un’iniziativa ecumenica. Era la preghiera per l’unità dei cristiani a spianare la strada al movimento ecumenico, che è stato nella sua essenza un movimento di preghiera. Papa Benedetto XVI ha illustrato l’idea con un’immagine chiara: “La barca del’ecumenismo non sarebbe mai uscita dal porto, se non fosse stata mossa da quest´ampia corrente di preghiera e spinta dal soffio dello Spirito Santo.”[3]

Questo movimento di preghiera non può essere un inizio che a un certo punto abbandoniamo. Si tratta piuttosto di un inizio che anche oggi deve camminare con noi e deve accompagnare tutti gli sforzi ecumenici. Così anche in questa Santa Messa vogliamo presentare al Signore la preghiera del cuore per l’unità e pregarlo di inviarci quello Spirito “che proviene da Dio, affinché riconosciamo ciò che Dio ci ha donato”. Amen

 

Lettura: 1 Cor 2, 10b-16

Vangelo: Lc 4, 31-37

 

 

 

 

 

[1] Omelia nell’Eucaristia del giorno in occasione del Seminario di formazione per i nuovi Vescovi dei Territori di missione presso il Pontificio Collegio San Paolo Apostolo a Roma, il 4 settembre 2018.

 

 

[2]  Francesco, Omelia nella Cattedrale Cattolica dello Spirito Santo in Istanbul il 29 novembre 2014.

 

 

[3] Benedetto XVI, Omelia nella celebrazione dei Vespri nella festa di conversione di San Paolo a conclusione della settimana di preghiera per l´unità dei Cristiani il 25 gennaio 2008.