Il dialogo con gli ebrei: alle radici della fede cristiana

Rev.do Padre Norbert Hofmann, SDB
Segretario della Commissione per le relazioni con l'Ebraismo

 

Il dialogo della Chiesa cattolica con l’ebraismo ha a che fare con l’identità cristiana stessa, poiché il cristianesimo ha chiaramente radici ebree. Gesù era ebreo e quindi legato strettamente alla tradizione ebraica. Maria di Nazaret e gli apostoli erano ebrei, profondamente segnati dalla cultura e dalla religione ebraiche. La dichiarazione del Concilio Vaticano II Nostra aetate (N. 4) ribadisce questo fatto inserendolo nel più ampio contesto del pensiero paolino: “Inoltre la Chiesa ha sempre davanti agli occhi le parole dell’apostolo Paolo riguardo agli uomini della sua stirpe: «dei quali è l’adozione a figliuoli e la gloria e i patti di alleanza e la legge e il culto e le promesse, ai quali appartengono i Padri e dai quali è Cristo secondo la carne» (Rom 9,4-5), Figlio di Maria Vergine. Essa ricorda anche che dal popolo ebraico sono nati gli Apostoli, fondamenta e colonne della Chiesa, e così quei moltissimi primi discepoli che hanno annunciato al mondo il Vangelo di Cristo”. La Sacra Scrittura, sia l’Antico che il Nuovo Testamento, è stata redatta nel contesto della tradizione ebraica ed è in tale contesto che essa può essere meglio compresa. Dio ci ha donato la sua Parola fattasi uomo nel contesto della tradizione ebraica. Nella storia della salvezza, non è un caso che Dio si sia fatto uomo nel popolo ebraico.

Naturalmente, dal tempo di Gesù, l’ebraismo ha conosciuto sviluppi e cambiamenti. Ma l’elemento essenziale è sempre la Tora come Parola rivelata di Dio, insieme alla sua interpretazione, al nesso tra tradizione scritta e tradizione orale, al compimento della volontà di Dio conformemente alla Scrittura, al rispetto di quei principi etici espressi nella Bibbia per una vita riuscita nel giusto rapporto con Dio. L’ebraismo odierno attinge alla ricca tradizione del passato e si sforza di attuarla nel presente. Se guardiamo alle singole correnti e ai singoli sviluppi all’interno dell’ebraismo odierno, costatiamo una situazione alquanto varia e sfaccettata. “L’ebraismo” come entità astratta normativa non sembra esistere; ci sono tuttavia concretamente singoli individui, comunità locali, associazioni ed organizzazioni con i loro obiettivi, che vivono da una tradizione comune e variamente condivisa.

Dato che il cristianesimo ha radici ebree, il dialogo tra cattolici ed ebrei non deve rappresentare semplicemente un’opzione, che può anche essere trascurata in certe circostanze, nel contesto dei tanti dialoghi tra la Chiesa cattolica e le altre religioni e culture. Il dialogo con l’ebraismo è fondamentale per i cristiani dal punto di vista della loro stessa identità; esso permette di approfondire la consapevolezza dell’essere cristiani. Di fatti, dal punto di vista teologico, noi cristiani, per la coscienza della nostra identità, abbiamo bisogno dell’ebraismo, sia dell’ebraismo del tempo di Gesù che dell’ebraismo di oggi che da esso si è sviluppato.

Oggi, 17 gennaio, la Chiesa in Italia celebra la “Giornata dell’ebraismo”, come espressione del grande valore attribuito all’ebraismo dalla Chiesa cattolica. È un’occasione per riprendere coscienza con gratitudine delle radici ebree della nostra fede cristiana ed allo stesso tempo per ricordare e far conoscere il dialogo attuale con l’ebraismo. Là dove cattolici ed ebrei vivono fianco a fianco, non di rado hanno luogo iniziative comuni, sia a livello accademico che a livello pastorale (ad esempio, lezioni universitarie in questa specifica ricorrenza, l’interpretazione di un salmo dal punto di vista ebraico e dal punto di vista cristiano, lo scambio di visite nelle comunità reciproche, ecc.). Non è solo la Conferenza episcopale italiana ad aver introdotto il 17 gennaio la “Giornata dell’ebraismo”, ma anche quella polacca e quella austriaca. In questi tre paesi la Giornata è stata molto ben accolta. Papa Benedetto XVI, tramite il Cardinale Segretario di Stato, ha incaricato la Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo di condurre un sondaggio sull’introduzione di una “Giornata dell’ebraismo” al livello delle Conferenze episcopali nei paesi in cui grandi comunità ebraiche sono in dialogo con la Chiesa cattolica. La maggior parte delle Conferenze episcopali si è espressa a favore di tale iniziativa. Nei Paesi Bassi, la Conferenza episcopale ha preso da sola la decisione di introdurre una “Giornata dell’ebraismo”, che sarà festeggiata per la prima volta ufficialmente il 17 gennaio 2008 ad Amsterdam. La Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo è naturalmente lieta di questo evento ed invia un suo rappresentante a leggere il messaggio del Presidente, il Cardinale Walter Kasper. È auspicabile che anche le Conferenze episcopali di altri paesi seguano l’esempio dei quattro paesi menzionati.

Negli ultimi anni, al di là delle piccole irritazioni che fanno parte della natura stessa del dialogo, il dialogo con l’ebraismo ha compiuto grandi passi in avanti. Esemplare dal punto di vista degli sforzi intrapresi, degli incontri e delle attività della Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo è il dialogo con il Grande Rabbinato di Israele. Dal giugno del 2002 sono stati avviati contatti tra questo e la Commissione. Un primo impulso decisivo per lo sviluppo di tali contatti è stato dato da Papa Giovanni Paolo II, che, durante la sua visita in Israele, ha dimostrato la volontà di allacciare un dialogo con le istituzioni ebraiche. Nel novembre del 2001, anche il Cardinale Walter Kasper si è recato in Terra Santa ed ha ribadito la disponibilità da parte del Vaticano di intavolare con gli ebrei in Israele un dialogo fruttuoso. Naturalmente, singole iniziative esistevano già (ed esistono tuttora) in Israele, ma nessuna coinvolgeva rappresentanti ufficiali a un livello istituzionale. È comprensibile che, a causa della complessità politica del paese, tale dialogo comporti difficoltà del tutto specifiche. Va ricordato ad esempio che Israele è l’unico paese in cui una minoranza cristiana si trova a vivere insieme ad una maggioranza ebrea; molti problemi sono pertanto legati alla rispettiva appartenenza etnica. In tal senso, Giovanni Paolo II aveva sicuramente ragione nel dire durante una udienza privata per i due Gran Rabbini d’Israele il 16 gennaio 2004 che questo dialogo è un segno di grande speranza. Potremmo addirittura vedere come un “piccolo miracolo” il fatto che, in circostanze esterne così sfavorevoli, il dialogo con l’ebraismo in Israele abbia potuto mettersi in moto ad alto livello ed abbia già prodotto risultati incoraggianti. Fino ad oggi, hanno avuto luogo complessivamente sette riunioni delle due delegazioni, in alternanza a Roma e a Gerusalemme, in un’atmosfera di reciproca fiducia ed amicizia. I temi affrontati sono i seguenti: la santità della vita umana; i valori della famiglia; il valore della Sacra Scrittura per la società e l’istruzione; la giustizia sociale e la condotta etica; la relazione tra autorità religiosa ed autorità civile nella tradizione ebraica e nella tradizione cristiana; la relazione tra la vita umana e la tecnologia; la libertà di religione e di coscienza ed i suoi limiti. Su tali argomenti, al termine delle riunioni, sono state rilasciate dichiarazioni comuni, elaborate nel corso delle sessioni. L’ultimo incontro si è tenuto dall’11 al 13 marzo del 2007 a Gerusalemme; il prossimo è previsto a Roma dal 9 all’11 marzo 2008. Le due città, Gerusalemme e Roma, sono state scelte appositamente come luogo per le riunioni in base alle rispettive tradizioni religiose. La delegazione ebrea del Grande Rabbinato si compone esclusivamente di rabbini ortodossi, fortemente segnati dalle proprie esperienze e convinzioni religiose. Questo traspare chiaramente nell’ambito delle discussioni. Tutto ciò rivela una nuova tendenza, una tendenza che sembra manifestarsi sempre più marcatamente: l’ebraismo ortodosso mostra nell’insieme una maggiore apertura e disponibilità al dialogo e sempre più accetta di discutere questioni religiose. Il dialogo con il Grande Rabbinato di Israele diventa pertanto la porta di accesso all’ebraismo ortodosso della diaspora nel suo insieme, che si trova al di fuori dello Stato di Israele.

Al di là di tutte le attività umane, non dobbiamo comunque scordarci che la riconciliazione e la mutua comprensione nella auspicata amicizia tra ebrei e cristiani è opera dello Spirito Santo. In questo senso, dobbiamo essere grati a Dio, che si è rivelato innanzitutto al popolo di Israele ma che si è donato nel suo amore infinito a tutta l’umanità nella persona di Gesù Cristo. Dio è all’opera quando ebrei e cristiani riescono ad essere insieme testimoni del Suo amore per l’umanità. È questo il vero senso profondo della odierna “Giornata dell’Ebraismo”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'Osservatore Romano, 17 gennaio 2008