Le relazioni con le Chiese ortodosse orientali

DIALOGO DELLA VITA*

 

Hyacinthe Destivelle, OP

Officiale della Sezione orientale
Pontificio Consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani

 

Le Chiese ortodosse orientali formano un’unica famiglia di Chiese di diverse tradizioni (armene, copte, siriache) unite non solo da una comune fede in Cristo, così come è stata definita dai primi concili ecumenici, ma anche da una storia comune segnata dalla persecuzione e dall’esodo. Grazie ai contatti ecumenici stabiliti dopo il concilio Vaticano II con queste antiche comunità cristiane, che radunano circa cinquanta milioni di fedeli, le nostre Chiese sono ora più vicine di quanto non lo siano mai state nel corso dei secoli. Infatti, dopo millecinquecento anni di separazione, rimane intatto un solido fondamento comune di fede e di prassi sacramentale. Quest’articolo intende presentare le relazioni della Santa Sede con le Chiese ortodosse orientali nel corso del 2018, anno particolarmente ricco di passi compiuti nel dialogo della verità, nel dialogo della carità e anche in quello che può essere chiamato il dialogo della vita.

Il dialogo teologico con le Chiese ortodosse orientali è condotto nel quadro di una commissione multilaterale e di tre commissioni bilaterali. Una commissione multilaterale, detta Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse orientali, fondata nel 2003, riunisce annualmente rappresentanti della Chiesa cattolica e di sette Chiese che riconoscono i tre primi concili ecumenici: il patriarcato siro ortodosso d’Antiochia, le Chiese apostoliche armene (la sede di Etchmiadzin e il catholicossato di Antelias), la Chiesa copta ortodossa d’Egitto, le Chiese ortodosse Tewahedo di Eritrea e di Etiopia, la Chiesa ortodossa sira malankarese. Dopo l’adozione di un primo documento nel 2009 sulla natura della Chiesa e di un secondo nel 2015 sulla comunione nella vita della Chiesa, la commissione prosegue la terza fase del dialogo sulla questione dei sacramenti. Su questo tema si è tenuta, dal 29 gennaio al 5 febbraio 2018, la quindicesima sessione plenaria della commissione, presso il catholicossato di Etchmiadzin della Chiesa armena apostolica. Sotto la copresidenza del cardinale Kurt Koch e del metropolita ortodosso copto Bishoy di Damiette, i membri hanno studiato in particolare i sacramenti della riconciliazione, dell’unzione dei malati e dell’ordine. La discussione ha permesso di evidenziare un ampio consenso nella teologia di questi sacramenti, anche se esistono usanze diverse nella loro amministrazione.

La commissione continuerà questa riflessione durante la prossima sessione, prevista a Roma dal 28 gennaio al 1° febbraio 2019, concentrandosi sul sacramento del matrimonio, tema particolarmente delicato tenendo conto dell’approccio teologico diverso in Occidente e in Oriente. I membri ortodossi orientali avranno anche il compito di trovare un successore al metropolita Bishoy, copresidente della commissione sin dalla sua fondazione, deceduto nel settembre 2018. Ci auguriamo che il dialogo, i cui lavori si svolgono in un clima particolarmente fraterno, possa proseguire serenamente il suo fruttuoso cammino. Di questa commissione sono membri due Chiese ortodosse malankaresi del Kerala (India del sud): la Chiesa ortodossa sira malankarese e la Chiesa sira ortodossa malankarese (jacobita, parte del patriarcato siro ortodosso d’Antiochia). Con ambedue, dal 1989, sono stati stabiliti due dialoghi bilaterali paralleli, mantenuti nonostante la fondazione della Commissione teologica multilaterale, che vertono su tre tematiche principali: la storia della Chiesa, la testimonianza comune e l’ecclesiologia.

La Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa sira ortodossa malankarese ha tenuto il suo incontro annuale il 10 dicembre 2018 presso lo Spirituality Center di Manganam (Kottayam), co-presieduta da monsignor Brian Farrell, segretario del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, e dal metropolita Kuriakose Mor Theophilose, vicario patriarcale in Germania, Svizzera e Austria. All’ordine del giorno della riunione figurava principalmente un progetto di “riflessione comune” circa gli orientamenti pastorali sui matrimoni misti firmati dalle autorità di entrambe le Chiese, in seguito all’accordo raggiunto su questo tema nel 1994. Nello stesso luogo si è tenuto, i giorni seguenti, 11 e 12 dicembre, l’incontro della Commissione mista internazionale per il dialogo tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa sira malankarese, co-presieduta da monsignor Farrell e dal metropolita di Delhi, Yuhanon Mar Demetrios. La commissione ha esaminato gli aggiornamenti su vari progetti pratici: pubblicazione delle fonti della storia dei cristiani dell’India del sud, letture patristiche comuni per ogni giorno dell’anno, linee guida sulla cooperazione pastorale.

Un terzo importante dialogo bilaterale è in corso con la Chiesa assira dell’Oriente, che non fa parte della commissione multilaterale sopramenzionata. La Commissione mista per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa assira dell’Oriente, fondata in seguito alla dichiarazione cristologica comune del 1994 tra Giovanni Paolo II e il catholicos-patriarca Mar Dinkha IV, ha concluso nel 2017 la sua prima fase di lavoro con la firma di una Dichiarazione comune sulla “vita sacramentale” e cominciato una nuova fase di dialogo sul mistero della Chiesa. Dal 5 al 9 novembre 2018, presso la Domus Sanctae Marthae, la commissione ha tenuto la sua sessione plenaria, co-presieduta da monsignor Johan Jozef Bonny, vescovo di Anversa, e da Mar Awa Royel, vescovo assiro della California, e studiato le quattro note della Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica, nel patrimonio liturgico, biblico, patristico della Chiesa d’Oriente. I membri della commissione sono stati ricevuti il 9 novembre da Papa Francesco, che ha sottolineato un importante principio del dialogo, dichiarando che «le diversità pratiche e disciplinari non sempre sono di ostacolo all’unità» e che «alcune differenze nelle espressioni teologiche possono essere considerate complementari piuttosto che conflittuali».

Il dialogo della verità non sarebbe possibile senza la fraternità vissuta e promossa nell’ambito del “dialogo della carità”. Al riguardo devono essere menzionati tre eventi a proposito delle relazioni con le Chiese ortodosse orientali nel 2018. Il primo è la visita in Vaticano dei patriarchi armeni Karekin II e Aram I il 5 aprile in occasione della benedizione, da parte di Papa Francesco, di una statua di san Gregorio di Narek nei Giardini vaticani, celebrazione alla quale ha partecipato anche il patriarca armeno cattolico Krikor Bedros XX. Gregorio di Narek, santo armeno del decimo secolo introdotto nel martirologio romano nel 2001 e proclamato dottore della Chiesa nel 2015, è una chiara testimonianza che il riconoscimento reciproco della santità è una via privilegiata per l’unità. Il patriarca Karekin ha incontrato una seconda volta Francesco in Vaticano il 24 ottobre in occasione di una visita pastorale in Italia, accompagnato dall’arcivescovo Khajag Barsamian, nuovo rappresentante della Chiesa armena a Roma.

Un’altra significativa visita a Roma è stata quella del catholicos patriarca Mar Gewargis III, capo della Chiesa assira dell’Oriente, il 9 novembre. Alla fine di una preghiera comune per la pace con Papa Francesco nella cappella Redemptoris Mater del Palazzo apostolico, è stata firmata un’importante dichiarazione comune sulla situazione dei cristiani in Medio oriente. Il documento riafferma in particolare che «il Medio oriente senza i cristiani non sarebbe più il Medio oriente» e sottolinea il valore del martirio comune nel cammino ecumenico: «Come il sangue di Cristo, versato per amore, ha portato riconciliazione e unità e fatto prosperare la Chiesa, così anche il sangue di questi martiri del nostro tempo, membri di Chiese diverse, ma uniti dalla loro comune sofferenza, è seme di unità cristiana» (n. 4).

Sulla stessa tematica del Medio oriente, un terzo evento di rilievo, anzi storico, ha avuto luogo nelle relazioni tra la Santa Sede e le Chiese ortodosse e ortodosse orientali nel 2018. Il 7 luglio Francesco ha accolto a Bari i capi delle Chiese del Medio oriente per un incontro di preghiera e di riflessione. Per la prima volta nella storia erano radunati, accanto al Vescovo di Roma, il patriarca ecumenico, il patriarca di Alessandria e anche quattro capi di Chiese orientali: il papa copto Tawadros II, il patriarca siro Ignatius Aphrem II, il catholicos armeno di Cilicia Aram I e il catholicos patriarca assiro Mar Gewargis. Al di là del “dialogo della carità”, si può parlare di un vero “dialogo della vita” suscitato da una comune preoccupazione e da una comune speranza per un avvenire di pace nel Medio oriente. Sulla soglia della basilica di San Nicola, Papa Francesco con i capi delle Chiese ha fatto volare alcune colombe. Come ha commentato fratel Enzo Bianchi, «dalla soglia di quella chiesa, assieme alle colombe annunciatrici di pace, chissà che non abbia preso il volo anche l’anelito più ardente per l’unità visibile dei cristiani, chissà che l’incontrarsi insieme come fratelli attorno all’unica tavola non sia profezia che affretta il giorno in cui alla stessa tavola si potrà comunicare all’unico pane e all’unico calice, al corpo e al sangue dell’unico Signore delle nostre chiese e delle nostre vite».

 

* Articolo pubblicato ne L'Osservatore Romano, 25 gennaio 2019, N° 20, p. 6.