Risultati e sfide di un anno di lavoro

NEL 2018 IL BILANCIO ECUMENICO CHIUDE IN POSITIVO*

 

Avelino González-Ferrer

Officiale della Sezione occidentale
Pontificio Consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani

 

 Il 2018 ha visto sia proficui risultati che sfide significative per l’ecumenismo. Da un lato, si è svolta la storica visita di Papa Francesco a Ginevra, in Svizzera, per commemorare il settantesimo anniversario dell’istituzione del Consiglio ecumenico delle Chiese. Il Santo Padre, con il suo pellegrinaggio dal motto «Camminare, pregare e lavorare insieme», ha esortato al dialogo come strumento per prevenire i conflitti in tutto il mondo. Dall’altro lato, il 15 ottobre 2018, si è assistito alla scissione tra la Chiesa ortodossa russa e il patriarcato ecumenico di Costantinopoli come risposta alla decisione presa dal Sinodo del Patriarcato ecumenico di confermare l’intenzione di andare avanti con la concessione dell’autocefalia (indipendenza) alla Chiesa ortodossa in Ucraina. Entrambi gli eventi hanno comunque offerto un’opportunità per intensificare le relazioni e gli sforzi con i fedeli di tutte le comunità cristiane, nel nostro comune impegno volto a realizzare l’unità che Cristo desidera per la sua Chiesa.

Il 23 giugno 2018 è stato costruito un nuovo ponte di dialogo con la prima visita effettuata in Vaticano da una delegazione dell’Organization of African Instituted Churches (Oaic) guidata dal segretario generale, il reverendo Nicta Lubaale Makiika, per incontrare Papa Francesco. L’Oaic riunisce le African Independent Churches (Aics), chiese africane locali fondate durante il periodo coloniale, che hanno sviluppato forme di culto, di teologia e di organizzazione sociale indigene, tutte profondamente ispirate a una visione carismatica, che è sia cristiana sia africana. Ci sono circa 60 milioni di membri dell’Aic appartenenti a decine di migliaia di confessioni nell’Africa subsahariana e nella diaspora africana. La sede internazionale dell’Oaic si trova a Nairobi, in Kenya.

Un altro importante evento nel 2018 è stato l’incontro tenutosi il 5 novembre a Ginevra tra i rappresentanti della Chiesa cattolica e gli altri firmatari della Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione. Tale riunione ha dato avvio a una discussione sui prossimi passi che potrebbero essere intrapresi verso una comunione più profonda sulla base della crescita del consenso sulla dottrina della giustificazione. Fin dal suo inizio, il dialogo luterano-cattolico ha mirato all’unità piena e visibile della Chiesa. Una pietra miliare di questo dialogo è stata la solenne firma ad Augsburg, in Germania, nel 1999, della Dichiarazione Congiunta sulla dottrina della giustificazione tra la Federazione luterana mondiale e la Chiesa cattolica. Il 18 luglio 2006, a conclusione di processi interni, il Consiglio metodista mondiale ha votato all’unanimità di adottare la Dichiarazione congiunta. Il 5 luglio 2017, in occasione di un servizio di preghiera ecumenico celebrato a Wittenberg, in Germania, anche la Comunione mondiale delle chiese riformate si è associata formalmente alla Dichiarazione. Più di recente, la Comunione anglicana ha riconosciuto e apprezzato la sostanza della Dichiarazione Congiunta nel corso della riunione del Consiglio consultivo anglicano dell’aprile 2016, e ha firmato pubblicamente una risoluzione affermativa durante un servizio liturgico che ha avuto luogo nell’abbazia di Westminster il 31 ottobre 2017. 

Ora che queste cinque comunioni hanno espresso un accordo sul fulcro della dottrina della Dichiarazione congiunta e, il 31 ottobre 2016 a Lund, si sono unite nella commemorazione comune della Riforma, sorge la questione di cosa possano fare le Chiese — che non lo stanno già facendo — per testimoniare una più profonda comunione. Per contribuire al discernimento della via da seguire, il Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, i segretari generali e altri rappresentanti dei quattro principali firmatari cristiani della Dichiarazione congiunta si riuniranno per una consultazione presso l’Università di Notre Dame dal 26 al 28 marzo 2019.

Il 2018 si è concluso con il secondo incontro della terza fase delle conversazioni ecumeniche internazionali tra l’Alleanza battista mondiale e il Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. La riunione, tenutasi a Roma dal 10 al 14 dicembre, ha affrontato il tema «Il contesto della testimonianza comune». La discussione si è incentrata sulla situazione culturale mondiale in cui oggi la testimonianza cristiana comune è portata avanti da battisti e cattolici su questioni quali la globalizzazione, il pluralismo, il secolarismo e la crescita costante dei cosiddetti “nones” (coloro che non aderiscono più ad alcuna religione istituzionalizzata). L’argomento trattato in questo secondo incontro aiuta ad approfondire il tema generale della terza fase del dialogo, intitolata «La dinamica del Vangelo e la testimonianza della Chiesa».

L’incontro battista-cattolico a Roma ha seguito la tradizione consolidata della preghiera comune, delle conversazioni teologiche e della condivisione dei pasti. Come parte del programma ecumenico erano previsti un incontro con Papa Francesco durante l’udienza generale di mercoledì 12 dicembre e una visita a una chiesa battista locale, a Trastevere. Il gruppo battista-cattolico si riunirà ogni anno fino al 2021 per questa terza fase di conversazioni.

Ricordiamo infine che nel 2018 il movimento ecumenico mondiale ha perso due importanti figure: il reverendo Billy Graham, evangelista della Southern Baptist Convention, e, più recentemente, il reverendo Harding Meyer, teologo e pastore luterano. Entrambi erano visionari e pionieri ecumenici. Graham rese visita a Papa Giovanni Paolo II nel gennaio del 1981, dando inizio a una lunga e armoniosa amicizia. Egli è stato un personaggio chiave nel raccogliere consenso in favore del consolidamento delle relazioni diplomatiche tra gli Stati Uniti e la Santa Sede. Nel 1984, il presidente Ronald Reagan e Papa Giovanni Paolo II resero ufficiali tali relazioni. Graham è stato inoltre determinante nell’istituzione del dialogo tra l’Alleanza battista mondiale e la Chiesa cattolica. 

Meyer, contribuendo anche alla preparazione della Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione, è stato impegnato per venticinque anni nel dialogo internazionale luterano-cattolico, al quale prese parte sin dal primo incontro avvenuto nel 1967. Le vite di queste due importanti figure testimoniano come la leadership coraggiosa e l’arte del dialogo possano avere un impatto positivo nel mondo, generando il potenziale capace di condurre a una maggiore unità e pace.

 

* Articolo pubblicato ne L'Osservatore Romano, 24 gennaio 2019, N° 19, p. 6.