NOSTRA AETATE § 4

 

Il 28 ottobre 1965 Papa Paolo VI promulgò la Dichiarazione conciliare Nostra aetate, ritenuta “testo fondativo” del dialogo con le Religioni.

In particolare, al paragrafo 4, la Dichiarazione fa alcune asserzioni importanti sulla relazione della Chiesa con l’ebraismo. Nella prima fondamentale affermazione leggiamo: “Scrutando il mistero della Chiesa, il sacro Concilio ricorda il vincolo con cui il popolo del Nuovo Testamento è spiritualmente legato con la stirpe di Abramo...Essendo perciò tanto grande il patrimonio spirituale comune a cristiani e ad ebrei, questo sacro Concilio vuole promuovere e raccomandare tra loro la mutua conoscenza e stima, che si ottengono soprattutto con gli studi biblici e teologici e con un fraterno dialogo”. Queste parole rispecchiano il riconoscimento delle radici ebraiche del cristianesimo e della sua eredità ebraica. Come ha osservato Giovanni Paolo II durante la sua visita alla sinagoga romana il 13 aprile 1986, la religione ebraica non è estrinseca ma intrinseca al cristianesimo ed il cristianesimo ha perciò una relazione unica con l’ebraismo.

La seconda affermazione importante riguarda la condanna dell’antisemitismo. Nella Dichiarazione, la Chiesa deplora “gli odi, le persecuzioni e tutte le manifestazioni dell’antisemitismo dirette contro gli Ebrei in ogni tempo e da chiunque.”

Nostra aetate § 4 capovolge poi due millenni di predicazione e di insegnamento quando afferma che la responsabilità per la morte di Gesù non deve essere ascritta a tutti gli ebrei. “E se autorità ebraiche con i propri seguaci si sono adoperate per la morte di Cristo (cfr. Gv 19,6), tuttavia quanto è stato commesso durante la sua [di Gesù] passione, non può essere imputato né indistintamente a tutti gli Ebrei allora viventi, né agli Ebrei del nostro tempo”. 

Con Nostra aetate, il Concilio Vaticano II  ha dunque cambiato in modo radicale l’atteggiamento della Chiesa nei confronti del popolo ebraico e ha gettato le fondamenta per una nuova relazione.