DALLA CRISI ALL'OPPORTUNITÀ

 

Rev.do Padre Hyacinthe Destivelle, OP e Mons. Juan Usma Gómez

Officiali del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani

 

I mezzi di comunicazione hanno sempre avuto un impatto sulle forme e sulla comprensione della comunione tra i cristiani. Ad esempio, un documento di dialogo del 2015 con le Chiese ortodosse orientali mostra come i vari modi di comunicazione hanno svolto un ruolo decisivo nella comunione tra le Chiese nei primi tre secoli. In epoca moderna, l’invenzione della stampa, con l'accesso diretto alle sacre Scritture, ha trasformato la comprensione della comunità cristiana e rivestito un ruolo importante nella Riforma. L'attuale sviluppo dei mezzi di comunicazione digitali avrà senz’altro conseguenze nel modo in cui la comunione tra i cristiani viene vissuta e compresa. Da questo punto di vista, l'attuale pandemia potrebbe avere importanti effetti sulle relazioni tra i cristiani, più per l'avvento della cosiddetta “era digitale” che per la situazione sanitaria in quanto tale. In effetti, non è la prima volta che le Chiese hanno dovuto affrontare pandemie; tuttavia, è la prima volta che hanno vissuto questa situazione con mezzi di comunicazione che permettono loro non solo di superare l’isolamento ma anche di vivere stabilmente una certa comunione.

È per riflettere su tali argomenti, in particolare sui legami tra comunicazione e comunione, che il Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani ha avviato l'anno scorso un’indagine tra tutte le conferenze episcopali e i sinodi orientali sulle conseguenze della pandemia sulle relazioni ecumeniche. Lo scopo di questa iniziativa è stato quello di raccogliere esperienze e riflessioni locali, nella convinzione che l’ecumenismo locale è un punto di partenza necessario per la riflessione teologica ecumenica, soprattutto nel contesto dell’attuale processo sinodale. La sintesi delle molte risposte ricevute è stata recentemente pubblicata in un documento di lavoro intitolato L’ecumenismo al tempo della pandemia. Dalla crisi all’opportunità, che presenta, nelle sue tre sezioni, opportunità, difficoltà e sfide.

Come indica il titolo del documento, molte delle risposte sottolineano che, al di là delle sue tragiche conseguenze, la pandemia è stata paradossalmente un’opportunità per rinvigorire le relazioni tra i cristiani, e persino per esplorare nuove forme di comunione tra loro. La prima sezione del testo mostra che la pandemia ha rafforzato la coscienza di essere una sola famiglia cristiana, una coscienza radicata nell’esperienza di una vulnerabilità condivisa e di un destino comune. I cristiani sono diventati più attenti gli uni agli altri e si sono guardati in modo nuovo: i mezzi digitali hanno dato loro la possibilità di conoscere meglio le altre tradizioni cristiane e di farsi conoscere meglio da loro. La crisi ha anche dato loro l’opportunità di intraprendere iniziative comuni, di cui il documento presenta numerosi esempi: preghiere congiunte, nuovi contatti ecumenici e nuove forme di collaborazione per rispondere alle varie necessità.

Naturalmente, la pandemia ha anche rivelato, piuttosto che generato, difficoltà ecumeniche già esistenti. Come mostra la seconda sezione del documento, la crescente digitalizzazione ha evidenziato divergenze teologiche di lunga data tra le tradizioni cristiane, per esempio nella comprensione dello spazio sacro e della celebrazione dei sacramenti. Inoltre, le confessioni cristiane a volte hanno proposto diverse interpretazioni della pandemia e hanno adottato diversi atteggiamenti nei confronti delle misure sanitarie, anche se va sottolineato che queste differenze sono state spesso anche interne alle Chiese.

Indubbiamente, la pandemia è stata “ecumenica” in quanto ha sollevato le stesse domande interne a cui tutte le Chiese sono chiamate a rispondere insieme. Sono queste domande che la terza sezione del documento individua. Nel campo spirituale, si pone la questione dello stile di vita cristiana, della riscoperta di una certa ascesi e del senso della vita stessa. Ecclesiologicamente, la pandemia ha contribuito allo sviluppo di nuovi modi di partecipare alla vita della Chiesa e di essere Chiesa, sia allargando il cerchio delle relazioni cristiane, sia promuovendo la riscoperta della “chiesa domestica” intorno alla famiglia e alla Parola di Dio. Nell’ambito liturgico e sacramentale, il confinamento ha dato origine a nuovi modi di partecipare “virtualmente” alle celebrazioni, e ha rappresentato una sfida per la comprensione dei sacramenti nella vita cristiana. Infine, nel campo missionario, tutte le Chiese affrontano questioni simili sul futuro delle comunità cristiane, dalle quali molti fedeli si sono fisicamente allontanati, mentre altri si sono “virtualmente” avvicinati.

Oltre a tali problematiche interne sollevate in tutte le comunioni cristiane, la pandemia pone sfide specifiche al movimento ecumenico. La prima è direttamente legata all’uso dei nuovi mezzi di comunicazione: se il dialogo tra i cristiani non è solo uno scambio di idee, ma anche uno «scambio di doni» (Ut unum sint, 28), come possono questi mezzi digitali contribuire a questo dialogo evitando la superficialità e le percezioni erronee che può generare il facile accesso ad altre realtà ecclesiali?

Una seconda sfida riguarda l'impatto di questi mezzi di comunicazione sulle forme di comunione tra i cristiani: qual è il significato e il valore delle nuove forme di koinonia sperimentate tra le Chiese durante la pandemia grazie all’interconnessione digitale? In che modo la “partecipazione” online, che non implica necessariamente l’“appartenenza” ecclesiale, influisce sul movimento ecumenico in quanto tale? E infine, qual è l’impatto della comunità virtuale sulla piena unità visibile che è l’obiettivo del movimento ecumenico?

Il documento di lavoro del Pontificio Consiglio non pretende di rispondere esaustivamente a queste domande, e nemmeno formularle tutte. È inteso come un contributo iniziale per favorire ulteriori riflessioni a tutti i livelli con altri cristiani, nella convinzione che, per sua natura, l’ecumenismo sia adatto a promuovere la comunione nel distanziamento. Infatti, pur sapendo che i cristiani delle varie Chiese non possono ancora essere in piena comunione eucaristica e canonica, il cammino ecumenico ha permesso loro di sperimentare una comunione reale. La pandemia, grazie anche ai nuovi mezzi di comunicazione, è stata senz’altro un’opportunità per approfondire questa esperienza di comunione. Pur non potendo ancora ricevere insieme il Corpo di Cristo, i cristiani sono diventati maggiormente consapevoli del fatto che formano un solo corpo in virtù del loro battesimo, un corpo gravemente ferito dalle loro divisioni.

 

L'Osservatore Romano, 9 febbraio 2022