L’ecclesiologia nel recente lavoro
del Consiglio Ecumenico delle Chiese

 

Reverendo Andrzej Choromanski
Officiale della sezione occidentale del Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani

 

Il ripristino della piena unità visibile tra tutti i cristiani, che è il fine ultimo del movimento ecumenico, implica un accordo sostanziale sul concetto di Chiesa, di natura, missione e unità della Chiesa tra le diverse tradizioni confessionali. Per questo motivo, l’ecclesiologia è stata studiata sia nei dialoghi bilaterali che multilaterali fin dall’inizio del movimento ecumenico moderno. Un contributo particolarmente importante a questa ricerca è stato offerto dalla Commissione Fede e Costituzione del Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC). Creata nel 1948, la Commissione studia le questioni dottrinali che continuano ad essere fonte di divisione tra le Chiese. La sua composizione multilaterale e internazionale le conferisce una grande rilevanza ecumenica. Ristrutturata dopo l'Assemblea generale a Karlsruhe, in Germania, nel 2022, la Commissione è attualmente composta da oltre sessanta membri e consulenti, tra cui rappresentanti delle Chiese membro del CEC e partner ecumenici. I teologi cattolici, entrati a far parte della Commissione nel 1968, rappresentano da allora il dieci per cento dei membri.

La Commissione Fede e Costituzione si è occupata di ecclesiologia sin dai suoi inizi. Particolarmente importante in questo senso è stata la Quinta Conferenza Mondiale, convocata a Santiago de Compostela nel 1993, intorno al tema “In cammino verso una koinonia più piena” (On the Way to Fuller Koinonia). La Conferenza ha sottolineato la necessità di una comprensione più profonda del concetto di Chiesa e ha raccomandato alla Commissione di intensificare lo studio sull'ecclesiologia. Dopo diversi decenni di intenso lavoro teologico che ha visto la pubblicazione di vari documenti di studio, nel 2013 la Commissione ha pubblicato una “dichiarazione di convergenza” sull’ecclesiologia intitolata “La Chiesa. Verso una visione comune” (The Church. Towards a Common Vision). Il documento evidenzia che, nonostante alcune differenze, esiste una visione convergente di Chiesa, della sua natura, della sua missione e della sua unità nella stragrande maggioranza delle tradizioni cristiane, tra cui quella ortodossa, cattolica, protestante, anglicana, evangelica e pentecostale. A motivo della sua origine e della sua natura ecumenica, la dichiarazione non può corrispondere pienamente ad alcuna ecclesiologia confessionale, ma, traendo le sue argomentazioni principalmente dalla Sacra Scrittura e dalla Tradizione comune dei primi secoli, dimostra che, in un approccio ecumenico, diversi approcci confessionali possono essere armonizzati tra loro e possono arricchire una visione comune di Chiesa. In quanto “documento di convergenza”, la dichiarazione non intende proporre una nuova ecclesiologia in competizione con le rispettive ecclesiologie delle Chiese particolari, ma vuole illustrare fino a che punto sono arrivate le comunità cristiane nella loro interpretazione comune della Chiesa. Il documento si pone come punto di riferimento per una migliore comprensione delle “Chiese” in relazione alla “Chiesa”.

Tuttavia, poiché “convergenza” non significa “pieno consenso”, il testo individua anche i principali punti di divergenza tra le tradizioni cristiane e offre alcune prospettive su come essi potrebbero essere affrontati nel dialogo futuro. Sebbene la dichiarazione affermi di essere più di un semplice “work in progress”, essa non è un punto di arrivo e richiede un’ulteriore riflessione teologica sulle differenze rimanenti riguardo ai diversi aspetti della Chiesa.

La dichiarazione sviluppa una visione di Chiesa intesa come comunione (latino: communio; greco: koinonia). Negli ultimi decenni, l’“ecclesiologia di comunione” è stata riconosciuta, nelle Chiese impegnate nel movimento ecumenico, come il paradigma teologico più appropriato per sviluppare una visione comune di Chiesa. Nel dialogo bilaterale e multilaterale, il concetto biblico di comunione è considerato come qualcosa di più di una semplice metafora, in quanto capace di articolare l’essenza della Chiesa come comunità divino-umana di salvezza. La dichiarazione descrive la comunione della Chiesa come una realtà multidimensionale, che comprende la fede apostolica, la vita sacramentale, il ministero, la testimonianza missionaria e il servizio diaconale al mondo. Allo stesso tempo si tratta di una comunione spirituale di partecipazione alla grazia divina e di una comunità visibile di credenti, che si esprime in diverse forme di vita comunitaria. Il documento sottolinea che l’unità della Chiesa, senza essere “uniformità”, dovrebbe abbracciare tutti gli aspetti della vita della Chiesa. Esso riconosce che le divisioni tra i cristiani contraddicono la natura fondamentale della comunione della Chiesa ed erodono la sua capacità di missione e di testimonianza. Il testo afferma inoltre che il consenso emergente nella dichiarazione invita tutte le Chiese a esaminare nuovamente la possibilità di approfondire e rafforzare la loro vita di comunione in modo concreto.

A seguito della pubblicazione della dichiarazione, le Chiese di tutto il mondo si sono impegnate nel processo di studio del testo e nella preparazione delle risposte da inviare al Segretariato di Fede e Costituzione a Ginevra. In sei anni sono pervenute 78 risposte da Chiese, Consigli di Chiese, facoltà teologiche, diversi gruppi ecumenici e alcuni singoli studiosi. Tra il 2013 e il 2020 un gruppo ecumenico di circa 12 esperti rappresentanti diverse tradizioni si è incontrato regolarmente (in presenza e online) per analizzare ciascuna delle risposte e prendere nota di particolari visioni, critiche e suggerimenti. Nel 2021 le risposte sono state pubblicate dalle Edizioni del CEC in due volumi intitolati “Le Chiese rispondono alla Chiesa: verso una visione comune” (Churches Respond To The Church: Towards A Common Vision). Con ciò è stato compiuto un passo importante nella ricezione della dichiarazione, poiché le risposte in questione sono la documentazione più rappresentativa del pensiero ecumenico delle Chiese sulla Chiesa. Raccogliere e rendere accessibile questo materiale consente alle Chiese, studiando le varie risposte, di comprendere meglio le rispettive visioni della Chiesa. Churches Respond To The Church: Towards A Common Vision costituisce inoltre una risorsa sostanziale per il dialogo ecumenico futuro sulla Chiesa all’interno della comunità ecumenica.

Oltre alle risposte, nel 2021 il gruppo ha pubblicato un rapporto intitolato “Cosa dicono le Chiese sulla Chiesa? Principali risultati e proposte delle risposte alla Chiesa: verso una visione comune” (What Are the Churches Saying About the Church? Key Findings and Proposals from the Responses to The Church: Towards a Common Vision). Il rapporto rileva che le risposte sono state ampiamente positive: piuttosto che divergere, le diverse tradizioni cristiane concordano sulla visione della Chiesa, sulla sua natura e sulla sua missione. Il rapporto sintetizza le principali aree in cui sembra affiorare una visione comune della Chiesa e fornisce una panoramica dei principali temi emersi dalle risposte. Esso indica inoltre gli ambiti in cui la convergenza non è evidente e in cui è necessario lavorare ulteriormente. Tra questi: la comprensione del concetto di “unità visibile”; la comprensione di “Chiesa come comunione” (nozione che si è rivelata aperta a interpretazioni diverse e talvolta divergenti); il significato preciso del concetto di “reciproco riconoscimento” come paradigma emergente del movimento ecumenico; il ruolo dei diversi ministeri nella Chiesa, tra cui l’ordinazione delle donne, l’integrazione dei laici nelle strutture e nei processi decisionali a livello locale e universale, la possibilità di una più stretta collaborazione nella missione e nell’evangelizzazione; le conseguenze pastorali del reciproco riconoscimento del battesimo tra diverse comunità cristiane che vivono nello stesso territorio.

Il rapporto non vuole segnare la fine del processo di recezione della dichiarazione, ma intende fare il punto sulla crescente convergenza ecclesiologica tra le tradizioni e stimolare un’ulteriore discussione sulla base delle particolari intuizioni individuate nelle risposte. Oltre al rapporto, la Commissione Fede e Costituzione ha pubblicato negli ultimi anni altri importanti studi sull’ecclesiologia. Ricordiamo ad esempio la raccolta del 2021 contenente sedici saggi su temi ricorrenti nelle risposte, intitolata “Fili comuni: temi chiave delle risposte alla Chiesa: verso una visione comune” (Common Threads. Key Themes from Responses to The Church: Towards a Common Vision), e i due volumi “Verso una visione mondiale della Chiesa” (Towards a Global Vision of the Church) pubblicati il primo nel 2022 e il secondo nel 2023, comprendenti studi sul cristianesimo moderno e sull’ecclesiologia in diverse regioni del mondo e da diverse prospettive confessionali.

Negli ultimi dieci anni, la Commissione Fede e Costituzione ha lavorato intensamente sull’ecclesiologia e ha pubblicato molti documenti importanti come parte del processo di recezione ancora in corso della dichiarazione di convergenza “La Chiesa. Verso una visione comune”. Il nuovo mandato della Commissione inizierà tra poche settimane con la prima riunione plenaria prevista a Manado, in Indonesia, dal 1° all’8 febbraio 2024. Ci auguriamo che, sulla base dei risultati precedenti, la Commissione prosegua lo studio dell’ecclesiologia, rendendo così sempre più prossimo il momento in cui tutti i cristiani saranno finalmente un’unica Chiesa visibilmente unita.

 

L'Osservatore Romano, 19 gennaio 2024