Cattolici e Pentecostali: eppur si dialoga

 

Mons. Juan Usma Gómez
Capo della Sezione occidentale 
del Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani

 

Un pastore pentecostale al Sinodo

Inedito è il fatto che un pentecostale sia stato un “delegato fraterno” nell’Assemblea 2023 del Sinodo dei Vescovi: la prima volta nella storia del Sinodo. Inedito che fosse l’unico dei delegati fraterni a provenire dal Sud del mondo. Inedito che sia un riconosciuto teologo pentecostale, scrittore, musicista e presidente emerito della Church of Pentecost del Ghana, presente in 140 paesi: il Pastore Opoku Onyinah. Inedito che, pur essendo il primo pentecostale a partecipare ad una conferenza stampa in Vaticano, non gli sia stata rivolta alcuna domanda. È possibile, certo, che il suo intervento, nel quale si riferiva all’importante lavoro di discernimento e all’atteggiamento “umile e maturo della Chiesa cattolica, capace di aprire alla partecipazione di altri cristiani al raduno sinodale”, sia stato esauriente per le diverse testate. Va comunque detto che le sue riflessioni hanno avuto una significativa diffusione tra i leader pentecostali nei diversi contesti.

Anche se inosservate dalla maggioranza, la partecipazione del Pastore Billy Wilson, Presidente della Pentecostal World Fellowship alla Veglia Ecumenica di Preghiera in Piazza San Pietro (30 settembre 2023) e la presenza del delegato pentecostale in tutta l’assise sinodale del 2023 sono sviluppi importanti. Eccezione fatta per la partecipazione a diverse giornate del Grande Giubileo dell’Anno 2000, da parte del co-presidente del Dialogo cattolico pentecostale, dobbiamo risalire al 1964, alla quarta sessione del Concilio Vaticano II, per segnalare la partecipazione di un Pastore pentecostale (allora fu David du Plessis) non come osservatore ufficiale ma in qualità di “ospite del Segretariato per l’unità dei cristiani”. D'altronde chi legge potrebbe argomentare che “le relazioni tra cattolici e pentecostali sono sempre state problematiche e quasi mai cordiali”; eppure cattolici e pentecostali vivono fianco a fianco a tutte le latitudini.

 

Il Dialogo internazionale: ricezione e sviluppi

Passare inosservato sembra anche essere una delle caratteristiche del Dialogo internazionale cattolico pentecostale. Contrariamente a quanto si sarebbe potuto sperare, la crescita esponenziale dei pentecostali e dei carismatici -- da 0 a 600 milioni in un secolo -- non ha favorito la diffusione dei risultati del dialogo che va avanti da cinque decenni. Nemmeno i suoi obiettivi, che sono promuovere il rispetto e la comprensione reciproca, chiarire malintesi e dialogare sulla spiritualità in un mondo che ha sete di Dio, sembrano aver fatto breccia nel grande pubblico: il lavoro comune di teologi cattolici e teologi pentecostali a malapena riesce a richiamare l’attenzione dei pastori cattolici e pentecostali; neppure gli accademici o gli ecumenisti di mestiere esprimono speciale interesse, poiché sono restii a riconoscere lo sviluppo di qualsiasi riflessione formale pentecostale; e cosa dire dei liturgisti che ritengono spontaneità, emotività e caos come caratteristiche fondanti e uniche delle celebrazioni pentecostali? E i fedeli cattolici: quelli che cambiano affiliazione poiché rinunciano alla loro fede, quelli che sono in aperta opposizione alla spiritualità pentecostale, quelli che hanno una memoria ferita e hanno sviluppato un sentimento anti-pentecostale come reazione al diffuso sentimento anticattolico.

Per la prima volta tenutasi in Africa, in un centro congressi pentecostale (Pentecostal Convention Centre, Gomoa Fetteh vicino Kassoa, Ghana) nel sud del mondo, la sessione di dialogo 2023 è indicativa del cambiamento in atto. Il Dialogo è arrivato alla sua settima fase di lavoro sul tema “lex orandi, lex credendi”. Le discussioni del luglio 2023 hanno dimostrato che il tema è rilevante per ambedue le comunità. Vi sono preconcetti e pregiudizi che devono essere chiariti al fine di migliorare le relazioni. I due papers presentati hanno fornito elementi validi per la discussione. La metodologia adoperata suppone la stesura di risposte a domande sostanziali. Non si tratta di ignorare le differenze e le difficoltà, ma di affrontarle in maniera esplicita. Ad esempio, da parte cattolica sono state formulate domande riguardo alla non-importanza dell’eucarestia tra i pentecostali che sostengono come centrale il recupero della fede dei primi secoli, così come il mancato riferimento alla relazione tra il sacrificio individuale (Rm 12,1) e la sua relazione con il sacrificio di Gesù Cristo sulla croce, culmine di tutti i sacrifici biblici.

 

Il Dialogo in sintesi

Ma discutere sulle rispettive forme celebrative in maniera costruttiva è il punto di arrivo di un lungo processo. Difatti, oltre alle prime due fasi di dialogo che possono essere descritte come esploratorie, finora sono stati pubblicati rapporti sull’ecclesiologia, Prospettiva sulla koinonia (1990); sulla missione: Evangelizzazione, proselitismo e testimonianza comune (1998); sulla fede e la vita cristiana: Come si diventa cristiani: prospettive bibliche patristiche e alcune riflessioni contemporanee (2006); e sul potere spirituale: Non spegnere lo Spirito: i carismi nella vita e missione nella Chiesa (2016). L’attuale fase prevede lo studio degli approcci pentecostali e cattolici all’ars celebrandi e intende trattare i seguenti argomenti: lex orandi, lex credendi (2018); kerigma/predicazione e vita cristiana (2022); celebrazione/preghiera e vita cristiana (2023); sacramenti/sacramentalità e vita cristiana (2024). Un rapporto sarà ultimato durante la sessione del 2025.

Il Dialogo internazionale è parimenti attento agli sviluppi delle relazioni nei diversi contesti. In alcuni casi è stato persino utile per intraprendere nuove iniziative locali, come ad esempio il gruppo di lavoro cattolico pentecostale in Brasile e l’iniziativa negli Stati Uniti (tra la PCNNA [Pentecostal/Charismatic Churches of North America] e la USCCB [Conferenza episcopale degli Stati Uniti]); altre volte è servito a illustrare processi di riconciliazione in corso come nel caso della Polonia (Arcidiocesi di Lodz). Tuttavia, benché il Dialogo internazionale cattolico pentecostale si sia rafforzato con l’appoggio istituzionale della Pentecostal World Fellowship (2018), si mantengano le Conversazioni con un gruppo di leaders delle Nuove Chiese Carismatiche, si riaffermi la vocazione ecumenica di CHARIS e fioriscano gli scambi tra comunità carismatiche e pentecostali in diversi contesti, la pentecostalizzazione del cristianesimo continua ad essere percepita come fonte di incertezza, persino come una “minaccia”. Soltanto coloro che abbracciano la spiritualità carismatica pentecostale la vedono come fonte di rinnovamento, di riscoperta o di “nuova linfa spirituale”. Resta molto da fare affinché, come ripete sovente Papa Francesco, sia per tutti una “corrente di grazia”.

 

Lo spirito della Pentecoste

“La Chiesa ha bisogno della sua perenne Pentecoste; ha bisogno di fuoco nel cuore, di parola sulle labbra, di profezia nello sguardo. La Chiesa ha bisogno d’essere tempio di Spirito Santo (Cfr. 1 Cor 3, 16-17; 6, 19; 2 Cor. 6, 16), cioè di totale purezza spirituale e di vita interiore” (Paolo VI, Udienza Generale, 29 novembre 1972). Riscoprire insieme “lo spirito della Pentecoste” è urgente per i cattolici e per i pentecostali. Ricuperare la tradizione lucana che afferma il ruolo centrale dello Spirito Santo nella missione e l’insegnamento paolino riguardo alla forza rinnovatrice dell’esercizio dei carismi per l’edificazione della Chiesa donerà la chiave per poter entrare in questa “corrente di grazia”.

Il Dialogo può mostrare ai teologi cattolici che la riflessione teologica pentecostale è tutt’altro che ingenua e che progredisce accademicamente in vari contesti culturali, e può altresì far comprendere ai teologi pentecostali che la teologia cattolica racchiude anche la forza dello Spirito di verità ed è in grado di interagire con nuovi metodi teologici. Le riflessioni del Dialogo possono essere uno strumento utile per i liturgisti sulla ritualità pentecostale, ma richiedono il loro impegno nello studio dell’innologia pentecostale che, entrata nella ritualità cattolica odierna, in qualche modo ha contribuito a fissare elementi costitutivi pentecostali nella sacramentalità cattolica. Si spera inoltre che la fase attuale possa indicare lo status e il da farsi della “sacramentalità in erba” che caratterizza i pentecostali classici e a cui noti autori pentecostali fanno riferimento.

 

Lo Spirito, la Chiesa e i cristiani

Se siamo convinti che, come afferma sant’Agostino nel suo commento al quarto vangelo, “non vive dello Spirito di Cristo, se non il corpo di Cristo” (Agostino, In Ev. Io. 26, 13), la fedele adesione alla Chiesa ci consentirà di godere personalmente e collettivamente della vivificante azione dello Spirito Santo, sia attraverso la memoria, che il discernimento e l’insegnamento (Gv 14,21-26); sia attraverso la missione (Gv 4,10; Atti 1,8) che l’edificazione, la santificazione e l’animazione del corpo di Cristo (1 Cor 14; Gal 5); sia tramite la profezia (Atti 2:17-18; 1 Cor 14:1, 39) che la dottrina (Rom 12); sia attraverso la diversità dei carismi che dei ministeri (1 Cor 12,4-5).

Paolo domanda agli efesini se abbiano ricevuto lo Spirito Santo quando sono divenuti cristiani. La risposta spiazzante la troviamo nel libro degli Atti degli Apostoli: “Non abbiamo nemmeno sentito dire che esiste uno Spirito Santo” (Atti 19,8). Ai giorni nostri difficilmente si troverà chi non abbia mai sentito parlare dello Spirito Santo, tuttavia, la sua azione e la sua ricezione sono causa di aperto litigio tra le comunità cristiane… Eppure lo Spirito Santo è l’anima della Chiesa, l’artefice dell’unità. Eppure tra cattolici e pentecostali, si continua a dialogare!

 

L'Ossservatore Romano, 22 gennaio 2024