IL VESCOVO E L’UNITÀ DEI CRISTIANI

 

Video messaggio per la riunione ecumenica e interreligiosa organizzata il 17 settembre 2021: “Ecumenismo e Dialogo Interreligioso: ripartendo dalla pandemia e guardando oltre.
Riflessioni, prospettive, orientamenti”

 

Kurt Cardinale Koch

 

 

Cari confratelli Vescovi delegati delle Conferenze Episcopali Regionali
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Cari Referenti regionali di Area ecumenica e interreligiosa

Come Pietro ha ricevuto da Gesù l’incarico pastorale di “mantenere l’unità del gregge”, così anche il ministero petrino è il “ministero dell’unità”: “il compito di Pietro è di cercare costantemente le vie che servono al mantenimento dell’unità.” Il ministero petrino, dunque, “si esplica in particolare nel campo ecumenico”[1]. Con queste parole, Papa Giovanni Paolo II ha espresso la propria visione dell’inscindibile legame esistente tra il suo ministero petrino al servizio dell’unità della Chiesa e il suo impegno ecumenico a favore del ripristino dell’unità dei cristiani. Di fatti, era sua ferma convinzione che il ministero petrino andasse compreso e realizzato oltre i confini della Chiesa cattolica anche come servizio reso alla più ampia unità ecumenica di tutti i battezzati.

Ciò che Papa Giovanni Paolo II ha sottolineato a proposito del ministero papale sul piano universale della Chiesa vale in modo analogo per il ministero episcopale a livello locale. Come pastore del gregge affidatogli, il vescovo è “il visibile principio e fondamento di unità” della sua chiesa particolare[2] e ha il compito specifico di radunare tutti i credenti nell’unità. Il ministero pastorale del vescovo al servizio dell’unità non è soltanto uno dei tanti incarichi che egli deve assolvere, ma è parte integrante del suo ministero. Il Concilio Vaticano Secondo evidenzia che in questo servizio di unità della Chiesa, la sollecitudine del vescovo dovrà estendersi “anche a quelli che non fanno ancor parte dell’unico gregge e li consideri come affidatigli dal Signore”[3].

La responsabilità pastorale di promuovere e ricomporre l’unità dei cristiani è affidata in modo particolare al vescovo nel suo ministero di unità, come il Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium afferma esplicitamente: “Poiché la sollecitudine di ristabilire l’unità di tutti quanti i cristiani spetta all’intera Chiesa, tutti i fedeli cristiani, ma specialmente i Pastori della Chiesa, devono pregare il Signore per questa desiderata pienezza di unità della Chiesa e darsi da fare partecipando ingegnosamente all’attività ecumenica suscitata dalla grazia dello Spirito Santo.”[4] E nel Codice canonico della Chiesa latina, si legge a proposito della responsabilità ecumenica del vescovo: “abbia un atteggiamento di umanità e di carità nei confronti dei fratelli che non sono nella piena comunione con la Chiesa cattolica, favorendo anche l’ecumenismo, come viene inteso dalla Chiesa”[5]. Queste parole tanto brevi quanto precise contengono gli aspetti essenziali della responsabilità ecumenica del vescovo. Il ministero episcopale comprende tre principali responsabilità, sui cui mi soffermerò brevemente qui di seguito.

1. In primo luogo, va costatato che, nel Codex Iuris Canonici, il compito di promuovere l’ecumenismo figura là dove vengono descritti i doveri del vescovo diocesano e, più precisamente, l’esercizio del suo ministero pastorale. In questo contesto specifico, si fa presente che la promozione dell’ecumenismo nel ministero del vescovo diocesano non è né una questione di premura personale, né un esercizio pastorale opzionale che potrebbe o dovrebbe essere posto in seconda posizione davanti a priorità apparentemente più importanti. La responsabilità ecumenica del vescovo non è una scelta arbitraria, ma un obbligo. Infatti, essa è implicita nel ministero pastorale del vescovo, che è essenzialmente un servizio all’unità, ovvero a quell’unità che deve essere intesa in maniera più ampia della semplice unità della propria comunità diocesana e dell’unità della Chiesa universale, e che comprende anche il servizio all’unità di tutti battezzati non cattolici.

2. In secondo luogo, l’impegno ecumenico del vescovo è descritto, nel diritto canonico, tramite la menzione dell’“atteggiamento di umanità e di carità” che egli deve avere “nei confronti dei fratelli che non sono nella piena comunione con la Chiesa cattolica”. Nel servizio ecumenico del vescovo si pone dunque chiaramente l’accento sul dialogo della carità, della fraternità e dell’amicizia. Il dialogo della carità permette infatti di riscoprire la fraternità cristiana, annoverata da Papa Giovanni Paolo II tra i frutti più significativi dell’impegno ecumenico[6]. Il dialogo della carità e della vita si dimostra soprattutto nell’agire conformemente alla regola di vita ecumenica, che consiste nella partecipazione dei cristiani e delle Chiese alla vita degli altri cristiani e delle altre Chiese, nella gioia come pure nella sofferenza, nel senso che là dove una Chiesa si rallegra anche le altre si rallegrano con lei e là dove una Chiesa soffre le altre soffrono con lei. Il dialogo ecumenico infatti non è soltanto uno scambio di idee e di opinioni, ma un molto più profondo scambio di doni, nel quale i vari partner ecumenici condividono le proprie ricchezze gli uni con gli altri e si arricchiscono così vicendevolmente. Promuovere tale ecumenismo della carità e della vita e viverlo in maniera credibile nella propria diocesi è il compito al quale è chiamato in modo particolare il vescovo.

3. L’ecumenismo della carità e della vita rappresenta il presupposto fondamentale e lo spazio vitale organico dell’ecumenismo della verità, consistente nella seria riflessione teologica intorno a quei fattori che, nel corso della storia, sono stati e continuano ad essere all’origine delle divisioni nella Chiesa. Il dialogo della verità è necessario al processo di avvicinamento all’obiettivo ecumenico dell’unità e al conseguimento della comunione ecclesiale ed eucaristica. L’unità, di fatti, può essere trovata solo nella comune conoscenza e nel comune riconoscimento della verità della fede apostolica, che è donata e affidata a ogni cristiano nel battesimo. Questa importante dimensione è affrontata nel terzo orientamento espresso nel diritto canonico riguardo alla responsabilità ecumenica del vescovo, dove ci si riferisce al modo in cui egli dovrebbe promuovere l’ecumenismo, ovvero “come viene inteso dalla Chiesa”. Ciò significa soprattutto che il vescovo fa emergere nei dialoghi ecumenici la comprensione che la Chiesa cattolica ha di se stessa, secondo la quale essa partecipa al movimento ecumenico. Dietro a ciò vi è la convinzione che, fin tanto che non avverrà il ripristino dell’unità dei cristiani, non esisterà un ecumenismo neutrale e quindi una concezione ecumenica realmente valida dell’ecumenismo. Piuttosto, ogni Chiesa e Comunità ecclesiale assume la sua responsabilità ecumenica sulla base delle proprie convinzioni di fede. In questo senso, il Concilio Vaticano Secondo, nel suo decreto sull’ecumenismo “Unitatis redintegratio”, ha enunciato nel primo capitolo i “principi cattolici sull’ecumenismo”, che sono fondamentali per l’“esercizio dell’ecumenismo” descritto nel secondo capitolo e di cui il vescovo deve essere un affidabile amministratore.

Ecco dunque menzionate le principali prospettive in base alle quali è stato elaborato il vademecum ecumenico, che S.E. Mons. Brian Farrell, Segretario del nostro Consiglio, presenterà poi in modo più approfondito. Abbiamo pubblicato volutamente il Vademecum in occasione del 25° anniversario della pubblicazione dell’Enciclica “Ut unum sint” di Papa Giovanni Paolo II e in occasione del 60° anniversario dell’istituzione del nostro Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Siamo grati che, dopo aver consultato vari Dicasteri della Curia Romana, il Santo Padre Papa Francesco abbia approvato il Vademecum e l’abbia riconosciuto come “incoraggiamento e guida” all’esercizio delle responsabilità ecumeniche dei vescovi[7]. Nella speranza che questo obiettivo possa essere raggiunto, auguro a tutti voi, cari confratelli nel servizio episcopale dell’unità, un proficuo scambio in occasione dell’odierno incontro, e vi ringrazio per l’attenzione.

 

 

[1] Video messaggio per la riunione ecumenica e interreligiosa organizzata il 17 settembre 2021: “Ecumenismo e Dialogo Interreligioso: ripartendo dalla pandemia e guardando oltre. Riflessioni, prospettive, orientamenti”.
[2] Giovanni Paolo II, Varcare la soglia della speranza (Milano 1994) 168.
[3] Lumen gentium, n. 23.
[4] Lumen gentium, n. 27.
[5] CCEO, can 902.
[6] CIC, can 383 § 3.
[7] Giovanni Paolo II, Ut unum sint, n. 41 e n. 42.
[8]  Francesco, Lettera del 24 maggio 2020 al Cardinale Kurt Koch per il 25.mo anniversario dell’Enciclica “Ut unum sint”.