MESSAGGIO IN OCCASIONE DELL'INCONTRO "FEDE ED OPERE”
PRESSO IL MONASTERO MECHITARISTA DELL'ISOLA DI SAN LAZZARO

Isola di San Lazzaro, Venezia
7-8 febbraio 2020

 

È con particolare gioia che rivolgo il mio più cordiale saluto a tutti i partecipanti all’incontro “Fede ed Opere” organizzato presso il Monastero Mechitarista dell’Isola veneziana di San Lazzaro. Il mio pensiero va in particolare ai promotori di questa lodevole iniziativa, Sua Eccellenza Monsignor Boghos Levons Zekiyan, Arcivescovo di Istanbul e della Turchia per gli Armeni cattolici, Delegato Pontificio per la Congregazione Armena Mechitarista, e Sua Eminenza Khajag Barsamian, Legato Pontificio della Chiesa Apostolica Armena in Europa Occidentale, come pure ai Reverendi Padri Mechitaristi, ai responsabili della Fondazione “Casa della Madre di Dio” di Erevan, agli illustri relatori e a tutti gli altri distinti partecipanti al convegno.

Mi rallegro di cuore di questo progetto ecumenico, promosso congiuntamente dalla Congregazione Mechitarista e dalla Legazione della Chiesa Apostolica Armena per l’Europa occidentale, organizzato nella culla dell’opera eccezionale del Venerabile Mechitar. La figura profetica dell’Abate fondatore di questo monastero è stata infatti scoperta ulteriormente alla luce dell’insegnamento del Concilio Vaticano Secondo. Non a caso papa san Paolo VI chiamò Mechitar “strumento di autentico e genuino ‘apostolato ecumenico’”, o ancora “precursore nei disegni di Dio, perché sentì imperiosa la sollecitudine di un’invocazione ancora inascoltata ‘Ut omnes unum sint’ (Gv 17, 21), come si desume dalla preghiera da lui composta per l’unità della Chiesa” (Messaggio ai Mechitaristi, 8 settembre 1977).

Convinto che la rinascita spirituale fosse indissociabile dalla rinascita culturale, Mechitar fece sì che l’isola di San Lazzaro diventasse una fucina di cultura – una cultura pervasa di spiritualità e punto di riferimento per gli armeni di tutto il mondo, offrendo alla cultura armena un impulso fondamentale per il rinnovamento, la riscoperta e la ridefinizione della propria identità.

L’opera di Mechitar illustra il legame tra fede e cultura evidenziato particolarmente da papa san Giovanni Paolo II: “La sintesi fra cultura e fede – diceva nel 1982 – non è solo una esigenza della cultura, ma anche della fede […]. Se, infatti, è vero che la fede non si identifica con nessuna cultura ed è indipendente rispetto a tutte le culture, non è meno vero che, proprio per questo, la fede è chiamata ad ispirare, ad impregnare ogni cultura […] Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta” (Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti al Congresso nazionale del Movimento ecclesiale di impegno culturale, 16 gennaio 1982).

Fede e cultura sono inscindibili. In questo senso, l’ecumenismo del Venerabile Mechitar è un esempio di quello che può essere definito “ecumenismo culturale”. Egli ha realizzato nella sua opera una sintesi, o meglio, ciò che oggi chiameremmo uno “scambio di doni”, un “respiro a due polmoni”, tra la teologia sapienziale monastica della tradizione armena e la teologia sistematica occidentale, tra l'ideale umanistico armeno e quello classico occidentale.

Anche il convegno che vi riunisce in questi giorni illustra questo “ecumenismo culturale” così promettente per le relazioni tra le nostre Chiese. Infatti, conoscere la cultura degli altri cristiani ci permette di percepire meglio il modo in cui essi recepiscono il messaggio evangelico e di capire che, al di là delle legittime differenze culturali, condividiamo la stessa fede cristiana espressa diversamente a seconda del genio specifico di ogni popolo e di ogni tradizione.

Possa questo convegno essere una pietra miliare sul cammino di unità iniziato trecento anni fa dal Venerabile Mechitar, cammino sul quale la Congregazione Armena Mechitarista è più che mai chiamata a mostrare la strada. Possa lo Spirito Santo aiutarci a realizzare quell’unità per la quale pregò nostro Signore, affinché i suoi discepoli siano una cosa sola e il mondo creda: Ut omnes unum sint.