SALUTO IN OCCASIONE DEL IV ANNIVERSARIO DELL’INCONTRO TRA PAPA FRANCESCO E IL PATRIARCA KIRILL A L’AVANA

 

L’ECUMENISMO DEI SANTI

Roma, 12 febbraio 2020

 

Eminenze, Eccellenze,
Stimati rappresentanti del corpo diplomatico e accademico,
Cari fratelli e sorelle,
Cari amici,

Ho l’onore di estendere a tutti voi il mio cordiale saluto in occasione della quarta celebrazione dell’anniversario dello storico incontro tra Papa Francesco e il Patriarca ortodosso russo Kirill, avvenuto a L’Avana, Cuba, il 12 febbraio 2016. Vi ringrazio per l’interesse espresso con la vostra presenza. Innanzitutto, vorrei salutare Sua Eminenza il Metropolita Hilarion, che, in qualità di Presidente del Dipartimento delle relazioni esterne ecclesiali del Patriarcato di Mosca, è responsabile anche delle relazioni ecumeniche con la Chiesa cattolica. Saluto e ringrazio calorosamente i rappresentanti del corpo diplomatico e del mondo accademico e universitario, i delegati di varie Chiese e Comunità ecclesiali e tutti i fratelli e le sorelle nella fede qui presenti.

Oggi celebriamo già il quarto anniversario dell’incontro tra Papa Francesco e il Patriarca Kirill. Il primo anniversario lo abbiamo festeggiato presso l’Università di Friburgo in Svizzera, dove, ricordando l’incontro de L'Avana, siamo tornati col pensiero al contenuto della dichiarazione comune e alle prospettive che questo storico evento ha aperto nelle relazioni tra le nostre Chiese. Il secondo anniversario è stato dedicato al tema “I cristiani in Medio Oriente e l’unità ecumenica” e si è svolto dietro invito del Cardinale Christoph Schönborn a Vienna, che è uno dei più importanti luoghi di dialogo tra cristiani d’Oriente e d’Occidente. Il terzo anniversario è stato celebrato a Mosca con un colloquio di studiosi sul problema etico-teologico dell’eutanasia, diventata oggi una sfida cruciale in molte società.

Il quarto anniversario si svolge ora a Roma ed è dedicato all’ecumenismo dei santi, a cui Papa Francesco e il Patriarca Kirill hanno fatto riferimento nella loro dichiarazione comune firmata a L’Avana. Nel quarto paragrafo della dichiarazione, i due capi di Chiesa rendono grazie a Dio per i doni che condividono e che hanno ricevuto “dalla venuta nel mondo del suo unico Figlio”, vale a dire la “Tradizione spirituale del primo millennio del cristianesimo”, i cui testimoni sono la “Santissima Madre di Dio, la Vergine Maria, e i Santi che veneriamo”, tra i quali “innumerevoli martiri che hanno testimoniato la loro fedeltà a Cristo e sono diventati ‘seme di cristiani’”.[1] È molto significativo il fatto che i due capi di Chiesa abbiano espressamente affermato questo, dopo secoli di conflitti e di reciproca diffidenza. Ciò mostra che i santi ci uniscono, ortodossi e cattolici. E questo è particolarmente evidente nella città di Roma, dove vengono venerati così tanti santi, soprattutto i santi della Chiesa indivisa.

La venerazione dei santi è una dimensione importante del cammino verso l’unità dei cristiani. È un bene che i capi di diverse Chiese si incontrino, ed è utile anche che i teologi discutano nelle commissioni miste per superare le controversie storiche. Ma è altrettanto importante che tutti i credenti siano sulla via dell’unità. La venerazione dei santi è una forma particolarmente proficua di invito e di accoglienza dei fedeli nel movimento ecumenico. È un modo utile per offrire al riavvicinamento tra le nostre Chiese un più ampio radicamento nel popolo di Dio. Di ciò siamo rimasti molto colpiti durante la traslazione della reliquia di San Nicola da Bari a Mosca e a San Pietroburgo. È stato molto bello vedere quanti fratelli e sorelle ortodossi e cattolici siano venuti a venerare questa reliquia.

Quello che possiamo dire dei santi in generale si applica in particolare ai martiri, che hanno dato la propria vita per Cristo e le cui testimonianze di fede sono rintracciabili in abbondanza qui a Roma. Il sangue che i martiri hanno versato per Cristo, infatti, non ci separa gli uni dagli altri come cristiani, ma ci unisce, così tanto che possiamo giustamente parlare di un “ecumenismo dei martiri” o di un “ecumenismo del sangue”. Nella Chiesa delle origini c’era la convinzione che il sangue dei martiri fosse il seme di nuovi cristiani: “Sanguis martyrum semen Christianorum”. Allo stesso modo, oggi possiamo vivere nella speranza che il sangue di così tanti martiri del nostro tempo un giorno si rivelerà seme della piena unità ecumenica dell’unico Corpo di Cristo, lacerato da così tante divisioni. Possiamo essere certi che la sofferenza di così tanti cristiani crea un’unità più forte delle differenze che ancora separano le Chiese, e che, nel sangue dei martiri, siamo già diventati una cosa sola.

I santi, che in cielo vivono già nell’unità, sono i nostri migliori compagni sulla via dell’unità e i nostri sostenitori negli sforzi che intraprendiamo per ripristinare l’unità tra noi cristiani. La venerazione dei santi ci mostra anche in cosa consista il cammino più importante verso l’unità, come ha evidenziato il decreto del Concilio Vaticano Secondo sull’ecumenismo “Unitatis redintegratio”: “Si ricordino tutti i fedeli, che tanto meglio promuoveranno, anzi vivranno in pratica l’unione dei cristiani, quanto più si studieranno di condurre una vita più conforme al Vangelo. Quanto infatti più stretta sarà la loro comunione col Padre, col Verbo e con lo Spirito Santo, tanto più intima e facile potranno rendere la fraternità reciproca.”[2] Partendo da questa importante prospettiva, Papa Francesco ha sottolineato che la chiamata alla santità della vita è “l’unico vero cammino verso l’unità”. Perché non c’è unità senza santità di vita.[3]

Con questi spunti, il quarto anniversario dell’incontro storico tra Papa Francesco e il Patriarca Kirill ci introduce nel cuore di tutti gli sforzi ecumenici. Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno contribuito alla preparazione e all’organizzazione dell’evento odierno. E auguro a tutti i partecipanti un fruttuoso incontro commemorativo e una gioia rinnovata sulla via dell’unità dei cristiani attraverso la vita della chiamata alla santità.

 

 

[1] Dichiarazione congiunta di Papa Francesco e del Patriarca Kyrill di Mosca e di tutta la Russia, 12 febbraio 2016, L’Avana.

[2] Unitatis redintegratio, n. 7.

[3] Francesco, Discorso ai partecipanti del Colloquio ecumenico di religiosi e religiose promosso dalla Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, il 24 gennaio 2015.