GIORNATA DELL'AMICIZIA COPTO-CATTOLICA
10 MAGGIO 2019

 

Saluto di Sua Eminenza il Cardinale Kurt Koch
a Sua Eccellenza Mons. Barnaba El Soryany
Vescovo della Chiesa copta ortodossa in Italia,
e alla Comunità copta di Roma

 

 

Eccellenza Reverendissima,

Cari fratelli e sorelle,

 

Sono lieto di essere con voi oggi in occasione del giorno giustamente chiamato “Giornata dell'amicizia copto-cattolica”, festeggiata ogni anno il 10 maggio. In questa ricorrenza facciamo memoria dell’incontro avvenuto a Roma il 10 maggio 2013 tra Papa Francesco e Papa Tawadros, sulla scia dello storico incontro tra San Paolo VI e Papa Shenouda III, svoltosi nel 1973 lo stesso giorno.

Vengo dunque da amico, portando anche l’amicizia di Papa Francesco a tutta la santa Chiesa ortodossa copta, in particolare al vostro Vescovo Barnaba El Soryany e alla vostra cara comunità di Roma. Perché questa giornata è chiamata “giornata dell’amicizia”? Una celebre icona copta del VI secolo rappresenta il Signore che mette la mano sulla spalla del suo amico, il santo monaco Mena d’Egitto. Questa icona è spesso chiamata “icona dell’amicizia”, perché il Signore sembra voler accompagnare il suo amico per camminare con lui.

Infatti il Signore Gesù Cristo stesso ha spiegato che cos’è l’amicizia. Dice ai suoi discepoli: “vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi" (Gv 15, 15). Anche noi copti e cattolici siamo amici non perché l’abbiamo deciso, ma innanzitutto perché il Signore stesso ci chiama amici. Il Signore chiama amici coloro che conoscono i segreti del Padre, che condividono la stessa fede in Dio Padre onnipotente e in Cristo, Figlio di Dio e Salvatore. Questo è il primo fondamento della nostra amicizia.

Ma l’amicizia non è solo un mistero di conoscenza e di fede. Gesù dice ancora: “Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando” (Gv 15, 14). Per essere amici di Cristo non basta condividere la fede, ma anche agire, fare tutto ciò che Lui ci chiede, e se possibile farlo insieme. E noi copti e cattolici possiamo fare tante cose insieme come cristiani, come dice Papa Francesco “camminare insieme, lavorare insieme, pregare insieme”, e così diventare insieme sempre più amici del Signore. Ecco il secondo fondamento della nostra amicizia.

Ma c’è di più. Il Signore Gesù Cristo insegna: “nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15, 13). Il Signore stesso ha dato la propria vita per noi, suoi amici, e anche noi dobbiamo dare la nostra vita gli uni per gli altri. Anche noi, copti e cattolici, siamo chiamati a dare la nostra vita gli uni per gli altri. Dare la vita non significa necessariamente morire, ma, come Cristo con san Mena, accompagnarci sul camino, pregare gli uni per gli altri, dare gratuitamente il nostro amore e la nostra attenzione.

Ecco che cosa significa essere amici. Prego affinché in questo giorno non solo celebriamo la nostra amicizia, ma approfondiamo la nostra amicizia in Cristo per essere in grado di rispondere sempre di più alla preghiera che il Signore Gesù ha espresso alla vigilia della sua Passione: “che siano una sola cosa” (Gv 17, 21).

Papa Francesco ha colto quest’occasione per esprimere a Sua Santità Papa Tawadros vivi auguri per la sua salute e per la sua serenità, come pure la sua gioia e la sua gratitudine per i legami spirituali che uniscono la Sede di Pietro e la Sede di Marco. Vorrei ora leggere la lettera di Papa Francesco a Sua Santità Papa Tawadros.

Che il Signore Risorto vi accompagni nella vostra vita ed esaudisca le vostre preghiere!

Al Messih qam !

Haqqan qam !

Kurt Cardinale Koch