SCAMBIO ECUMENICO DEI DONI

Intervento in occasione della Presentazione della collana “Scambio dei doni” nel Palazzo della Rovere a Roma il 9 dicembre 2019

Kurt Cardinale Koch

 

1. La nuova Collana della Libreria Editrice Vaticana contenente un’ampia selezione di testi di Papa Francesco si chiama, in maniera significativa, “Scambio dei doni”. Questo titolo evidenzia il fulcro di ogni dialogo ecumenico, come rilevava già il Decreto del Concilio Vaticano Secondo sull’ecumenismo “Unitatis redintegratio”: è necessario che “i cattolici con gioia riconoscano e stimino i valori veramente cristiani, promananti dal comune patrimonio, che si trovano presso i fratelli da noi separati. Riconoscere le ricchezze di Cristo e le opere virtuose nella vita degli altri, i quali rendono testimonianza a Cristo talora sino all’effusione del sangue, è cosa giusta e salutare: perché Dio è sempre mirabile e deve essere ammirato nelle sue opere.”[1] Ecco dunque in cosa consiste essenzialmente il dialogo ecumenico, che non è un semplice scambio di idee, di pensieri e di teorie, ma è uno scambio arricchente di doni. Infatti, nessuna Chiesa e così ricca da non aver bisogno di essere arricchita da altre Chiese. Ma nessuna Chiesa è così povera da non poter apportare il proprio contributo alla più ampia comunità di fede cristiana. In questo scambio di doni, come fa notare Papa Francesco nella sua Esortazione apostolica “Evangelii gaudium”, non si tratta soltanto di ottenere informazioni sugli altri per conoscerli meglio, ma soprattutto di “raccogliere quello che lo Spirito ha seminato in loro come un dono anche per noi”. E come esempio concreto, il Papa sottolinea che, nel dialogo con i fratelli ortodossi, noi cattolici abbiamo la possibilità “di imparare qualcosa di più sul significato della collegialità episcopale e sulla loro esperienza della sinodalità”[2]. 

Il fatto che le relazioni e le conversazioni ecumeniche vivano di tale scambio di doni emerge nella nuova Collana grazie ai molti testi importanti di Papa Francesco, che vengono introdotti da un alto rappresentante di un’altra Chiesa cristiana. Il primo volume della Collana è dedicato alla preghiera, con il bellissimo titolo “Il respiro della vita nuova”, ed è prefato dal Patriarca Kirill, capo della Chiesa ortodossa di Mosca e di tutta la Russia. Il secondo volume s’incentra sulla cura del creato e s’intitola “Nostra Madre Terra”, con un’introduzione del Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I. Questa scelta editoriale mette in risalto quanto stretti sono i legami che uniscono i cristiani appartenenti alle varie Chiese in diversi ambiti della vita spirituale e sociale.

2. I primi due volumi della Collana documentano quanto Papa Francesco, seguendo le orme dei suoi predecessori, abbia a cuore la ricomposizione dell’unità dei cristiani. Questo suo impegno personale egli lo ha espresso sin dall’inizio, ovvero dal giorno successivo all’inizio del suo pontificato, in occasione del primo incontro con i rappresentanti delle altre Chiese e Comunità ecclesiali e delle diverse religioni: “Da parte mia, desidero assicurare, sulla scia dei miei Predecessori, la ferma volontà di proseguire nel cammino del dialogo ecumenico.”[3] Per Papa Francesco è di fondamentale importanza che i vari cristiani e le Comunità ecclesiali intraprendano insieme il cammino dell’unità, perché l’unità cresce cammin facendo e camminare insieme significa praticare l’unità: “l’unità viene nel cammino, la fa lo Spirito Santo nel cammino.”[4]

Poiché Papa Francesco ama sottolineare l’importanza del cammino comune, si comprende dove egli ravvisi le maggiori sfide della situazione ecumenica attuale. Usa tre verbi per descrive quella che, a suo parere, è la strada principale dell’ecumenismo: camminare insieme, pregare insieme e lavorare insieme. È un buon segno che i primi due volumi della Collana “Scambio dei doni” siano dedicati a questi due aspetti: pregare insieme e lavorare insieme.

3. Il primo volume della Collana invita a pregare per l’unità dei cristiani. La preghiera costituisce il fulcro dell’ecumenismo spirituale, che il Concilio Vaticano Secondo ha definito “l’anima di tutto il movimento ecumenico”[5]. La preghiera per l’unità dei cristiani è la forma di base dell’ecumenismo, e risale al Cenacolo in cui Gesù pronunciò la preghiera per i suoi discepoli “che tutti siano una cosa sola”. Al riguardo, è bene ricordare che Gesù non ha comandato l’unità ai suoi discepoli e non l’ha voluta esigere, ma ha pregato per essa. Questa semplice ma fondamentale costatazione ha un significato cruciale anche per la ricerca ecumenica dell’unità dei cristiani di oggi. La preghiera per l’unità dei cristiani è e rimane il prerequisito decisivo di tutti gli sforzi ecumenici. Senza preghiera, infatti, non può esserci unità, come sottolinea Papa Francesco: “L’impegno ecumenico risponde, in primo luogo, alla preghiera dello stesso Signore Gesù e si basa essenzialmente sulla preghiera.”[6]

La dimensione spirituale dell’ecumenismo ha presto trovato la sua espressione visibile con l’introduzione della Settimana di Preghiera per l’unità dei cristiani all’inizio del movimento ecumenico, il quale è stato un’iniziativa ecumenica sin dall’origine. Fu la preghiera per l’unità dei cristiani ad aprire la strada al movimento ecumenico, che nel suo nucleo più intimo è un movimento di preghiera. Non si tratta pertanto di un inizio che possiamo lasciarci alle spalle, ma di un inizio che deve camminare con noi ancora oggi, accompagnando ogni sforzo ecumenico.

Il primo volume della Collana mostra che, per il ripristino dell’unità, alla preghiera spetta un ruolo centrale nel pensiero di Papa Francesco e del Patriarca Kirill. Con la preghiera, noi cristiani esprimiamo la nostra convinzione di fede secondo la quale non possiamo fare l’unità né determinarne il momento o la forma. Noi uomini siamo bravi a creare divisioni: ce ne forniscono la prova la storia e, purtroppo, anche il presente. Ma l’unità possiamo solo riceverla dallo Spirito Santo, come rileva Papa Francesco: “La nostra unità non è primariamente frutto del nostro consenso, o della democrazia dentro la Chiesa o del nostro sforzo di andare d’accordo, ma viene da Lui che fa l’unità nella diversità, perché lo Spirito Santo è armonia, sempre fa l’armonia nella Chiesa.”[7] E la migliore preparazione per poter ricevere l’unità come dono dello Spirito Santo è la preghiera per l’unità.

4. In questo senso, l’ecumenismo spirituale è il fondamento di ogni sforzo ecumenico. Ma deve concretizzarsi in quella forma di ecumenismo che può essere definita ecumenismo pratico, rispetto al quale Papa Francesco ha affermato che occorre camminare insieme e fare insieme tutto ciò che può essere fatto insieme: “pregare insieme, lavorare insieme per il gregge di Dio, cercare la pace, custodire il creato, tante cose che abbiamo in comune. E come fratelli dobbiamo andare avanti”[8]. La collaborazione ecumenica tra diverse Chiese e Comunità cristiane è particolarmente urgente alla luce delle grandi sfide del nostro tempo, tra cui l’impegno a favore dei poveri, la promozione della pace e della giustizia sociale, la difesa della libertà religiosa e la protezione delle istituzioni sociali del matrimonio e della famiglia. Anche e soprattutto la crescente globalizzazione deve permettere ai cristiani di consolidare e intensificare la collaborazione ecumenica al servizio del bene olistico della famiglia umana, come si legge nel messaggio di Papa Francesco rivolto alla X Assemblea Generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese tenutasi a Busan in Corea nel novembre 2013: “Il mondo globalizzato in cui viviamo ci esorta a testimoniare insieme la dignità conferita da Dio a ogni essere umano e a promuovere in maniera efficace le condizioni culturali, sociali e giuridiche che permettono agli individui e alle comunità di crescere nella libertà.”[9]

Di particolare urgenza è la preoccupazione per la creazione di Dio, oggi esposta a considerevoli minacce. Noi cristiani, nel nostro credo apostolico, professiamo Dio come il creatore del mondo, e più precisamente come il “creatore del cielo e della terra”. Ma, con l’apostolo Paolo, facciamo la dolorosa esperienza che “tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi” (Rm 8,22). Pertanto, ci è affidata una responsabilità speciale nei confronti del mondo creato da Dio nel momento in cui ci assumiamo un ministero pastorale ecologico. Questa preoccupazione è condivisa, nella comunione ecumenica, da Papa Francesco e dal Patriarca ecumenico Bartolomeo I. Non è un caso che quest’ultimo abbia scritto la prefazione al volume “Nostra Madre Terra”. In essa egli parla di “stretto legame tra il dialogo ecumenico e la cura per l’ambiente”; perché abbiamo appreso che “c’è anche un ecumenismo dell’ambiente di fronte al cambiamento climatico globale che porta con sé implicazioni e conseguenze di vasta portata per tutto il nostro pianeta e i suoi abitanti”. Da parte sua, Papa Francesco, nella sua enciclica ecologica “Laudato si’”, ricorda il Patriarca Bartolomeo, il quale ha sottolineato con parole incisive la necessità che ciascuno si penta del proprio modo di danneggiare “il pianeta” e confessi i propri peccati contro la creazione, poiché “un crimine contro la natura è un crimine contro noi stessi e un peccato contro Dio”[10]. La vicinanza ecumenica tra il Vescovo di Roma e il Patriarca ecumenico si riflette anche nella decisione presa da Papa Francesco di istituire la Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato nella Chiesa cattolica lo stesso giorno in cui tale Giornata viene festeggiata nella Chiesa ortodossa, ovvero il 1 settembre. Un’espressione particolare di questa preoccupazione comune si ritrova nel messaggio congiunto di Papa Francesco e del Patriarca ecumenico Bartolomeo in occasione della Giornata Mondiale di Preghiera per il Creato del 2017, intitolato “Ascoltare il grido della terra e dei poveri”.

5. Il fatto che in entrambi i volumi della Collana rappresentanti di alto rango di altre Chiese cristiane abbiano scritto l’introduzione mostra un’altra forma di ecumenismo. Sia l’ecumenismo spirituale che l’ecumenismo pratico possono in fin dei conti essere fruttuosi soltanto se si basano sull’ecumenismo della carità, della fratellanza e dell’amicizia. I numerosi incontri, le varie conversazioni e le visite reciproche tra le diverse Chiese hanno creato una rete di relazioni amichevoli che formano la solida base di ogni altra relazione ecumenica. Basti pensare allo storico incontro tra Papa Francesco e il Patriarca ortodosso russo Kirill a L’Avana il 12 febbraio 2015. Una tradizione ancora più lunga esiste nelle relazioni tra la Chiesa di Roma e il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, una tradizione che trova la sua espressione nello scambio di visite in occasione delle rispettive feste patronali o di altri eventi particolarmente importanti. È diventata una significativa consuetudine per i vari papi, nei primi tempi del loro pontificato, recarsi al Phanar a Costantinopoli per rendere visita al Patriarca ecumenico. A sua volta, la partecipazione del Patriarca ecumenico Bartolomeo I alla cerimonia d’inaugurazione del pontificato di Papa Francesco a Roma è stata un bellissimo segno di amicizia matura e può essere considerata come il primo evento incoraggiante nelle relazioni ecumeniche tra Roma e Costantinopoli.

 

Questi eventi confermano la convinzione, espressa da Papa Giovanni Paolo II nella sua enciclica fondamentale sull’impegno ecumenico “Ut unum sint”, secondo la quale l’ecumenismo della carità tra i cristiani e tra le comunità cristiane ha permesso di riscoprire la “fraternità”, annoverata dallo stesso Papa Giovani Paolo II tra i frutti più importanti dell’ecumenismo[11]. In “Ut unum sint”, di cui ricorre il XXV anniversario nel 2020, il Papa ricorda alla Chiesa cattolica che il movimento a favore dell’unità dei cristiani “non è soltanto una qualche ‘appendice’, che s’aggiunge all’attività tradizionale della Chiesa”, ma appartiene piuttosto “organicamente alla sua vita e alla sua azione” e deve, di conseguenza, “pervadere questo insieme” ed essere “come il frutto di un albero che, sano e rigoglioso, cresce fino a raggiungere il suo pieno sviluppo”[12].  Giovanni Paolo II ha anche ricordato che, con il Concilio Vaticano Secondo, la Chiesa cattolica si è impegnata “in modo irreversibile a percorrere la via della ricerca ecumenica”[13].

Su queste basi si fonda anche l’opera ecumenica di Papa Francesco, come mostra la Collana “Scambio dei doni”. Sono grato alla Libreria Editrice Vaticana per questa nuova iniziativa. Essa contribuisce a far conoscere il pensiero e l’azione ecumenici di Papa Francesco a un pubblico più ampio, sensibilizzando i lettori sull’urgenza della causa ecumenica, che sta a cuore sia a Papa Francesco che ai capi di altre Chiese cristiane.

 

 

 

[1] Unitatis redintegratio, n. 4.

[2] Francesco, Evangelii gaudium, n. 246.

[3] Francesco, Discorso durante l’Incontro con i rappresentanti delle Chiese e delle Comunità ecclesiali, e di altre religioni, il 20 marzo 2013.

[4] Francesco, Omelia durante la celebrazione dei Vespri nella Solennità della Conversione di San Paolo Apostolo, il 25 gennaio 2014.

[5] Unitatis redintegratio, n. 8.

[6] Francesco, Discorso ai partecipanti al Colloquio ecumenico di religiosi e religiose promosso dalla Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, il 24 gennaio 2015.

[7]  Francesco, Discorso durante l’Udienza generale, il 25 settembre 2013.

[8] Francesco, Discorso durante l’Udienza generale, il 28 maggio 2014.

[9] Francesco, Messaggio al Cardinale Kurt Koch in occasione della X Assemblea Generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese a Busan, in Corea, il 4 ottobre 2013.

[10] Cit. in Francesco, Laudato si’, n. 8.

[11] Giovanni Paolo II, Ut unum sint, n. 41-42.

[12] Ibid 20.

[13] Ibid 3.