unità segno della fedeltà a Dio

Rev.do Avelino González-Ferrer

 

Il 2020 segnerà l’anniversario di numerosi eventi significativi per i cristiani in diverse parti del mondo, tra cui il 400° anniversario del viaggio dei Pilgrim Fathers dall’Inghilterra al Nuovo Mondo e la firma del Mayflower Compact nel novembre del 1620, la commemorazione nella Repubblica Ceca del 600° anniversario delle Crociate ussite (1420-1431) e del 400° anniversario della Battaglia della Montagna Bianca (Bila Hora) durante la Guerra dei Trent’anni (8 novembre 1620). Ma in questa Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, guardiamo al 2019 prestando attenzione ad alcuni importanti eventi ecumenici verificatisi tra la Chiesa cattolica, le Comunioni riformate e battiste, e l’Esercito della Salvezza.

Dal 9 al 15 maggio 2019, il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani (PCPUC) ha partecipato all’incontro annuale del Comitato Esecutivo della Comunione Mondiale delle Chiese Riformate (CMCR) che si è riunito a Kappel, in Svizzera, in occasione del 500° anniversario dell’inizio della Chiesa riformata in Svizzera nel 1519 (l’ “Anno Zwingliano”). Come osservatore, il PCPUC porta avanti una lunga tradizione nel metodo del dialogo ecumenico, per riconoscere e incoraggiare il lavoro delle Chiese della più ampia comunità ecumenica. Una parte fondamentale di questa attività di incoraggiamento è stata la presentazione del saluto formale del Cardinale Presidente del Pontificio Consiglio, il Cardinale Kurt Koch, al Segretario Generale, il Rev.do Dott. Chris Ferguson, e ai membri del Comitato Esecutivo.

Di particolare interesse ecumenico è stato l’avvio, a Kappel, di un nuovo dialogo tra la CMCR e la Conferenza Mondiale Mennonita intorno al tema “Alla ricerca di una testimonianza comune: ripristinare la nostra famiglia nella pienezza”. Il nuovo dialogo riformato-mennonita si concentrerà sui seguenti argomenti: “la giusta memoria, la reciproca riconciliazione e la collaborazione internazionale”. Esso si basa sulla guarigione della memoria iniziata con il dialogo cattolico-mennonita che ha avuto luogo dal 1998 al 2003, e sul raduno della Federazione Luterana Mondiale del 2010 a Stoccarda, in Germania, dove i luterani hanno chiesto ai mennoniti perdono per il loro duro trattamento ed entrambi si sono impegnati a cercare il modo di favorire un processo di riconciliazione. La storia delle relazioni tra le tradizioni riformate e mennonite è stata tristemente segnata dalla violenza, specialmente in Svizzera; l’attuale desiderio di riconciliazione rappresenta dunque un considerevole risultato ecumenico.

L’importanza della guarigione della memoria, segno distintivo del movimento ecumenico e del processo verso la pace e la riconciliazione, è stata evidenziata in particolare il 12 marzo dell’Anno giubilare 2000, quando San Giovanni Paolo II ha scritto una significativa pagina di storia, chiedendo perdono per i peccati commessi nel corso della storia da membri della Chiesa cattolica (come le Crociate, l’Inquisizione e le prevaricazioni contro ebrei, donne e minoranze), affermando: “Per la parte che ciascuno di noi, con i suoi comportamenti, ha avuto in questi mali, contribuendo a deturpare il volto della Chiesa, chiediamo umilmente perdono. In pari tempo, mentre confessiamo le nostre colpe, perdoniamo le colpe commesse dagli altri nei nostri confronti.” Questo atto pubblico di pentimento e di richiesta di perdono ha fatto eco in tutto il mondo cristiano e oggi è un aspetto centrale dell’ “ecumenismo spirituale”.

Il 2019 ha segnato anche venti anni dalla storica firma, avvenuta nell’ottobre 1999, della Dichiarazione Congiunta sulla Dottrina della Giustificazione, una delle pietre miliari di maggior rilievo del movimento ecumenico negli ultimi cinquant’anni. Una nuova fase nella recezione di questo documento è stata raggiunta quando, dal 26 al 28 marzo, si sono riuniti presso la University of Notre Dame negli Stati Uniti responsabili di alto livello delle cinque confessioni cristiane che hanno formalmente aderito alla Dichiarazione Congiunta - anglicani, luterani, metodisti, riformati e cattolici -, per una consultazione sui prossimi passi da compiere.

L’obiettivo della riunione era riflettere sulle implicazioni della Dichiarazione Congiunta nel contesto della crescente vicinanza e collaborazione tra le varie tradizioni ecclesiali. La Dichiarazione della Consultazione di Notre Dame ha confermato questo scopo, affermando: “Ci siamo incontrati [...] spinti dalla comune urgenza di presentare il messaggio della speranza e della grazia liberatrice di Dio per il nostro mondo”. La Dichiarazione ha inoltre ribadito il “Lund imperative” del 2016 (un riferimento allo storico incontro tra Papa Francesco e i responsabili della Federazione Luterana Mondiale a Lund, in Svezia, nel 2016) per agire sempre partendo dal punto di vista dell’unità piuttosto che dal punto di vista della divisione. I partecipanti hanno anche riconosciuto la necessità di applicare il Principio di Lund del 1952, che appella le comunità cristiane ad agire insieme in tutte le cose, tranne quando differenze significative di convinzione le inducono ad agire separatamente. L’incontro di tre giorni ha coinvolto gli studenti del campus di Notre Dame e la più ampia comunità cristiana, con un servizio di preghiera pubblica e una discussione di gruppo insieme ai leaders della Chiesa. I partecipanti alla consultazione hanno deciso di proseguire la conversazione istituendo un comitato direttivo per portare avanti i loro lavori.

L’8 novembre 2019, una delegazione dell’Esercito della Salvezza guidata dal generale Brian Peddle e dal commissario Rosalie Peddle ha compiuto una visita in Vaticano e ha incontrato il Santo Padre. Noti con il nome di salvazionisti, i membri dell’Esercito della Salvezza cercano di portare salvezza e aiuto umanitario alle persone bisognose. I salvazionisti sono sia una comunità cristiana protestante che un’organizzazione umanitaria internazionale, con oltre 1,7 milioni di membri.

Questo è stato il secondo incontro tra i dirigenti dell’Esercito della Salvezza e Papa Francesco, il quale, durante un colloquio franco e caloroso, ha rammentato la prima lezione sull’ecumenismo ricevuta da sua nonna: “Come qualche volta ho ricordato…, è stato incontrando dei membri dell’Esercito della Salvezza che ho ricevuto la mia prima lezione di ecumenismo da mia nonna, molti anni fa...!” Si tratta di un aneddoto raccontato da Papa Francesco in varie occasioni, risalente a quando aveva quattro anni e sua nonna gli spiegò chi erano i salvazionisti del loro quartiere: “…ho detto a mia nonna: ‘Quelle, chi sono? Monache, suore?’. E mia nonna ha detto: ‘No. Sono protestanti, ma sono buone’” (incontro del 12 dicembre 2014). Il Papa ha poi aggiunto davanti alla delegazione: “Il loro esempio di umile servizio agli ultimi tra i nostri fratelli e sorelle parla con più eloquenza di ogni parola.”

Nell’incontro tra i rappresentanti dell’Esercito della Salvezza e il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani è stata discussa la prospettiva di portare avanti regolarmente le conversazioni. Il generale Peddle ha sottolineato le aree in cui l’Esercito della Salvezza e la Chiesa cattolica si trovano a dover affrontare sfide comuni nella missione a favore dei poveri e degli emarginati. La discussione si è anche concentrata sulla missione e sull’evangelizzazione efficaci e sul servizio all’umanità sofferente. La prima visita dei leader dell’Esercito della Salvezza compiuta nel 2014 era avvenuta al termine di una serie storica di conversazioni teologiche svoltesi dal 2007 al 2012.

Infine, dal 9 al 13 dicembre 2019, si è tenuta a Varsavia, in Polonia, la terza riunione della terza fase del dialogo internazionale tra l’Alleanza Battista Mondiale e il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. L’incontro è stato ospitato dall’Unione Battista di Polonia presso il Seminario teologico battista di Varsavia. Esso ha trattato il tema delle “Sfide della testimonianza comune”, prestando attenzione alle sfide attuali affrontate da battisti e cattolici nell’adempiere la loro missione di testimonianza comune a Cristo, tra cui: il divario crescente legato a questioni etiche e morali; la politicizzazione della religione, e la crescita del secolarismo e dei cosiddetti “nones” (coloro che dichiarano di non avere alcuna appartenenza religiosa).

Proseguendo sulle basi gettate in due precedenti dialoghi battisti-cattolici (1984-1988 e 2006-2010), la Commissione congiunta sta ora valutando ciò che cattolici e battisti sono in grado di affermare insieme riguardo a un carattere e a una pratica che possono essere riconosciuti come validi da entrambe le comunità nel campo della testimonianza cristiana comune, alla luce di un divario crescente tra la testimonianza della Tradizione e la cultura attuale.

Mentre celebriamo la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, leggiamo, negli Atti degli Apostoli 27, come San Paolo incoraggiò gli altri passeggeri sulla nave a non aver paura e ad avere fede in Dio per la loro salvezza. Spesso le divisioni nella Chiesa e la mancanza di fede nel mondo tentano anche noi, come avvenne con i passeggeri della nave di San Paolo, ad abbandonare ogni speranza di salvezza o di raggiungimento della piena unità visibile. Tuttavia, coloro che hanno fede comprendono che Dio ha un disegno più grande. Dobbiamo ricordare che l’unità dei cristiani non è in definitiva qualcosa che possiamo realizzare con i nostri soli sforzi, ma è un dono al quale possiamo prepararci tramite la pazienza, la preghiera e la fedeltà a Dio. Può essere utile tener presente che, sebbene la poppa della nave che trasportava San Palo sia stata spezzata dalla forza delle onde, è stato attraverso alcune assi e altri rottami della nave che “tutti poterono mettersi in salvo a terra.”

 

Articolo pubblicato ne L'Osservatore Romano, 25 gennaio 2020, N° 19,  p. 7.