2018 ASSEMBLEA PLENARIA
MESSA DI APERTURA

 

Nell’ascolto della Parola di Dio diventare una cosa sola[1]

 

Omelia del Cardinale Kurt Koch

 

Il brano del Vangelo di Luca offertoci oggi dalla liturgia della Chiesa è molto breve, ma ci mostra in maniera pregnante in cosa consiste la vita cristiana, la comunione ecclesiale e anche l’impegno ecumenico. La scena in cui Gesù è circondato dalla folla, mentre sua madre e i suoi fratelli aspettano fuori desiderando di vederlo, è un’occasione per Gesù di farci capire che la vera parentale non si basa semplicemente su legami di sangue. I suoi veri parenti, ovvero sua madre e i suoi fratelli, sono piuttosto “coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica”. Con ciò, Gesù ci indica quella che è l’intima essenza della Chiesa. Sono l’ascolto e l’attuazione della Parola di Dio che fondano la comunione e soprattutto la parentela con Gesù. L’ascolto e l’attuazione della Parola hanno come effetto quello di costruire legami familiari ed ecclesiali. La vera famiglia di Gesù è la cerchia dei discepoli e, dunque, la Chiesa.

All’inizio della Plenaria del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, ci siamo riuniti nella Basilica di San Pietro per celebrare l’eucarestia e per ascoltare la Parola di Dio, affinché possiamo trarre da essa un orientamento per il compito che dovremo assolvere. Dobbiamo chiederci allora cosa significhi questa scena incisiva del Vangelo odierno per il nostro impegno ecumenico.

 

Ascoltare la Parola di Dio

In primo luogo, siamo invitati a riflettere sul fatto che l’intima essenza dell’essere cristiani e della vita della Chiesa consiste nell’ascolto della Parola di Dio. Quando l’accento è posto interamente sull’ascolto della Parola, è evidente che non si tratta della nostra parola, ma della Parola di Dio che ci precede, nel senso che procede davanti a noi e ci è donata come presupposto di tutto il resto: la Parola di Dio che ci viene incontro deve essere innanzitutto ricevuta ed accolta da noi. Questa prospettiva fondamentale per la vita cristiana è ripetuta soprattutto da Paolo, il quale sottolinea di non aver scoperto da solo il messaggio centrale della fede cristiana, ma di aver semplicemente ritrasmesso ciò che lui stesso ha ricevuto (cfr. 1 Cor 15,3). Con la stessa convinzione, egli saluta la comunità di Tessalonica: “E voi avete seguito il nostro esempio e quello del Signore, avendo accolto la Parola in mezzo a grandi prove, con la gioia dello Spirito Santo” (1 Ts 1,6). La gioia della fede ha per fondamento la Parola di Dio che ci precede e che noi possiamo solo accogliere.

La Parola di Dio è anche il fondamento di quella gioia che è la chiave musicale del nostro lavoro ecumenico. Questa gioia riluce soprattutto se gettiamo uno sguardo alla storia. Nel farlo, ci rendiamo conto innanzitutto che le divisioni del XVI secolo nella Chiesa d’Occidente sono iniziate con una lettura ed un’interpretazione controversa della parola di Dio, e dunque si sono spinte, in un certo senso, fin dentro alle Sacre Scritture. Ma nel movimento ecumenico, abbiamo preso coscienza anche di un altro fatto: che il superamento delle divisioni potrà avvenire soltanto attraverso una lettura comune della Bibbia. In ciò consiste ad esempio il grande dono offertoci dalla Dichiarazione Congiunta sulla Dottrina della Giustificazione, ovvero su quella dottrina che aveva rappresentato uno dei motivi principali della divisione nella Chiesa d’Occidente e sulla quale è stato possibile raggiungere un ampio consenso ecumenico, poiché protestanti e cattolici hanno ascoltato insieme la testimonianza neotestamentaria. Nell’ascolto comune della Parola di Dio vi è una grande forza ed un grande potenziale per la ricomposizione ecumenica dell’unità dei cristiani. Per ritrovare l’unità nella fede, dobbiamo ascoltare insieme la Parola di Dio testimoniata nelle Sacre Scritture.

 

Ascoltare insieme la Parola di Dio

Concentriamoci allora maggiormente sull’ascolto comune della Parola. Gesù definisce “madre” e “fratelli” coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica; con ciò, il Vangelo odierno afferma in modo significativo che l’ascolto della Parola di Dio costruisce la nuova famiglia di Gesù, e ha dunque in sé la forza di costituire vincoli familiari. Ecco contenuta in questo messaggio anche una promessa per il nostro lavoro ecumenico: più noi cristiani ascoltiamo intensamente la Parola di Dio nella comunione ecumenica, più ci avviciniamo al mistero di Gesù Cristo e, così facendo, più ci avviciniamo anche gli uni agli altri in diverse Chiese e Comunità ecclesiali, costituendo sempre più la Chiesa come Corpo del Signore.

Al centro di questa Chiesa vi è però anche quella donna presentataci dal Vangelo di oggi mentre aspetta fuori in silenzio. Se ci soffermiamo più attentamente sulle Scritture, scopriamo in Maria colei che ha accolto in sé interamente la Parola di Dio per donarla al mondo. È soprattutto il Vangelo di Luca a mostrarci Maria sempre e completamente in ascolto della Parola di Dio.

Nel racconto dell’annunciazione, si legge ad esempio che, al saluto dell’angelo, “ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo” (Lc 1,29). La parola “si domandava” usata qui dall’evangelista si ricollega, in greco, al termine “dialogo”. Luca suggerisce così che Maria conduce un dialogo silenzioso con la Parola di Dio che le viene incontro, e indaga il senso più profondo di tale Parola.

Maria si comporta in maniera analoga anche nel racconto del Natale, dopo che i pastori sono venuti ad adorare il bambino nella mangiatoia: “Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19). Maria traduce in parola l’evento del Natale e porta la Parola dentro di sé, in profondità, per meditarla, così che la Parola divenga seme nel fertile terreno del suo cuore.

Luca ripropone quest’immagine una terza volta, nella scena di Gesù dodicenne al Tempio: “Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore” (Lc 2,51). In questo racconto, Luca ci mostra che la Parola di Dio non è sempre immediatamente comprensibile, neanche per i credenti, e richiede pertanto pazienza ed umiltà, la stessa pazienza ed umiltà di cui ha dato prova Maria accogliendo nel suo cuore ciò che all’inizio non aveva compreso, per farlo maturare e per poterlo elaborare interiormente.

In questi tre episodi è evidente che Maria è profondamente in ascolto della Parola di Dio e, nella Parola di Dio, si trova a proprio agio. Maria, con questo atteggiamento di fondo, è figura esemplare e tipologica della Chiesa, che è costituita proprio da “coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica”. Dovremmo dunque assumere Maria anche come patrona dell’impegno ecumenico volto a ricomporre l’unità dei cristiani, un’unità che ci verrà donata soltanto nell’ascolto comune della Parola di Dio. Da Maria possiamo infatti imparare quale rapporto nutrire con la Parola di Dio nella Chiesa e nell’ecumenismo.

 

Mettere in pratica la Parola di Dio

Nella vita di Maria è visibile anche un altro aspetto: Maria non solo ha prestato pieno ascolto alla Parola di Dio, ma ha messo a disposizione anche il suo corpo e tutta la sua vita affinché la Parola del Dio vivente potesse nascere e venire al mondo. Ella sapeva infatti che la vita cristiana consiste non soltanto nell’ascoltare la Parola di Dio, ma anche e soprattutto nell’attuarla, come ci fa comprendere Gesù nel Vangelo odierno: “Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica”.

Anche nel movimento ecumenico non è sufficiente ascoltare la Parola di Dio. Occorre soprattutto metterla in pratica e testimoniarla insieme. Rendere testimonianza della Parola di Dio è la missione di tutti i cristiani, la loro comune responsabilità. Il segreto di tale missione risiede in una vita cristiana convincente. Oggi, la missione cristiana avviene non mediante una strategia pubblicitaria o una messa in circolazione di testi e di documenti, né attraverso i mass media. Lo strumento cruciale della diffusione della Parola di Dio siamo noi stessi, cristiani che vivono la loro fede in maniera credibile dando alla Parola di Dio un volto personale. Se la Parola di Dio ci rende davvero “luce del mondo”, noi stessi risplenderemo e sapremo propagare la luce intorno a noi.

Ascoltare la Parola di Dio, ascoltarla insieme agli altri e poi metterla in pratica: questi sono i tre impulsi che ci offre il breve brano evangelico di oggi per il nostro lavoro ecumenico. Preghiamo il Dio vivente affinché il suo Spirito, promessoci come vera sorgente di luce, come mostra la finestra dell’altare della cattedra, ci accompagni con la sua luce nel corso delle discussioni della Plenaria e ci rafforzi nel nostro impegno a favore dell’unità dei cristiani e nella nostra testimonianza comune.

 

Lettura:   Prv 21, 1-6. 10-13

Vangelo:  Lc 8, 19-21

 

 

 

[1] Omelia per la celebrazione eucaristica in occasione dell’inizio della Plenaria del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani nella Basilica di San Pietro, il 25 settembre 2018.