SALUTO DI SUA SANTITÀ MAR GEWARGIS III

Venerdì, 9 novembre 2018

 

 

Vostra Santità Papa Francesco,
Vescovo di Roma e Papa della Chiesa cattolica romana:
Saluti fraterni in Cristo Gesù, nostro Signore e Dio.

 

Fratello amato e venerato!

È con grande gioia nello Spirito e con gratitudine verso il nostro Signore Gesù Cristo che per la seconda volta saluto la Chiesa di Roma e il suo Vescovo, qui nella sede apostolica di Vostra Santità. Il nostro incontro odierno è un segno concreto dell’abbraccio fraterno nella carità cristiana tra le due antiche e apostoliche Chiese di Roma e di Seleucia-Ctesifonte, nelle persone dei loro rispettivi capi-pastori e compagni di lavoro per il Vangelo di Cristo Gesù, che è la nostra speranza e la nostra salvezza. Faccio eco oggi alle parole del beato apostolo San Paolo, che ben si addicono al nostro incontro tra fratelli: “io ringrazio continuamente Dio per voi. Nelle mie preghiere mi ricordo di voi: al Dio del Signore nostro Gesù Cristo, a lui che è il Padre glorioso, io chiedo che vi faccia il dono della sapienza che viene dallo Spirito e che egli si riveli a voi, così che voi possiate conoscerlo ancora di più” (Ef 1,15-16).

La mia presenza qui oggi, insieme ai miei fratelli vescovi e al clero della nostra delegazione, vuole ribadire e confermare insieme a Vostra Santità la nostra comune dedizione e il nostro comune impegno a favore della libertà religiosa in tutto il mondo come uno dei diritti umani più essenziali, che sostiene incessantemente la dignità della persona umana. In particolare, eleviamo la nostra voce per esprimere una comune e sincera preoccupazione per i nostri fratelli e sorelle cristiani nella regione del Medio Oriente, che continuano a subire varie forme di persecuzione per amore di nostro Signore Gesù Cristo in quella stessa parte del mondo dove nacque il cristianesimo e fu proclamato per la prima volta il messaggio evangelico.

Dichiariamo solennemente che il nostro comune dialogo e pellegrinaggio come fratelli in Cristo nostro Signore, il quale desidera l’unità di tutti i suoi fedeli nell’amore e nella gioia dello Spirito Santo, ci spinge come pastori a ricordare davanti alla comunità mondiale le sofferenze di cui i cristiani del Medio Oriente continuano a fare esperienza. I molti decenni di guerra, di violenza, di ostilità religiose e di settarismo hanno avuto effetti incommensurabili e, purtroppo, irreversibili sulle nostre antiche comunità cristiane d’Oriente. Ciò che abbiamo visto in Iraq e in Siria negli ultimi 15 anni è una testimonianza vivente di questa dolorosa situazione di partenza coatta e di forzata migrazione (sia interna che esterna) di milioni di cristiani dalla regione del Medio Oriente. Inoltre, la recrudescenza del fondamentalismo religioso e del settarismo ha lasciato la sua cicatrice su almeno due generazioni di bambini e di giovani, che non conoscono più cosa sia la pace e la giustizia. Essi sono cresciuti credendo che la guerra e la violenza religiosa siano non soltanto parte integrante della vita quotidiana, ma anche un principio dettato dalla religione. Oltre a ciò, molti atri, - donne, uomini e anziani - hanno subito violenze psicologiche e fisiche, ognuno a proprio modo.

Non solo la guerra e la violenza religiosa in Medio Oriente hanno causato sofferenze e sfruttamento a detrimento dei più vulnerabili nella società - come i bambini, i giovani e le donne -, ma il più grande peccato consiste nel fatto che il cuore e l’anima umani siano stati danneggiati e alterati in modo irreparabile. La bontà dello spirito, il profondo senso di ospitalità e la profonda religiosità dei popoli del Medio Oriente sono stati sostituiti da molta sofferenza, da una non-carità verso il prossimo, da una grande intolleranza religiosa e dall’esclusivismo. I sacri valori e le sacre virtù che i popoli di quella regione avevano ereditato dal patriarca Abramo, che dimorò in Mesopotamia e che era noto per la sua fede e per il cammino compiuto con il Signore, sono stati sfigurati e profanati.

Nella nostra Dichiarazione Comune sulla situazione dei cristiani in Medio Oriente, che Vostra Santità e il sottoscritto oggi firmiamo, proclamiamo che “rimaniamo insieme, fianco a fianco, con i nostri fratelli perseguitati, per dare voce a coloro che non hanno voce. Insieme, faremo tutto il possibile per alleviare la loro sofferenza e per aiutarli a trovare il modo di iniziare una nuova vita.” Ci impegniamo quindi solennemente ad essere annunciatori di speranza e difensori di quelle comunità cristiane fedeli e da molto tempo sofferenti, che, sin dalla loro fondazione da parte dei santi apostoli del nostro Signore nel primo secolo cristiano, sono esistite e continuano ad esistere al centro di un vero e proprio rischio di estinzione. Confermiamo che “il Medio Oriente senza i cristiani non sarebbe più il Medio Oriente.” Affidiamo questi nostri più antichi cristiani alle preghiere e alle intercessioni dei santi martiri attraverso i secoli, quei martiri che i nostri fedeli emulano quotidianamente nella loro vita. Colgo l’occasione per ringraziare Vostra Santità in particolare a nome dei cristiani dell’Iraq, per tutti gli sforzi che la Santa Sede compie nel sensibilizzare la comunità internazionale in merito alle continue ferite e sofferenze di questi antichi cristiani dell’Assiria e di altre comunità cristiane sorelle, in Iraq, in Siria e in altre parti del Medio Oriente. Continuiamo a pregare e a sperare che la pace, la giustizia e l’armonia tra tutti i popoli e le religioni del Medio Oriente diventino una realtà effettiva sperimentata dalle nostre comunità cristiane nella loro vita e nella vita dei loro figli e delle generazioni future.

Il nostro comune viaggio nella carità e nel dialogo rafforzerà ulteriormente e testimonierà la nostra Dichiarazione Comune. Durante questa settimana, i membri rispettivi della “Commissione mista per il dialogo teologico” tra la Chiesa assira dell’Oriente e la Chiesa cattolica romana si incontreranno nella loro sessione ordinaria e discuteranno della costituzione della Chiesa, che riguarda la terza fase del nostro dialogo ufficiale. So che durante questo incontro, i partecipanti hanno esaminato la comprensione del mistero della Chiesa nei rispettivi patrimoni liturgici, patristici ed esegetici delle nostre due Chiese. Sono incoraggiato dal fatto che il nostro dialogo si basa sul rispetto reciproco e sulla profonda sincerità che non si avvale dei precedenti metodi di coercizione, ma si basa piuttosto sull’esame della comune testimonianza apostolica del deposito di fede in Cristo. Preghiamo per i membri della commissione, affinché il Signore possa rendere fruttuosa la loro opera di studio e di dialogo, per la più grande gloria di Dio.

In conclusione, ringrazio Vostra Santità per il Suo caloroso e fraterno benvenuto in Vaticano questa mattina. Le estendo i saluti di tutti i membri del Santo Sinodo della Chiesa assira d’Oriente e Le assicuro il ricordo nelle nostre preghiere. Che la grazia di nostro Signore Gesù Cristo e la sapienza dello Spirito Santo rimangano sempre con Vostra Santità, rafforzandoLa affinché possa continuare a servire fedelmente la Sede di Roma e a pascere il sacro gregge affidato alla Sua cura arci-pastorale.

 

Tenuto in Vaticano, il 9 novembre, nell’anno del Signore 2018

 

 

Giwargis III Sliwa
Sua Grazia il Catholicos-Patriarca
della Santa Chiesa Apostolica Cattolica Assira d’Oriente

 

Traduzione dall’originale in lingua inglese