PRESERVANDO L'UNITÀ

 

Rev.do Anthony Currer

 

La Comunione Anglicana e la Lambeth Conference del 2020

Nel luglio 2020, l’Università del Kent a Canterbury ospiterà vescovi anglicani di tutta la Comunione Anglicana che si riuniranno per la quindicesima Lambeth Conference. Per poter comprendere l’importanza di tale Conferenza per la Comunione Anglicana sarà utile considerare sia il background storico sia il contesto più recente.

La prima Lambeth Conference si tenne nel 1867 dietro richiesta della Chiesa anglicana del Canada con l’intento di preservare l’unità della Comunione. Era stata concepita come un incontro di tutti i vescovi diocesani al servizio della Comunione Anglicana; tuttavia, poco più della metà di loro (76 vescovi) partecipò a questo primo incontro. La seconda Lambeth Conference ebbe luogo nel 1878. Da allora, essa si è riunita generalmente ogni dieci anni, sebbene le due guerre mondiali del XX secolo abbiano forzato un intervallo più lungo. Dal 1978 gli incontri si sono svolti a Canterbury a motivo del crescente numero dei vescovi presenti.

La più recente Lambeth Conference si è tenuta nel 2008. Nel 2004, l’ordinazione episcopale del Rev.do Gene Robinson come Vescovo del New Hampshire, che viveva allora in una relazione pubblica con una persona dello stesso sesso, aveva attirato l’attenzione sulla questione dell’omosessualità, già percepita con qualche disagio durante la precedente Conferenza del 1998. Il fatto che il Vescovo Robinson non fosse stato invitato alla Lambeth Conference del 2008 sollevò l’irritazione di una parte importante della Comunione Anglicana. Numerosi vescovi evangelicali della Comunione minacciarono di boicottare Lambeth e organizzarono a Gerusalemme una conferenza alternativa, la Global Anglican Future Conference (GAFCON). Nel 2008, 291 vescovi anglicani parteciparono a GAFCON e 670 vescovi diocesani degli 880 della Comunione Anglicana presero parte a Lambeth, con alcuni vescovi presenti a entrambe le Conferenze.

In previsione della Lambeth Conference del 2008, l’Arcivescovo Rowan Williams aveva affermato che la Conferenza si sarebbe incentrata sulla formazione alla missione, e che non sarebbero state presentate o discusse risoluzioni formali. Con ciò, intendeva evitare che si riaprisse il dibattito controverso sulla sessualità umana. Tuttavia, poiché il suo scopo era impedire discussioni dannose e divisorie, ma non eludere la questione in sé, fu riservato spazio alla presentazione e all’ascolto di opinioni diverse sulla sessualità umana, da parte di membri appartenenti a varie regioni della Comunione Anglicana. Data la profondità del disaccordo tra le Province liberali e le Province conservatrici della Comunione, alcuni si chiesero se ci sarebbe mai stata un’altra Lambeth Conference dopo il 2008.

Nei suoi primi 18 mesi dopo essere stato consacrato Arcivescovo di Canterbury nel marzo del 2013, Justin Welby ha voluto visitare, come sua priorità, ciascuno dei Primati della Comunione. Nel gennaio del 2016 ha ospitato la prima Riunione dei Primati tenutasi dopo il 2011, con la partecipazione di tutti e 38 i Primati della Comunione. In tale occasione, è stato deciso di imporre sanzioni volte ad impedire ai membri delle Province che consentono il matrimonio omosessuale di votare su questioni dottrinali nelle riunioni della Comunione Anglicana o di rappresentare la Comunione nei dialoghi ecumenici per un periodo di tre anni. Queste sanzioni sono state imposte alla Chiesa episcopale degli Stati Uniti nel 2016, alla Chiesa episcopale scozzese nel 2017 e ora si presume che verranno applicate alla Chiesa anglicana del Brasile. Avendo ottenuto l’accordo dei Primati su tali sanzioni e la loro determinazione a “camminare insieme, a una certa distanza”, il comunicato stampa della Riunione dei Primati del 2016 ha annunciato che la prossima Lambeth Conferenza si terrà nel 2020.

Nonostante gli energici sforzi compiuti dall’Arcivescovo Welby per giungere a un compromesso che unisca le Province della Comunione, la pace rimane fragile. Poiché vi sono pochissime questioni dottrinali trattate al livello della Comunione, le sanzioni riguardanti le Province statunitensi, scozzesi e brasiliane hanno un effetto molto limitato. Inoltre, non è chiaro se le sanzioni imposte alla Chiesa episcopale americana per un periodo di tre anni nel 2016 siano ora scadute. Nel 2019 i delegati del Consiglio Consultivo Anglicano provenienti da ciascuna di queste tre Province hanno votato su tutte le risoluzioni, e le sanzioni non sono state menzionate. Le sanzioni, pertanto, non sono state applicate in modo chiaro e rigoroso.

Le sanzioni non hanno neanche assicurato la partecipazione di quelle Province conservatrici alle riunioni tenutesi al livello della Comunione dal 2016 in poi. Le Chiese anglicane della Nigeria, dell’Uganda e del Ruanda non hanno preso parte ai Consigli Consultivi Anglicani del 2016 e del 2019, né alla Riunione dei Primati del 2017, e non parteciperanno neppure alla Riunione dei Primati del 2020 (13 - 15 gennaio). Queste tre Province rappresentano oltre 30 milioni di anglicani sui circa 85 milioni della Comunione Mondiale Anglicana.

La mancata presenza di queste tre Province conservatrici non significa che la questione della sessualità cessi di essere problematica. Ciò è apparso in maniera evidente durante il Consiglio Consultivo Anglicano del 2019, che si è riunito a Hong Kong (28 aprile - 5 maggio). Là è stata proposta una risoluzione secondo la quale coloro che sono “emarginati a causa della loro sessualità... dovrebbero essere pienamente inclusi nella vita della Comunione Anglicana”. Rapidamente, la discussione si è fatta tesa ed emotivamente intensa. Lo stesso Arcivescovo Welby è dovuto intervenire con una nuova risoluzione, la quale propone “che si metta in atto un processo di ascolto con un meccanismo solidale e indipendente al fine di ascoltare le preoccupazioni e le voci delle persone, in particolare di coloro che si sono sentiti emarginati a causa della loro sessualità”. Questo episodio dimostra non solo la natura esplosiva della tematica, ma anche l’acume politico dell’Arcivescovo, che è riuscito a posizionarsi tra le parti opposte e a impedire che l’incontro si sfaldasse.

Cosa ci si potrebbe attendere dunque dalla Lambeth Conference del 2020? Per quanto riguarda la partecipazione, l’Arcivescovo di Canterbury estende inviti a singoli vescovi della Comunione; è pertanto possibile che alcuni di loro partecipino nonostante provengano da Province solitamente assenti negli incontri organizzati al livello della Comunione. Tuttavia, è immaginabile anche che alcuni vescovi boicottino la Conferenza anche se appartenenti a Province che generalmente partecipano. Sembra quindi probabile una presenza di circa due terzi dei vescovi (600).

Come avvenuto nella Lambeth Conference del 2008, è prevedibile che la Conferenza del 2020 non prenda risoluzioni, e consenta poco spazio al dibattito. Il tema scelto, “La Chiesa di Dio per il mondo di Dio”, riflette il desiderio dell’Arcivescovo Welby di far sì che la Chiesa sposti la sua attenzione dalle questioni interne, dimostratesi divisive, alla sua missione nel mondo. Egli ha affermato: “Prego affinché, ispirata dallo Spirito Santo, la Lambeth Conference rinvigorisca la Comunione con la visione e con le risorse capaci di trasmettere l’amore trasformante di Gesù Cristo ad ogni livello della società in tutto il mondo”.

Come nel 2008, la Lambeth Conference del 2020 comprenderà diversi elementi: ritiro, studio biblico, interventi e discussioni volti a rafforzare la Comunione. Ciò non significa necessariamente che le questioni controverse verranno del tutto evitate. In effetti, l’Arcivescovo ha affermato che la Conferenza “sarà un momento per affrontare i punti dolenti e le preoccupazioni” e “per confrontarsi con le questioni davanti alle quali si trovano la Chiesa e il mondo”. Tuttavia, egli ha anche sottolineato la necessità di ascoltarsi rispettosamente gli uni gli altri, di approfondire le relazioni, di sostenersi a vicenda e di “trovare il modo di camminare insieme”.

È evidente che riunire gli anglicani delle Province liberali, in particolare del mondo anglosassone, e gli anglicani delle Province più conservatrici dell’Asia e dell’Africa comporta sempre il rischio di suscitare tensioni e divisioni. Poiché tale era anche il rischio della Riunione dei Primati del 2016, l’Arcivescovo aveva fatto in modo che ci fosse un elemento spirituale catalizzatore, per appianare possibili tensioni: Jean Vanier si era rivolto ai Primati e aveva lavato loro i piedi, e i Primati avevano pregato riuniti intorno a due reliquie, il presunto manico del bastone pastorale di San Gregorio Magno e i Vangeli di Sant’Agostino.

Analogamente, una reliquia di San Thomas Beckett sarà al centro dell’attenzione alla Lambeth Conference del 2020. Il 7 luglio 1220, le reliquie dell’Arcivescovo assassinato furono traslate dalla cripta della Cattedrale di Canterbury a un santuario predisposto nell’abside. (Il santuario fu in seguito distrutto dai commissari del re Enrico VIII). Per celebrare l’800° anniversario della traslazione, la tunica insanguinata indossata da Beckett al momento del martirio verrà prestata alla Cattedrale di Canterbury dal tesoro della Basilica di Santa Maria Maggiore, dove è stata conservata dal XV secolo. La liturgia vespertina per la festa della Traslazione delle Reliquie sarà celebrata il 5 luglio, e riunirà i successori dei vescovi e dei dignitari che parteciparono alla cerimonia del 1220, siano essi anglicani, cattolici o appartenenti a un’altra tradizione cristiana. Il 7 luglio, data esatta dell’anniversario della festa, il Cardinale Vincent Nichols celebrerà la messa nella Cattedrale. La reliquia rimarrà quindi a Canterbury come fulcro della preghiera durante la Lambeth Conference e rafforzerà la speranza dell’Arcivescovo Welby che la Conferenza s’incentri soprattutto sulla testimonianza cristiana nel mondo.

 

L’impegno dell’Arcivescovo Justin Welby per la pace nel Sudan del Sud

L’Arcivescovo Justin Welby è venuto a Roma due volte nel 2019. La prima visita è stata in occasione di un ritiro ospitato congiuntamente dall’Arcivescovo e da Papa Francesco nella Domus Sanctae Marthae e destinato a leader politici e a leader cristiani del Sudan del Sud. Al ritiro hanno partecipato il Sig. Salva Kiir Mayardit, presidente della Repubblica, e quattro dei cinque vice-presidenti: il Sig. Riek Machar Teny Dhurgon, il Sig. James Wani Igga, il Sig. Taban Deng Gai e la Sig.ra Rebecca Nyandeng De Mabior. Erano presenti anche otto membri del Consiglio delle Chiese del Sudan del Sud. Il Rev.do John Baptist Odama, Arcivescovo di Gulu (Uganda), e il Rev.do P. Agbonkhianmeghe Orobator, SJ, presidente della Conferenza dei Superiori maggiori dell’Africa e del Madagascar, hanno predicato nei servizi liturgici del ritiro. Questo evento, sia ecumenico che diplomatico, è stato organizzato dietro suggerimento dell’Arcivescovo di Canterbury con la collaborazione della Segreteria di Stato. Lo scopo di entrambe le Chiese era quello di offrire uno spazio di preghiera e di riconciliazione a coloro che hanno la responsabilità di lavorare per un futuro di pace e di prosperità per il popolo del Sudan del Sud.

Il 13 novembre, l’Arcivescovo Welby è tornato a Roma per l’installazione dell’Arcivescovo Ian Ernst come nuovo direttore del Centro Anglicano e rappresentante personale dell’Arcivescovo di Canterbury presso la Santa Sede. L’Arcivescovo Ernst è stato Primate della Chiesa anglicana dell’Oceano Indiano, dove ha lavorato a stretto contatto con il suo omologo cattolico, il Cardinale Maurice Piat. È membro del Task Group dell’Arcivescovo, istituito in seguito alla Riunione dei Primati del 2016 per “ripristinare le relazioni, ricostruire la fiducia reciproca, guarire il retaggio delle ferite ed esplorare alcune profonde differenze” nella Comunione Anglicana.

Durante questa seconda visita, l’Arcivescovo ha avuto un colloquio privato con Papa Francesco, ​​e la questione del Sudan del Sud è stata nuovamente sollevata. I due hanno concordato, in linea di principio, di visitare il Paese il più presto possibile, una volta che il governo di transizione sarà stato istituito. Papa Francesco e l’Arcivescovo Welby hanno riaffermato il loro impegno comune a favore delle iniziative di pace nel Sudan del Sud.

 

La United Methodist Church e il Consiglio Metodista Mondiale

La più grande delle Chiese del Consiglio Metodista Mondiale, la United Methodist Church (UMC), conta fedeli soprattutto negli Stati Uniti (circa 7 milioni su un totale di 12 milioni), ma ha anche un numero significativo di membri in Africa, Asia e Sud America. Nel febbraio 2019, essa ha tenuto una sessione speciale della Conferenza Generale, al fine di pervenire a una decisione sul Rapporto di una Commissione istituita per esaminare i paragrafi del “The Book of Discipline” che riguardano la sessualità umana. Con 438 voti contrari e 384 favorevoli, la Conferenza ha respinto le modifiche proposte per consentire ai singoli pastori di decidere se celebrare matrimoni omosessuali e di ordinare clero avente una relazione omosessuale. Tuttavia, le 17 petizioni emerse da questa riunione, indicate come “Piano tradizionale”, hanno incontrato da allora una forte opposizione. Nell’aprile del 2019, il Consiglio Giuridico della Chiesa ha dichiarato che 10 petizioni erano valide e 7 incostituzionali. I leader della Chiesa hanno ora proposto un piano per creare una nuova Chiesa “metodista tradizionalista” per coloro che desiderano lasciare l’UMC. Questa proposta sarà esaminata in una riunione della Conferenza Generale nel maggio 2020.

È importante capire come è strutturata la Comunione Metodista per comprendere le implicazioni di questo piano. Sebbene la United Methodist Church si consideri una Comunione cristiana mondiale, essa fa parte del molto più ampio Consiglio Metodista Mondiale (CMM) comprendente circa 80 milioni di cristiani. Se la United Methodist Church davvero si scindesse, entrambe le parti continuerebbero ad appartenere al CMM e così continuerebbero a essere in comunione sacramentale l’una con l’altra. La divisione avverrebbe principalmente a livello di gestione e comporterebbe una rottura delle strutture di comunione, o di “connessione” nella terminologia metodista, il che richiederebbe una divisione di risorse e di fondi.

 

Conclusione

Non dovremmo sottovalutare il dolore che questa divisione provoca in milioni di cristiani, né gli sforzi appassionati compiuti per preservare l’unità della United Methodist Church. Lo stesso vale per le tensioni sulla questione della sessualità umana nella Comunione Anglicana: sono fonte di sofferenza e sono all’origine di sforzi eroici per mantenere e rinsaldare l’unità della Chiesa.

Forse la tunica di San Thomas Beckett offre un’immagine salutare. Si presenta come contrapposta a un’altra tunica, quella indossata da Cristo. I Padri della Chiesa, e in particolare San Cipriano, videro nell’abito senza cuciture di Cristo il simbolo della Chiesa come cucita da Dio con un unico pezzo. Davanti alla tunica di Beckett, strappata e insanguinata dai colpi violenti dei cavalieri di Enrico II, comprendiamo che è sempre il peccato umano a lacerare il tessuto della comunità cristiana. Nel 2020 sarà importante pregare per i nostri fratelli e le nostre sorelle in Cristo anglicani e metodisti, affinché lo Spirito, che è l’unico a poter tessere un’unità indistruttibile, rafforzi la comunione che li unisce.

 

Articolo pubblicato ne L'Osservatore Romano, 23 gennaio 2020, N° 17, p. 6.