ASSEMBLEA PLENARIA 2014
RAPPORTO DEL SEGRETARIO DELLA CRRE

 

COMMISSIONE PER I RAPPORTI RELIGIOSI CON L'EBRAISMO

P. Norbert Hofmann SDB, Segretario

 

1. Un nuovo impulso: Papa Francesco e il dialogo con gli ebrei

Il dialogo ebraico-cattolico ha ricevuto un nuovo impulso con l’elezione al Soglio Pontificio del Cardinale Jorge Mario Bergoglio, che aveva già stretti contatti con la comunità ebraica locale quando era ancora Arcivescovo di Buenos Aires. In quel periodo, egli ha visitato sinagoghe, ha partecipato a commemorazioni e celebrazioni ebraiche, ha avuto colloqui con figure di spicco dell’ebraismo nella sua città natale ed ha allacciato amicizie personali che proseguono tutt’oggi. Come Papa Francesco, egli ha reso tali esperienze fruttuose al livello internazionale; per lui, il dialogo con gli ebrei è un fatto del tutto naturale.

Il giorno successivo alla sua elezione al Soglio Pontificio, la comunità ebraica di Roma riceveva una sua lettera, in cui egli ribadiva la ferma intenzione di promuovere il dialogo con gli ebrei. Così, fin dall’inizio, è stato chiaro che il nuovo Papa si sarebbe adoperato senza riserve per il dialogo ebraico-cattolico, per approfondire ed intensificare i legami di amicizia già esistenti. Con particolare gioia la comunità ebraica a livello mondiale ha dunque accolto l’elezione del Cardinale Bergoglio; i tanti messaggi di felicitazioni lo testimoniano in maniera significativa. Alla cerimonia di inaugurazione del pontificato di Papa Francesco, nel marzo 2013, era presente una delegazione di alti rappresentanti ebraici, tra cui amici venuti dagli Stati Uniti, da Israele e dall’Argentina e dalla comunità ebraica di Roma.

Nel giugno 2013, Papa Francesco, in un’udienza privata, ha salutato i rappresentanti dell’ “International Jewish Committee on Interreligious Consultations” (IJCIC), come “fratelli maggiori” e si è detto felice di accogliere in Vaticano, per la prima volta nel suo Pontificato, una delegazione ufficiale ebraica. In tale occasione, egli ha ricordato l’importanza della Dichiarazione conciliare Nostra aetate (N. 4) e l’impegno dei suoi predecessori nella promozione del dialogo, menzionando anche le sue esperienze personali nel dialogo ebraico-cattolico a Buenos Aires. Infine, egli ha ribadito la necessità di una testimonianza comune di cristiani ed ebrei.

Regolari sono i contatti che Papa Francesco ha tuttora con i suoi amici ebrei in Argentina, i quali, anche tramite le loro visite al Santo Padre in Vaticano, continuano a testimoniare il permanere del legame di affetto e di amicizia sviluppatosi negli anni in cui il Cardinale Bergoglio era Arcivescovo di Buenos Aires. Ad esempio, nel gennaio 2014, il Papa ha ricevuto una delegazione di ebrei argentini, con i quali si è intrattenuto in maniera del tutto informale.

Anche a livello locale Papa Francesco ha manifestato fin dall’inizio l’intenzione di allacciare strette relazioni con la comunità ebraica di Roma. Il giorno stesso dell’inaugurazione del suo pontificato, egli comunicava personalmente al Rabbino capo Di Segni il desiderio di incontrarlo presto insieme ai rappresentanti della sua comunità. Ciò è avvenuto l’11 ottobre 2013, cinque giorni prima del 70.mo anniversario commemorativo della deportazione degli ebrei di Roma ad Auschwitz-Birkenau. Questo tragico evento è stato menzionato dal Papa, che ha sottolineato l’importanza storica della comunità ebraica di Roma e le alterne vicende che hanno segnato la convivenza di ebrei e cattolici nella città. Papa Francesco ha anche la ferma intenzione di visitare la sinagoga di Roma; finora non è stato però possibile fissare una data precisa.

Nell’autunno del 2013, egli ha ricevuto presso il Palazzo Apostolico una visita ufficiale della presidenza del “World Jewish Congress” ed una delegazione dei responsabili del “Simon-Wiesenthal-Center”. Alla Domus Sanctae Marthae egli accolto a livello informale un gruppo di musulmani, ebrei e cattolici provenienti dalla sua città natale, Buenos Aires, e, poco prima della festa ebraica del nuovo anno 2014, una più ampia delegazione di presidenti laici di comunità ebraiche, principalmente dall’America Latina. Ha rivestito però un’importanza speciale soprattutto il suo viaggio in Israele, dove, nel maggio 2014, il Santo Padre ha incontrato entrambi i Rabbini capo, ha pregato davanti al muro del pianto ed ha potuto abbracciare i suoi due amici argentini, un musulmano ed un ebreo. In Israele, è stata naturalmente rivolta un’attenzione particolare alla visita al monumento commemorativo dell’olocausto, Yad-Wa-Shem, dove Papa Francesco ha pregato per le vittime della shoah e si è raccolto in meditazione.

 

2. Il dialogo con l’ “International Jewish Committee on Interreligious Consultations” (IJCIC)

L’”International Jewish Committee on Interreligious Consultations” (IJCIC) rappresenta tutt’oggi il partner ufficiale ebraico della Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo. Esso raggruppa quasi tutte le principali organizzazioni ebraiche, di cui diverse hanno la loro sede negli Stati Uniti. L’IJCIC ha iniziato le sue attività nel 1970; già l’anno successivo fu organizzata la prima Conferenza congiunta a Parigi. Gli incontri che da allora hanno avuto luogo regolarmente ogni due anni sono espressione del lavoro del cosiddetto “International Catholic-Jewish Liaison Committee” (ILC) e della collaborazione tra l’IJCIC e la nostra Commissione.

L’ultima Conferenza, tenutasi a Madrid dal 13 al 16 ottobre 2013, con la collaborazione della Conferenza episcopale spagnola, si è concentrata sulle sfide che la religione deve affrontare nella società contemporanea (“Challenges for Religion in Contemporary Society”); essa ha riflettuto sul patrimonio comune di ebrei e cristiani, sull’importanza dei diritti umani e della libertà di religione, sulle crescenti persecuzioni contro i cristiani e sul crescente antisemitismo. La presa di posizione comune che è stata resa pubblica alla fine della riunione è testimonianza del fatto che possiamo schierarci dalla stessa parte di fronte a specifici fenomeni sociali, sulla base di valori condivisi.

La collaborazione con l’IJCIC si è rivelata molto proficua nel corso degli anni e non si è limitata alle conferenze congiunte. Ad esempio, l’IJCIC ha organizzato due visite in Vaticano di una delegazione di leaders ebraici per promuovere una migliore conoscenza della Curia Romana. In tale occasione, i partecipanti hanno incontrato, oltre ai responsabili della Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo, il Cardinale Segretario di Stato, il Prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, il Presidente del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace ed altri responsabili della Curia. Va inoltre ricordato che recentemente, per solidarietà con i cristiani in Medio Oriente, l’IJCIC ha rilasciato una dichiarazione alla stampa in cui condanna duramente le persecuzioni contro i cristiani nella regione.

 

3. La partecipazione delle generazioni future al dialogo

Da sei anni è in corso un’iniziativa congiunta con l’IJCIC per favorire il ricambio generazionale nelle relazioni ebraico-cristiane. Entrambe le parti sono infatti convinte dell’importanza di formare e di coinvolgere nel dialogo le giovani generazioni, affinché il futuro del dialogo ebraico-cristiano sia assicurato. In tale contesto si iscrivono le “Emerging Leadership Conferences” per i giovani, rese possibili dal sostegno finanziario di grandi sponsor. La prima di queste conferenze è stata organizzata nel giugno del 2009 a Castel Gandolfo in collaborazione con il movimento dei Focolari.

Una cinquantina di giovani ebrei e cattolici di tutto il mondo si è riunita in tale occasione per quattro giorni, per riflettere sul tema “Discovering Common Values”. Alla luce del successo di tale incontro, si è deciso di organizzare riunioni di questo tipo ogni due anni, in alternanza con le sessioni dell’ILC. Così, la seconda conferenza dei giovani ebrei e cattolici ha avuto luogo nel giugno 2012 nei pressi di New York sul tema “Catholics and Jews: Our Common Values, Our Common Roots”. L’ultima di queste conferenze si è tenuta nel mese di luglio scorso, in collaborazione con la Konrad-Adenauer-Stiftung di Berlino sul tema “Challenges to Faith in Contemporary Society”. In generale, i giovani si sono detti entusiasti delle esperienze fatte durante queste conferenze. Si tratta fondamentalmente di fornire loro spunti e impulsi che poi li spingano a promuovere concretamente le relazioni ebraico-cattoliche nel luogo dove vivono.

 

4. Il dialogo con il Grande Rabbinato di Israele

Accanto al dialogo con l’IJCIC va menzionato il colloquio istituzionalizzato con il Grande Rabbinato di Israele, che può essere considerato come frutto dell’incontro tra Papa Giovanni Paolo II ed i Grandi Rabbini di Israele in occasione della visita del Pontefice in Israele nel marzo del 2000. Il primo colloquio avvenne nel giugno del 2002 a Gerusalemme e da allora dodici incontri del genere hanno avuto luogo in alternanza a Roma e a Gerusalemme. Le due delegazioni sono relativamente ristrette e si compongono di circa quindici membri, di modo che è possibile avere una discussione personale ed approfondita su vari temi. Poiché agli incontri partecipano, da parte cattolica, vescovi e sacerdoti e, da parte ebraica, quasi esclusivamente rabbini, non è sorprendente che i vari temi vengano analizzati anche da una prospettiva religiosa. Questo fatto non va dato comunque per scontato, dato che normalmente nell’ebraismo ortodosso vi è piuttosto la tendenza ad evitare questioni religiose e teologiche. Il dialogo con il Gran Rabbinato di Israele ha pertanto reso possibile un’ulteriore apertura dell’ebraismo ortodosso alla Chiesa cattolica romana a livello mondiale. A conclusione di ciascun incontro è rilasciata una dichiarazione congiunta, che viene pubblicata. Se gettiamo uno sguardo ai dodici anni di questo dialogo, possiamo concludere con gratitudine che si è nel frattempo sviluppata un’intensa amicizia.

Nel luglio del 2013, hanno assunto il loro incarico a Gerusalemme due nuovi Rabbini capo, che nel mese di giugno di quest’anno hanno preso le distanze dal vecchio Segretario generale del Gran Rabbinato di Gerusalemme. Costui era però, da parte ebraica, il motore ed il nostro interlocutore per l’organizzazione degli incontri congiunti. In occasione della visita che Papa Francesco, nel maggio del 2014, ha reso ai due nuovi Rabbini capo in Israele, nessuno dei due ha fatto riferimento, in un colloquio privato o in una discussione pubblica, al dialogo con la Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo. Sebbene altri abbiano commentato che i due Rabbini capo desiderano portare avanti il dialogo con la Santa Sede, da loro non è venuto nessun chiaro segnale in tal senso. La delegazione cattolica si è riunita a Roma poco prima della pausa estiva, nel luglio di quest’anno, al fine di individuare una strategia comune per il proseguimento del dialogo. Anche il Nunzio Apostolico in Israele avrà il compito di sondare la situazione, allacciando primi contatti con i due nuovi Rabbini. Nel 2014, proprio a causa di questi cambiamenti e della visita del Papa in Israele, non ha avuto luogo nessuna sessione di dialogo. Ci auguriamo tuttavia che esso possa riprendere nella primavera del 2015.

 

5. Prospettive future per il dialogo con gli ebrei

Una prospettiva per il dialogo con l’ebraismo può essere ricavata da quanto è stato finora detto: in prima linea, si dovrebbe proseguire il dialogo con l’IJCIC con energia, pazienza e perseveranza, impartendo nuovi impulsi e allargando nuovi orizzonti. Dall’atra parte, ci dovremmo sforzare di continuare il dialogo con il Gran Rabbinato, prendendo contatto diretto con i due nuovi Rabbini capo ed individuando le linee principali per l’organizzazione futura del dialogo.

Tra gli sviluppi particolarmente proficui degli ultimi anni, come è stato più sopra menzionato, vi è lo sforzo di favorire il ricambio generazionale nel dialogo ebraico-cattolico, ovvero di reclutare giovani partecipanti che possano, come “moltiplicatori”, continuare la storia positiva degli effetti di Nostra aetate (n. 4). Le “Emerging Leadership Conferences” dovranno sicuramente proseguire, affinché si trasmetta al futuro una valida tradizione.

A noi cattolici spetta il compito urgente di favorire un approfondito chiarimento delle questioni teologiche inerenti al dialogo ebraico-cattolico. Un importante passo, nel quadro del “dialogo ad intra”, sarà quello di incoraggiare i teologi cattolici a porre i fondamenti di una teologia cristiana dell’ebraismo, che non è stata ancora elaborata, nonostante le numerose e promettenti proposte avanzate al riguardo da alcuni protagonisti del dialogo ebraico-cattolico.

Secondo Papa Francesco, il dialogo ha attualmente tre scopi: la formazione delle generazione future per il dialogo, un approfondimento del dialogo espressamente teologico e la collaborazione al livello delle attività caritative. Non si tratta di un semplice scambio di idee e di parole; ebrei e cristiani possono, insieme, aiutare coloro che vivono ai margini della società, i poveri, i meno fortunati, gli ammalati. Le organizzazioni di assistenza ai bisognosi non mancano né nell’ambito della Chiesa cattolica, né nell’ambito ebraico. Pertanto, la collaborazione in questo campo potrebbe e dovrebbe essere intensificata.

Dialogando e collaborando, entrambe le comunità possono diventare insieme una benedizione per l’umanità. Il dialogo con l’ebraismo va dunque rafforzato, portato avanti con convinzione, slancio, gioia e fantasia. I nostri interlocutori ebrei guardano naturalmente con grande interesse e con grandi aspettative a questo Pontificato, perché considerano Papa Francesco un amico affidabile.